6. L'imminente crollo della Cina
6.3 Disugualianze
6.3 Disugualianze
Prosperità per pochi, poi per molti, poi per tutti
Du Runsheng (1989, p. 192).
Alcuni dei problemi incontrati nello sviluppo della Cina erano forse inevitabili ma affinchè ci sia uno sviluppo armonico occorre, dicono i cinesi attenersi ad alcuni punti basilari. “I cinque punti cardinali di uno sviluppo bilanciato sono i seguenti: Sviluppo bilanciato tra città e campagna, arrivare ad uno sviluppo senza compromettere la natura, alto sviluppo economico interno ed apertura dell’economia mondiale, importanza dello sviluppo economico per assicurare migliori condizioni sociali e sviluppo regionale per ridurre le disparità” (Pandhe 2004).
Dopo il 1978 Deng e i dirigenti del partito hanno riconosciuto che una maggiore disparità di reddito era necessaria per fornire gli incentivi necessari per un'economia che era troppo arretrata per raggiungere rapporti di produzione più avanzati. La distribuzione artificialmente egualitaria dei redditi aveva come conseguenza anche il mantenimento di stipendi fermi per venti anni. Il mercato ha posto fine a questo rafforzando i salari soprattutto dove c’era una forte domanda di manodopera (Démurger 2003). La tendenza si è accentuata quando si è fatta strada la penuria di manodopera. Del resto ciò corrisponde a quanto auspicato dallo stesso Marx secondo cui nella fase socialista a ciascuno doveva andare ciò che gli aspettava rispetto al lavoro da lui svolto in termini di quantità e complessità. Sebbene la struttura dei salari, come abbiamo visto, non fosse poi così egualitaria ai tempi di Mao con la riforma le disugualianze si sono accentuate. Cosa normale. Ad esempio, il coefficiente di Gini, secondo uno dei modi impiegati per calcolarlo ossia a parità di prezzi, era 0,21 nel 1988, e diventò lo 0,33 nel 1995, ma era ancora 0,33 nel 2007 (Deng e Gustafsson 2013). La cosa curiosa (e anche eccezionale) è che nel periodo di maggiore sviluppo economico il Gini è rimasto costante se non addrittura diminuito. Il “turbocapitalismo” dello sviluppo fa aumentare la disegualinza? No è il contrario: "La disuguaglianza è diminuita maggiormente proprio nei periodi di maggiore crescita economica! Il luogo comune secondo il quale l’aumento della disuguaglianza è il prezzo che si deve pagare per una maggiore crescita economica viene completamente sfatato: infatti, la diminuzione di disuguaglianza coincide con l’aumento dei redditi delle famiglie" (Zanier 2011).
Dopo il 1978 Deng e i dirigenti del partito hanno riconosciuto che una maggiore disparità di reddito era necessaria per fornire gli incentivi necessari per un'economia che era troppo arretrata per raggiungere rapporti di produzione più avanzati. La distribuzione artificialmente egualitaria dei redditi aveva come conseguenza anche il mantenimento di stipendi fermi per venti anni. Il mercato ha posto fine a questo rafforzando i salari soprattutto dove c’era una forte domanda di manodopera (Démurger 2003). La tendenza si è accentuata quando si è fatta strada la penuria di manodopera. Del resto ciò corrisponde a quanto auspicato dallo stesso Marx secondo cui nella fase socialista a ciascuno doveva andare ciò che gli aspettava rispetto al lavoro da lui svolto in termini di quantità e complessità. Sebbene la struttura dei salari, come abbiamo visto, non fosse poi così egualitaria ai tempi di Mao con la riforma le disugualianze si sono accentuate. Cosa normale. Ad esempio, il coefficiente di Gini, secondo uno dei modi impiegati per calcolarlo ossia a parità di prezzi, era 0,21 nel 1988, e diventò lo 0,33 nel 1995, ma era ancora 0,33 nel 2007 (Deng e Gustafsson 2013). La cosa curiosa (e anche eccezionale) è che nel periodo di maggiore sviluppo economico il Gini è rimasto costante se non addrittura diminuito. Il “turbocapitalismo” dello sviluppo fa aumentare la disegualinza? No è il contrario: "La disuguaglianza è diminuita maggiormente proprio nei periodi di maggiore crescita economica! Il luogo comune secondo il quale l’aumento della disuguaglianza è il prezzo che si deve pagare per una maggiore crescita economica viene completamente sfatato: infatti, la diminuzione di disuguaglianza coincide con l’aumento dei redditi delle famiglie" (Zanier 2011).