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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

martedì 19 giugno 2012

5.8: Il boom dell’autogestione: dalle TVE al "New Socialist Countryside"

5. La via del socialismo

Costruire un'armoniosa nuova campagna socialista

"La fabbrica è dei lavoratori. Il management non dà ordini come accade nella industrie tradizionali ma fornisce risorse ai lavoratori per produrre meglio", spiegano ancora mostrando il modello a piramide rovesciata dello stabilimento Haier. Ma guai a chiedere di spiegare meglio, a provare a capire se Haier è un’industria di Stato. "Non lo è", risponde cortese Zhang Tieyan. È privata? "Nemmeno". E allora cosa? "È controllata dai suoi stessi lavoratori".E che vuol dire di preciso? "Per voi occidentali è difficile capire".
Risposta di un manager della Haier all'inviato di Repubblica (Nola 2010)



Quando si parla di settore non statale oltre alle aziende private si intende anche le cooperative o altre aziende autogestite che sono un elemento pienamente socialista dell’economia. Lo stato si è tenuto le aziende migliori (un noto business-man americano ha affermato “le aziende che ci interessano non sono in vendita, quelle sono in vendita non ci interessano”(Egido 2007) poi ha passato le altre alle comunità locali che a loro volta le hanno passate alle cooperative. Quindi parecchie aziende che non sono più statali sono ora autogestite.

Lo sviluppo economico è stato guidato dalle imprese delle piccole città e dei villaggi: infatti molti dei guadagni dall’agricoltura sono stati investiti localmente nelle manifatture, spesso a basso contenuto tecnologico e di tipo “labour intensive” (Bedon 1994) . Le imprese cooperative industriali di villaggio, di proprietà di tutti gli abitanti dei villaggi o municipi interessati, vennero poi regolarizzate da una legge del 1990.L’incredibile successo delle “imprese di città e di villaggio” (TVE) ha sorpreso persino Deng Xiaoping, il quale affermò che sono «il nostro più grande successo (…) Questo risultato non è stato nulla di previsto da me o da alcuno dei compagni; è stato un fulmine a ciel sereno» (Hutton 2007, p. 90).

7.6: Le aziende di proprietà statale sono in declino?

5. La via del socialismo



La Cina ha comunismo e mercato, e orgoglio per entrambi. L’Italia non ha quasi più il comunismo, non ha ancora veramente il mercato e non ha né l’orgoglio di una cosa dalla quale sta cercando di uscire né l’entusiasmo per una cosa che sta cercando di creare.
Tommaso Padoa-Schioppa (2008).

La proprietà pubblica, come fondamento del sistema economico socialista, è una forza fondamentale dello stato per guidare e promuovere lo sviluppo economico e sociale e una garanzia importante per la realizzazione degli interessi fondamentali e la prosperità comune della maggioranza della popolazione ... L'economia proprietà stato ha conquistato un posto dominante nei principali settori che hanno una stretta attinenza con la salvaguardia economica del paese e i settori chiave, e ha appoggiato, guidato e portato con sé lo sviluppo di tutta l'economia sociale. L'influenza e la capacità il controllo delle aziende di stato andrà ulteriormente aumentata. L'economia di proprietà dello stato ha svolto un ruolo insostituibile nella modernizzazione socialista cinese.

Li Rongrong presidente della State-Owned Assets Supervision and Administration Commission of the State Council, 2003.

La ristrutturazione delle aziende di proprietà statale in Cina viene presentata in Occidente, come un’imponente iniziativa di privatizzazione e arretramento rispetto al socialismo. Sarebbe addirittura la “prova” del “fallimento” del socialismo non solo nell’URSS, “ma anche in Cina”. I critici, sia di sinistra che di destra, hanno sostenuto che l’obiettivo della riforma dell’economia era la privatizzazione delle imprese statali (SOE) mentre lo stato si sarebbe concentrato sulla gestione macroecnomica, sulla fornitura di servizi alle aziende, sulle infrastrutture. In realtà spesso si sostiene che ormai tutto si stia trasformando in capitalismo privato. Ma la realtà è diversa.

Kevin Lin dell'Università di Sidney sottolinea che quando si parla del miracolo cinese si finisce sempre col battere sul tasto della privatizzazione dell'economia che produce merci scadenti sotto la direzione delle multinazionali straniere. Si tralascia sempre il settore statale ignorando che "tale settore è venuto ad assumere un’importanza crescente, non solo per l’economia nazionale, ma anche per quella globale. Secondo l’equivalente cinese della lista delle cinquecento imprese di Fortune, un elenco compilato dalle organizzazioni rappresentative degli imprenditori cinesi – la Confederazione delle Aziende Cinesi (Zhongguo qiye lianhehui)e l’Associazione degli Imprenditori Cinesi (Zhongguo qiyejia lianhehui) – nel settembre del 2012 ben trecentodieci delle cinquecento aziende con maggior fatturato erano di proprietà dello Stato, un risultato che conferma un trend in corso già da diversi anni. E, di fronte a colossi del settore pubblico che, come le cinesi Sinopec e PetroChina, sono ormai tra le aziende più grandi al mondo, c’è poco da stupirsi se la rivista The Economist si è spinta al punto di descrivere paesi come Cina, Russia e Brasile alla stregua di ‘capitalisti di Stato’. Per molti aspetti, le autorità cinesi stanno semplicemente seguendo le impronte di altri paesi sviluppisti asiatici, ad esempio adottando politiche industriali finalizzate all’incoraggiamento di un settore statale strategico attraverso la creazione di conglomerati come le Keiretsu giapponesi o le Chaebol sud-coreane. Tuttavia – come è stato sottolineato dall’Economist – il caso cinese presenta almeno una peculiarità: l’inequivocabile proprietà statale di questi conglomerati industriali, sempre più simili a giganteschi animali mitologici. Ed è proprio questa ascesa del settore statale, seguita ad anni di drammatico declino, ciò che spesso sfugge agli osservatori esterni (Lin 2012). 

La struttura economica della Cina si basa sul socialismo di mercato che è un sistema di economia mista, diversificata dal punto di vista della proprietà in cui il settore pubblico, ovvero le aziende di stato e quelle collettive, ha una posizione dominante. Il settore statale dell’economia (formato in generale da aziende di grandissime dimensioni) controlla i principali segmenti e campi chiave, che danno l’impronta al tipo di sviluppo. La proprietà privata rappresenta circa un terzo dell’intera economia.

Chi siamo

Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.