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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

mercoledì 1 agosto 2012

5.10: Prima potenza industriale con l’economia più dinamica del mondo

5. La via del socialismo
Secondo i media occidentali la Cina sta sprofondando nel caos economico, nella guerra sociale e nella fame da più di venti anni. La verità sembra essere altrove. La Cina mostra una salute economica insolente, e la popolazione affronta il futuro, con ottimismo e speranza, nonostante le sfide importanti da risolvere. 
(Chan-Lee 2006).

Il presente in Cina e cambia con un'accelerazione costante. Un europeo avrebbe dovuto vivere quattrocento anni per vivere un cambiamento così radicale.
Yu Hua, romanziere 
(Financial Times, 09-10 Aprile, 2005, p. W3).


Per la sua rapidità, la sua profondità. la crescita cinese non ha nulla di comparabile con tutto ciò che noi abbiamo potuto conoscere nella storia economica del mondo.
Jean- Louis Gombeau. Economista. Giornalista al CP-AN. 2011

Rileva Simone Oggionni dopo un viaggio in Cina:
Dal 1949 al 2009 il Pil cinese è aumentato di 77 volte, l’incasso fiscale di 1000 volte, la produzione elettrica di 805 volte, il volume del commercio estero di 2266 volte, la riserva di valuta estera di 14mila volte. Dal 1978, in particolare, la Cina registra una crescita media del Pil del 9,5%. Il reddito pro capite annuale in quell’anno era di 200 dollari (per 1 miliardo di persone). Nel 2010 ha raggiunto i 5000 dollari (per 1 miliardo 350 milioni di persone). È già la seconda economia mondiale ed entro il 2025 scavalcherà anche gli Stati Uniti (ogni dodici mesi Goldman Sachs rivede la previsione, anticipandola di qualche anno). Ciò che rileva è che questa poderosa crescita economica è stata posta al servizio di un altrettanto imponente piano di sviluppo infrastrutturale, di opere pubbliche, di urbanizzazione e industrializzazione del Paese (del quale, al fine di capirne per intero la portata, non vanno mai dimenticate le dimensioni). Oggi la Cina, grazie ad esso, è un Paese in larga misura avanzato e che ogni anno sottrae all’arretratezza e alla povertà milioni di contadini. Con un modello di sviluppo – vi accenno soltanto – qualitativamente superiore a gran parte dei modelli capitalistici occidentali per esempio sul terreno cruciale della questione ambientale e della sensibilità ecologica, come dimostrano la campagna di riforestazione decisa nel 2008 dal governo e lo sviluppo del settore delle energie pulite e rinnovabili (dal 2008 la Cina è il primo Paese al mondo per questo tipo di investimenti)
(Oggionni 2012).
I comunisti cinesi (ma bisogna ricordare anche i vietnamiti) hanno messo assieme l’economia più dinamica del mondo dopo tanti esperimenti. Tanto le economie dell’Est Europa erano stagnanti e asfittiche quanto l’economia cinese è dinamica e di largo respiro.
Siccome i cinesi stanno dando da mangiare a 1.300 milioni di persone, gli danno un’istruzione ormai di tipo avanzato, una sanità decente bisogna comunque rispettarli e cercare di capire perché hanno fatto quelle scelte e non altre. E’ chiaro che quando una certa sinistra parla della Cina come paese turbo-capitalista fa una chiara apologia del capitalismo. Perché tutti i successi dei cinesi, ad esempio nella riduzione della povertà, vengono automaticamente attribuiti al capitalismo. Il problema che nella sinistra occidentale c’è ormai una totale sfiducia nel socialismo come strumento per la creazione del benessere.

Ricorda Thierry che l’Asia ha visto altri paesi passare dal ritardo aala rapida industrializzazione: il Giappone negli anni '50 e '60, dopodiché tra la fine del 60 e l’80  sono arrivate Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud e Singapore, fino all’emergere di altri paesi quali Malesia, Tailandia, Filippine e Indonesia. Questi paesi costituiscono il "branco di oche selvatiche" secondo la figura efficace creata nel 1961 dall'economista Akamatsu che descrive il modello di sviluppo in Asia, dove le nuove tecnologie si diffondono dai  paesi avanzati in modo progressivo verso i paesi che seguono nello sviluppo. La Corea del Sud e Taiwan che hanno seguito il Giappone fin dagli anni 60 e fino agli anni ’80 hanno registrato una crescita del PIL pro capite di circa il 7 e l'8%, simile alla Cina dal 1980 in poi. La Cina è stata ispirata o se vogliamo incoraggiata da questo "modello", e ciò è chiaro nelle riflessioni di Deng e le considerazioni tratte, sebbene coniugate in modo diverso dall'originale, hanno portato a unire la dinamica delle industrie per l’esportazione con la protezione delle industrie locali. La Cina però, a differenza delle tigri asiatiche, ha avuto accesso immediatamente allo status di superpotenza economica per il suo peso demografico, ed è diventata potente ancora prima di diventare ricca: è il primo caso nella storia e questo ha anche pesato in termini di demonizzazione da parte della potenza dominante dell’Occidente.

La crescita del commercio estero è diventata una delle forze che ha esaltato lo sviluppo della Cina, sebbene essa sia meno dipendente dall’export di quanto si pensi, permettendole di partecipare al mercato internazionale. I cinesi pensano che l’economia dovrebbe mantenere una rapida crescita. La crescita auspicata tra il 2005 e il 2010 ovvero il precedente piano quinquennale era dell’8%, percentuale ampiamente superata e del 7% tra il 2010-2020. I successi sono principalmente dovuti a una base materiale e tecnica relativamente potente, alla struttura industriale in continua evoluzione, all’innalzamento nella competitività dell’industria manifatturiera, al vasto mercato interno, al grande potenziale di crescita, al continuo adeguamento del sistema in un ambiente dinamico.

L’economia cinese ha sempre avuto, in questi anni, un aumento relativamente rapido. La riforma ha affrontato subito ciò che era semplice per poi arrivare al complesso; era iniziata dalle campagne per arrivare alle città, dalla costa orientale per arrivare all’occidente. Dal campo economico a quello politico, culturale, scientifico, tecnologico, educativo ecc. Gli straordinari successi ottenuti dai cinesi confermano la superiorità del sistema socialista. Riforma, sviluppo e stabilità sono gli unici modi di salvare il socialismo in Cina, giacché senza innovazione non c’è sviluppo, senza sviluppo non si può mantenere la stabilità sociale.

Gli obiettivi che la Cina si è prefissa riguardo allo sviluppo economico, si sono svolti in tre tappe: dal 1981 al 1990 il PIL pro capite doveva raddoppiare passando da 250 dollari a persona a 500 risolvendo per l’essenziale i problemi della gente riguardo al cibo e al vestiario; seconda tappa dal 1991 al 2000 il PIL pro capite doveva ulteriormente raddoppiare arrivando a 1000 dollari, ovvero l’entrata del tenore di vita a uno stadio medio con il Pil che passa i 1000 miliardi di dollari. Nella terza tappa il PIL per persona deve triplicare arrivando a un reddito pari allo standard dei paesi mediamente sviluppati, alla metà del XXI secolo. La gente potrà vivere in un benessere relativo dato che la modernizzazione sarà già essenzialmente realizzata in Cina.

La Cina ha realizzato nel 1987 il suo primo obiettivo con tre anni di anticipo e nel 1995 l’obbiettivo previsto per la seconda tappa. In seguito la Cina ha concretizzato l’obiettivo della terza tappa riformulando l’obiettivo in tre fasi che durerà cinquanta anni sino alla metà del XXI secolo.
L’obiettivo dell’undicesimo Piano Quinquennale formulato nel 2005 per il 2010 era di mantenere lo sviluppo relativamente rapido e duraturo dell’economia nazionale realizzando il raddoppio del PIL in rapporto al 2000 con un consistente miglioramento del livello di vita. La vita dei contadini doveva essere sensibilmente migliorata e l’insieme delle regioni rurali doveva entrare nel livello medio di benessere.
Nella seconda fase, fino al 2020, gli obiettivi economici e sociali sono l’industrializzazione e l’urbanizzazione delle campagne, dove migliorerà il tenore di vita assieme ad un ulteriore arricchimento delle città. La Cina nel suo complesso entrerà in uno stadio di moderato benessere.
Nella terza fase, tra il 2020 e il 2050, si pone l’obiettivo è di arrivare a essere un paese socialista moderno a un livello di sviluppo medio. E’ un programma ambizioso e certamente difficile da realizzare perché quest’ultimo periodo, e qui l’esperienza internazionale insegna, potrebbe essere caratterizzato da una stagnazione con molteplici conflitti sociali.
Nei primi anni ’80 la priorità fu data allo sviluppo dell’industria tessile e leggera. Il Nono Piano Quinquennale degli anni ’90 propose la trasformazione del sistema economico e del modello di crescita economica. Il Decimo Piano del 2000 ha proposto la strategia d'industrializzazione e urbanizzazione (nel 2005 la percentuale di popolazione dedita all’agricoltura si aggirava ancora sul 47% mentre la percentuale della popolazione urbana era solo il 43%). Nel 2005 il PIL era il 4,7% del totale mondiale.

La Terza sessione plenaria del 16° Congresso del Partito ha preso la decisione di programmare uno sviluppo scientifico sostenibile centrato sull’uomo. L’Undicesimo Piano del 2005 ha stabilito i nuovi compiti di accrescere la capacità innovativa, di costruire una nuova campagna socialista e una società armoniosa.
Nel 2012 il Pil nominale sarà secondo le stime di 7.740 miliardi di dollari, il secondo al mondo e 12.460 miliardi quello a parità di capacità d’acquisto, un Pil procapite a parità di capacità d’acquisto pari 9.100. Era 8.500 nel 2011 e 7.800 nel 2010.  L’industria contribuisce per il 46.8%, i servizi per il 43.6%, l’agricoltura per il 9.6% nel 2010. La forza lavoro è di 815 milioni di persone.

La Cina offre un ambiente adatto agli investimenti e alla produzione. La Cina è il paese più dinamico del mondo con la crescita più alta. Si apre sempre più verso l’esterno; il costo della mano d’opera, delle materie prime e dei servizi è molto competitivo, l’ambiente macroeconomico eccellente.
La Cina sarebbe anche un paese ricco in risorse naturali e agricoltura se non fosse sovrappopolato. Il paese ha comunque notevolmente migliorato le strade, le telecomunicazioni, la qualità delle risorse idriche, l’elettricità e l’approvvigionamento di energia e materie prime sono soddisfacenti.
La mano d’opera è sufficiente e la formazione tecnica elevata. La forza lavoro è di 815 milioni di persone così distribuita: agricoltura (36.7%), industria (28.7%), servizi (34.6%) secondo i dati del 2008. La Cina si sta adeguando anche dal punto di vista legale, le leggi sono sempre più in sintonia con la legislazione internazionale.
La Cina ha stabilito 120 misure preferenziali per l’investimento di capitali stranieri. Dal 2001 il paese si è progressivamente aperto in tutti i campi all'investimento straniero. I limiti dell’investimento straniero riguardano l’acciaio, l’investimento immobiliare e il controllo macroeconomico riguarda particolarmente i rischi legati al sistema bancario e interessa poco le imprese straniere semmai quelle entrate in Cina con intenti speculativi.
Veniamo alle cifre del boom economico cinese, in particolare nell'industria, fermandoci per ora al contesto precedente la crisi finanziaria americana:

Prodotti industriali, produzione per abitante
Prodotto
1978
1988
1998
2004
Evoluzione
1978-2004
(in %)
Carbone (tonnellate)
0,65
0,89
1,01
1,50
+ 130
Petrolio greggio (litri)
108
124
130
135
+ 25
Elettricità (kWh)
268
495
940
1.687
+ 530
Acciaio grezzo (chili)
33
54
93
210
+ 536
Cemento (chili)
68
190
431
748
+ 1.000
Tessile (metri)
11,5
17,0
19,4
32,4
+ 182
(Franssen 2007)




Sebbene i dati siano del periodo precedente alla crisi mondiale, sono comunque molto significativi. Il PIL è raddoppiato dal 2002 al 2007, alla vigilia della crisi finanziaria USA, passando da 1000 a 2000 miliardi di Euro. Con un aumento annuo medio del 10,6% ha avuto in questo periodo la crescita più rapida dall’inizio delle riforme. Il ritmo medio di crescita è stato del 5% superiore a quello mondiale. Le entrate pubbliche che erano pari a 171 miliardi di euro sono aumentate di una volta e mezzo negli ultimi cinque anni.
Dal 2005, il PIL ha sorpassato successivamente quello della Francia e quello della Gran Bretagna. Nel 2002, il PIL della Cina era rispettivamente il 13,9% di quello degli Usa, il 37% del Giappone e il 71,8% della Germania, diventando nel 2006 il 20% (USA), 60,6% (Giappone) e il 91,3% (Germania). Il PIL tedesco è stato superato nel 2009 e nel 2010 quello giapponese. Il PIL cinese nella produzione mondiale è passato dal 4,4% al 5,5% nel 2006 (Revenu moyen 2007).

Confronto della produzione industriale nel 2004 (1995 = 100)
Paese
Produzione
Industriale
Cina
244
India
165
Stati Uniti
130
Germania
117
Francia
116
Sudafrica
116
Giappone
106
Italia
104
Gran Bretagna
103

Dal 2002 al 2007, i fondi destinati all’agricoltura, alle regioni rurali e ai contadini dalle finanze centrali sono passati da 190,5 miliardi di yuan (16 miliardi di euro) a 431,8 miliardi di yuan. Quelli destinati ai settori dell’istruzione, della scienza, della cultura e della sanità pubblica da 514,3 miliardi di yuan nel 2004 sono aumentati a 742,6 miliardi di yuan nel 2006 (63 miliardi di euro).
La Cina è messa bene anche dal punto di vista del debito pari a circa il 20% del PIL. Quindi tutti gli indicatori virano al bello.

13 02 01 China GrowthLa Cina è indubbiamente la maggiore potenza industriale del mondo. Se invece del PIL assoluto prendiamo quello PPP (Purchasing Power Parity ossia a parità del costo della vita) le cose diventano più chiare. Se una multinazionale produce 10 lettori CD in USA al costo di 100 dollari l’uno, la sua quota PIL per gli USA sarà 1000 dollari, se produce gli stessi 10 lettori in Cina al costo unitario di 10 dollari, la sua quota PIL in Cina sarà 100 dollari. Dal punto di vista del PIL assoluto ciò che ha prodotto in USA è dieci volte quello che ha prodotto in Cina. Dal punto di vista del PIL PPP avrà prodotto 1000 dollari in USA e 1000 in Cina (nel PPP tutto é rapportato al costo che il prodotto ha in USA). Il PIL PPP da più l’idea della quantità di merci e servizi prodotti.

La Cina comunque è la prima economia del mondo nel settore industriale, poiché il PIL degli USA è dato sopratutto dal terziario. In altre parole gli USA hanno Hollywood e i cinesi producono computer. I lavoratori cinesi dell’industria sono più di 200 milioni, superano quelli dell’Ocse, del Brasile, dell’India mesi assieme.
Ma oltre ad essere la maggiore potenza industriale forse lo è anche dal punto di vista economico generale. 

Il PIL della Repubblica Popolare Cinese[1]
Anno
Miliardi di Yuan in prezzi correnti
Miliardi di USD al cambio ufficiale
Miliardi di USD (cambio PPP)
Miliardi di USD (cambio PPP della WB)
2000
9.921,5
1.198,5
5.711,9
2.892
2001
10.965,5
1.324,8
6.338,4
3.197
2002
12.033,3
1.453,8
7.032,9
3.508
2003
13.582,3
1.640,9
7.961,4
3.960
2004
15.987,8
1.931,6
9.012,2
4.661
2005
18.308,5
2.244,1
10.285,0
5.333
2006
20.940,0
2.617,8
11.698,3
7.120
2007
24.661,9
3.266,4
13.777,5
8.385
2011

7.740


Questa tabella ci descrive la marcia inesorabile della Cina verso la leadership mondiale.


Se poi si tiene conto che Gregory Chow[2] sostiene che il PIL cinese sarebbe sottostimato per via del mancato apprezzamento dei fattori innovativi delle merci probabilmente già alla fine del 2008 il PIL cinese superava quello americano. La World Bank ha invece cambiato, improvvisamente e in maniera molto sospetta, i criteri del PPP in Cina. Secondo alcuni si tratterebbe di un artificio contabile per mantenere in testa gli USA.
A questo punto con il PIL della Cina che aumenta, e quello degli USA che diminuisce o ristagna, mantenendo il vecchio criterio del PPP avrebbe già abbondantemente sorpassato gli USA.
Uno studio della banca d'investimenti Goldman Sachs proietta nel 2041 il sorpasso sugli USA in base al PIL nominale [3] [4]. 

Scriveva Bowles ancora nel 1994:
La Cina ha raddoppiato la sua produzione pro capite nei dieci anni tra il 1977 e il 1987, uno dei periodi di tempo più brevi impiegati da qualsiasi paese per raggiungere un tale record. Questa crescita impressionante è in parte il risultato di un aumento significativo del fattore della produttività sia del settore statale che non statale, un punto di una certa importanza dato il ben documentato fallimento del socialismo a pianificazione centrale nell’aumentare la produttività. Il risultato è che l'economia della Cina è ora stimata (utilizzando i tassi di cambio di potere d'acquisto) che si superata per dimensioni solo dagli Stati Uniti e Giappone e vi è una reale possibilità che la Cina diventerà la più grande economia del mondo entro il 2025” (Paul Bowles and Xiao-yuan Dong 1994).
Le previsioni si fanno via via stringenti considerato dal punto di vista della capacità d’acquisto: "Nel suo 'Il Mondo in cifre', la CIA insiste sul fatto che, in termini di parità di potere d'acquisto (cioè, rispetto a ciò che la Cina produce realmente piuttosto che rispetto ai prezzi e ai tassi di cambio),  la Cina si situa già dietro gli Stati Uniti, e notevolmente prima del Giappone e dell’India. Secondo la Cia, in due anni supererà gli Stati Uniti per diventare la prima potenza economica del mondo” (Rios 2007). Solo la ridefinizione del potere d’acquisto della Cina da parte della Banca Mondiale ha rimandato il sorpasso. Sarà però questione di qualche anno.

Come ricorda Bruno Casati la crescita della Cina è dovuta al fatto che programma e controlla sulla base di un progetto economico che guarda al mercato interno, a quello esterno, alle politiche d'interscambio, alle alleanze commerciali, alla politica finanziaria. C’è allo stesso tempo il più importante sistema di partecipazioni statali mai esistito, assieme, sulla Cina costiera, al più grande sistema del pianeta di “economia mista“, con intreccio con le multinazionali e le proprietà estere private (Casati 2007). Inoltre i ricavi non sono trasformati in rendite finanziarie e capitali speculativi, giochi di Borsa, invece di essere reinvestiti creando sviluppo industriale, ricerca, innovazione, occupazione e benessere per la popolazione. E’ sbagliato pensare che il boom economico si sia basato unicamente sulle esportazioni. Bisogna convincersi che gran parte della crescita economica cinese è dovuta all’espansione del mercato interno, quindi è avvenuta a beneficio dei cittadini cinesi. Tra l’altro nel capitalismo il surplus, il guadagno insomma, è appannaggio di una classe molto ristretta che ha la tendenza (particolarmente nelle aziende famigliari italiane) a investire di più in SUV e champagne che nello sviluppo. In Cina lo stato stabilisce i tassi d'investimento giacché ha il controllo dell’economia.
AnnoPILCambio con 
il dollaro 
Indice di inflazione
(2000=100)
PIL pro capite  
nominale
(% su USA)
PIL pro capite 
PPP 
( % su USA)
195591,0002.4619.22.43-
1960145,7002.4620.03.04-
1965171,6002.4621.62.63-
1970225,3002.4621.32.20-
1975299,7001.8622.42.32-
1980460,9061.4925.02.522.04
1985896,4402.9330.01.652.84
19901,854,7904.7849.01.483.43
19956,079,4008.3591.02.175.44
20009,921,5008.27100.02.696.75
200518,308,5008.19106.04.059.61
201025,506,9566.97112.06.2315.90
Trend del PIL della Cina ai prezzi di mercato secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale con dati in milioni di yuan. Per l'equiparazione al Purchasing Power Parity (PPP), il dollaro è scambiato a 2,05 yuan.


Ci sono buoni motivi per pensare che la Cina possa continuare nella sua corsa:
I dati della Banca mondiale e Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo dimostrano che non la migliore performance media per quindici anni di Corea del Sud, Singapore, Taiwan e ha raggiunto il 10 per cento. Inoltre, il potenziale di crescita della Cina è enorme. Il suo PIL pro capite è solo il 5 per cento di quella statunitense. La Corea del Sud ha avuto più o meno lo stesso divario di crescita con gli Stati Uniti nel 1960, e continuò la rapida crescita che è ancora più probabile nella Cina di oggi di quanto lo fosse in Corea, grazie alle nuove tecnologie.
La Cina può continuare a questo ritmo incredibile? Cinque fattori suggeriscono che può. In primo luogo, la Cina è brava a investire in cose che alimentano la sua crescita. Si ottiene circa la stessa esplosione di crescita dell'India per gli stessi soldi investiti. Ma il sistema finanziario cinese mobilita più soldi che in India, e si assegna una quota molto maggiore al settore delle infrastrutture come strade, porti e sistemi fognari. In secondo luogo, la Cina ha creato incentivi che premiano il duro lavoro, la conoscenza e l'assunzione di rischi. Cinquanta milioni di licenziamenti portarono i lavoratori urbani fuori dai posti di lavoro dalla culla alla tomba. I lavoratori rurali possono ora passare alla città e competere per i lavori urbani. L'istruzione obbligatoria è stata estesa a nove anni, e l'alto tasso di alfabetizzazione della Cina è alla base dell’aumento della produttività dei lavoratori. In terzo luogo, l'apertura audace della Cina di commercio su scala mondiale ha migliorato la sua flessibilità economica e finanziato le nuove tecnologie, mentre ha giudiziosamente gestito le aree chiave come gli investimenti esteri. Giappone e Corea non hanno mai rischiato l'apertura così veloce. In quarto luogo, le basi di una classe media durevole sono emerse, grazie alle riforme della terra, ai miglioramenti in materia di istruzione, e alle nuove reti di sicurezza sociale. Infine, la Cina è una società relativamente basso tasso di criminalità, dove la mancanza di minacce alla sicurezza fisica migliorano le opportunità economiche. La corruzione esiste, ma a livelli inferiori a quelli in India, Indonesia, e le Filippine, ed è vigorosamente perseguita. Tale andamento suggerisce che i funzionari cinesi stanno governando in modo agile ed energico. Si stanno attuando una serie di riforme e un adeguato adattamento anche agli sviluppi inaspettati. L’agitazione sociale è un buon esempio. Il malcontento è garantito in qualsiasi paese abbia il privilegio di trasformare la produttività così rapidamente come ha fatto la Cina.  Il problema è come gestire i disordini. L'approccio della Cina è di compensare gli sfollati, punire coloro che causano problemi, e punire gli illeciti dei governi locali. Tale processo è difficilmente perfetto. Le assemblee con discorsi critici sul governo sono diffuse e in gran parte pacifiche. Sia la crisi finanziaria asiatica che l'epidemia di SARS aveva il potenziale di portare alla crisi. In entrambi i casi, il governo ha imparato dai suoi errori e recuperato in fretta (Keidel 2006).




La Cina è diventata nel 2011 il maggiore paese industriale del mondo, spodestando la leadership degli USA, che la deteneva da 110 anni secondo l'IHS Global Insight. L'IHS ha esaminato i dati del US Bureau of Economic Analysis, e l'Ufficio Nazionale di Statistica della Cina. La Cina aveva il 19,9% del mercato mondiale., gli Stati Uniti il 19,4%. "Gli Stati Uniti ha attraversato una  grave recessione, mentre la Cina ha continuato a crescere," ha dichiarato Mark Killion, economista di IHS Global Insight. "Sapevamo che sarebbe avvenuto comunque, ma il declino negli Stati Uniti e l'ascesa della Cina ha avvicinato molto l'evento ", ha detto Killion (China Edges 2011). Per il Wall Street Journal "L'America è umiliata ancora una volta dal successo cinese." (McIntyre 2011). Secondo il Crédit Suisse AG, nel 2016 poterebbe superare il  Giappone come secondo paese più ricco del mondo con una ricchezza totale di 40 milioni di dollari. Stime della PwC, la maggiore società di contabilità al mondo segnalano che la Cina diventerà nel 2018 la maggiore economia del pianeta come risulta da uno studio sul peso delle 22 maggiori economie del mondo a parità di potere d’acquisto del PIL ai prezzi di mercato. Secondo il FMI il PIL cinese (PPP) potrebbe superare quello americano nel 2016 aprendo la strada a quando nel 2050, forse anche prima, gli attuali paesi emergenti domineranno lo scenario economico globale.
Gli studi pionieristici di Angus Maddison dimostrano come il PIL cinese stia tornando ai livelli di quando la Cina era la maggiore potenza economica del pianeta

Intanto nel 2014 la Cina ha superato gli USA come prima economia mondiale a parità di capacità d'acquisto. Ma forse il sorpasso era già avvenuto nel 2009.
Secondo calcoli condotti sulla base di una nuova elaborazione statistica effettuata da un organismo che lavora sotto l'egida della Banca mondiale, alla fine del 2013 il Prodotto interno lordo (Pil) cinese dovrebbe essere attorno ai 16.400 miliardi di dollari: quello degli Stati Uniti a poco meno di 16.200.

L'organismo in questione - l'International Comparison Program (Ipc) - è una partnership statistica internazionale che periodicamente effettua uno studio ponderoso sulle parità di potere d'acquisto: in sostanza conteggia beni e servizi prodotti in ogni Paese usando lo stesso prezzo, immaginando che un telefono cellulare o una manicure abbiano lo stesso valore in Cina, in Italia, in Brasile. Usare questo metodo «invece dei tassi di cambio di mercato - spiega l'Ipc - rende possibile paragonare la produzione delle economie e il welfare dei loro abitanti in termini reali (cioè controllando le differenze nei livelli di prezzo)».
Il problema è che a livello internazionale c'è una certa insoddisfazione per lo studio Ipc realizzato nel 2005, sul quale si basano le principali classifiche dei Pil: parecchi esperti sostengono che ha sopravvalutato il livello dei prezzi in Cina, con ciò abbassando il Pil del Paese di circa il 20% (nel caso di altre economie emergenti come India e Bangladesh anche del 40%). Ora, l'Ipc sta conducendo un nuovo studio che tiene conto di quelle critiche.
I risultati saranno presentati in dicembre. Branko Milanovic, un lead economist della Banca mondiale, sostiene che, sulla base dei risultati preliminari, «si ritiene che il nuovo round dell'Ipc rovescerà in una certa misura, per quel che riguarda la Cina, i risultati del 2005. Questo implica che il Pil della Cina può all'improvviso fare un balzo di qualcosa come il 20%». Significa che, con i nuovi numeri, il Pil cinese in termini di parità di potere d'acquisto del 2012 (dato Fondo monetario internazionale, Fmi) passerebbe dagli attuali 12.471 miliardi di dollari a 14.965. Che si confronta con quello americano di 15.685 miliardi di dollari. Se si suppone che quest'anno l'economia cinese cresca, sempre a parità di potere d'acquisto, del dieci per cento e quella americana del tre, risulta che Pechino potrà segnare sulla lavagna circa 16.460 miliardi di dollari di Pil, Washington qualcosa tra i 16.150 e i 16.200.
Le statistiche sul valore comparato dei Prodotti lordi internazionali variano parecchio proprio perché trovare dati paragonabili in tutti i Paesi è complicato. Classifiche usando il Pil di ogni Paese in valuta locale non si possono fare, essendo le unità di misura diverse. Quando invece i Pil vengono espressi in una sola valuta - di solito il dollaro - tutto viene distorto dai tassi di cambio, che possono anche avere variazioni consistenti di anno in anno. In più, non si tiene mai conto che un taglio di capelli o il famoso Big Mac hanno valori diversi in ciascun Paese. Con questo metodo, il Pil americano del 2012, per dire, sarebbe stato quasi doppio rispetto a quello cinese: 16.244 miliardi contro 8.221 (ancora dati Fmi). Confrontare i Pil sulla base della parità di potere d'acquisto sembra dunque più corretto, se si vuole avere un raffronto realistico della dimensione delle economie: in questo modo, le differenze sono differenze di volumi di beni e servizi.
Anche se la revisione che sta conducendo l'Ipc non avvenisse, il sorpasso della Cina all'America non sarebbe comunque lontano. Se ci si basa sulle tabelle dell'Fmi e sui ritmi di crescita previsti dal Fondo stesso, avverrebbe nel giro di un paio d'anni anche considerando i valori delle parità di potere d'acquisto calcolati nel 2005. Sulla base dei dati Penn World Tables della Pennsylvania University, invece, Milanovic ha calcolato che il sorpasso avverrebbe tra circa un anno. Secondo il Maddison Project, che cerca di ricostruire a ritroso i Pil mondiali (e non usa i valori Ipc del 2005) sarebbe addirittura già avvenuto nel 2009 [4]. 
Messi in politica, i dati pongono una sfida non da poco a Washington. E una forse più grande, in termini di responsabilità globale, ai leader comunisti riuniti a discutere di economia nello smog da crescita di Pechino (Taino 2013).
12 08 03 China's GDP per capita growth
Da notare che rispetto alla crescita della Cina gli USA sono cresciuti solo del 4,6%

Nel 2010, la proporzione del PIL della Cina nel totale mondiale è del 9,5%, quasi il doppio del 5% de 2005, equivalendo al  40,2% di quello degli USA (Informe anual 2012).


Voce
Valore
Variazione
Crecita PIL
8,28 miliardi $
7,8%
Inflazione

2,6%
Tassso di disoccupazione urbana

4,1%
Entrate fiscali

11,07 miliardi Y
Entrate pro capite dei residenti urbani
24.565 Y (US$3.912)

Entrate pro capite dei residenti rurali
7.917 Y
10,7%
Valore aggregato della produzione industriale

10%
Volume del commercio estero
3,87 miliardi $
6,2%
Attivo commerciale 
231.100 milioni $
48,1%
Esportazioni 

7,9%
Importazioni

4,3%
Volume commerciale con la UE
546.040 milioni $
-3,7%
Volume commerciale con gli USA
484.680 milioni $
8,5%
Volume commerciale con la Russia
88.160 milioni $
11,2
Investimenti diretti cinesi in paesi stranieri
Y29.200 milioni
45%
Investimenti stranieri diretti in Cina
US$111.000 milioni
-3,7%
Valore del prodotto lordo generato dall’industria marittima
US$802.600 milioni

Entrate del turismo
US$407.940 milioni
14%
Turisti cinesi che visitano  altri paesi
80 milioni
15%
Numero dei turisti che hanno visitato il  Tíbet
10,58 milioni
21,7%
Turnover del mercato dei futures
US$27,21 miliardi
24,44
Nuovi prestiti in yuan 2012
Y8,2 milioni
8,5%
Valore delle operazioni di fusione e acquisizione di aziende cinesi
US$307.900 milioni
37%
Produzione annual di elettricità
4,94 miliardi kWh
4,52%
Vendita di terre
Y2,69 miliardi (US$ 428.950 milioni)
-17%
Vendita di veicoli
14,68 milioni
6,8%
Numero di nuove patenti
1,26 milioni
31,25%
Lavoratori migranti ruarali
252,78

Numero di utilizzatori di internet
564 milioni

Numero di lavoratori cinesi inviati all’estero
512.000

Popolazione in età lavorativa
937,27 milioni
-3,45 milioni
Residenti urbani
52,57%
+1,3%
Residenti rurali
47,43%

Popolazione totale
1.354 milioni
+6,69 milioni
Percentuale di maschi ogni 100 femmine
117,7
-0,08
Numero di militanti del PCCh sanzionati
160.718

Guadagni dei casinò di Macao patacas
304.100 milioni di
13,5%
Livello di soddisfazione di qualità della vita
44,7%
-2,3%
Evoluzione degli incidenti sul lavoro

-3,1%
Fonte: Ufficio Nazionale di Statistica
2012
(Informe Anual 2013)


La Cina è ormai  un punto di riferimento per tutti paesi che cercano di sottrarsi all'egemonia americana. la Cina lo può fare a differenza dell'URSS che non aveva la possibilità di esportare nè un modello economico efficiente, nè tecnologia e management, nè capitali. Scrive Arrighi:  
Assieme a questa trasformazione, si assiste a una crescita, relativamente agli Stati Uniti, dell'importanza della Cina anche fuori dall'Oriente asiatico. Nell'Asia meridionale gli scambi con l'India sono passati dai 300 milioni di dollari del 1994 ai 20 miliardi di dollari del 2005, una vera inversione a U nelle relazioni commerciali a cui si accompagna un’intensificazione senza precedenti nella realizzazione di accordi sia a livello aziendale che a livello governativo. Il fallimento americano nel prendere il controllo esclusivo del "rubinetto petrolifero globale" in Medio Oriente ha trovato la sua sanzione più spettacolare nell'ottobre 2004 con la firma di un grande contratto di forniture petrolifere fra Pechino e Tehran. Ancora più a Sud, la Cina preme sull'Africa per le proprie forniture petrolifere. Nel 2000 Pechino ha volontariamente rinunciato a 1,2 miliardi di dollari di debiti dei paesi africani e nei cinque anni successivi ritmo scambio fra Africa e Cina è passato da poco meno di 10 milioni di dollari a più di 40 miliardi di dollari. Un numero crescente di imprenditori cinesi - nel 2006 erano dieci volte di più che i 2003 - si recano in Africa per realizzare investimenti in paesi cui le aziende occidentali non sembrano interessate e a cui il governo cinese offre assistenza allo sviluppo a fronte della sola contropartita politica del non riconoscimento di Taiwan e senza nessuno di quei lacci e laccioli che si nascondono dietro agli aiuti occidentali. In risposta, i governanti dei paesi africani guardano sempre più a Oriente in tema di commercio, aiuti e alleanze politiche scrollando via i tradizionali legami storici del continente con l'Europa e gli Stati Uniti. Altrettanto importante è stato l'ingresso della Cina in Sud America. Mentre Bush si è limitato a una fugace apparizione al meeting dell'APEC del 2004 in Cile, Hu Jintao ha impiegato due settimane per visitare Argentina, Brasile, Cile e Cuba, ha annunciato più di trenta miliardi di dollari di nuovi investimenti e ha firmato contratti di lungo periodo per la fornitura alla Cina di materie prime essenziali. Gli effetti politici di queste iniziative sembrano più evidenti in Brasile, dove Lula ha più volte lanciato l'idea di una "alleanza strategica" con Pechino, e in Venezuela, dove Chavez ha salutato nella rapida ascesa degli scambi petroliferi con la Cina l'aprirsi di una via per il Venezuela per rompere con la propria dipendenza dal mercato americano. (Arrighi 2008, pp. 234-235).
 
Sia lo sviluppo economico che l'aumentata rilevanza geopolitica [4] della Cina in alleanza con i paesi poveri non costituiscono altro che un un capitolo della lotta di classe a livello internazionale. Forse l'aspetto più importante della lotta di classe in questo scorcio di XXI secolo. Losurdo ricordava come Marx nel discorso sul libero scambio sostenga che coloro che non sono in grado di capire come un paese può arricchirsi a spese di un altro non saranno in grado di capire come una classe può arricchirsi a spese di un’altra [5].

Note


[1]Elaborazione su dati forniti dal Dipartimento Nazionale di Statistica della RPC (Zhonghua Renmin Gongheguo Guojia Tongjiju, http://www.stats.gov.cn ) e dal volume “La Russia e il mondo: previsioni annuali 2008” edito dall'Istituto di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali dell'Accademia delle Scienze Russa (IMEMO RAN, ИМЭМО РАН, http://www.imemo.ru/) in (Salickij e Fisjukov 2008).
[2]"L’Istituto di Statistica del Lavoro degli Stati Uniti ha cercato di adeguarsi al miglioramento della qualità redigendo un  indice dei prezzi al consumo. La produzione reale si ottiene dividendo la produzione nominale per un indice dei prezzi. La produzione reale è aumentata dall’adeguamento della qualità nell’indice dei prezzi poiché l’indice dei prezzi nel denominatore viene ridotto. L’Istituto Statale di Statistica cinese non ha tenuto nel debito conto il miglioramento della qualità dei prodotti costruiti in Cina e quindi sottostima la quantità di produzione degli ultimi anni quando questa viene messa a confronto con quella della (equivalente) produzione degli anni precedenti. Questo porta a una sottovalutazione del tasso di crescita della produzione reale in Cina" (Chow 2007).
[3] Secondo il «Maddison Project» la Cina è la prima potenza mondiale già dal 2009. Cina 10.700 mld.; Usa  9.400 mld.
[4] Il G 20 tenuto in Corea nel 2010 ha stabilito un evento storico la perdita. la perdita di seggi e di rilevanza dei paesi avanzati all'interrno del FMI a favore dei paesi del BRIC (Riforma FMI 2010).
[5]."Se i liberoscambisti non possono comprendere come un paese possa arricchirsi a spese di un altro, non dobbiamo stupircene; poiché questi stessi signori non vogliono neppure comprendere come all'interno di un paese una classe possa arricchirsi a spese di un'altra classe" (Marx 1948).

Bibliografia

Bowles, Paul, and Xiao-yuan Dong 1994. Current Successes and Future Challenges in China’s Economic Reform. New Left Review (I/208). Novembre 1994.
China Edges 2011. China Edges Ahead Of U.S. In Manufacturing, Report Says. The Huffington Post 5/25/2011. 
Chow, Gregory, 2007. Conoscere la Cina. Armando Editore.
Informe Anual 2013. Informe Anual. Observatorio de la política China. 
Keidel, Albert 2006. China Won't Slow Down. Foreign Policy. 25 Aprile 2006.
McIntyre, Douglas 2011. China Passes The US As Largest Manufacturer. Wall Street Journal.14 Marzo 2011
Oggionni Simone 2012. Quanto è vicina la Cina?. Essere comunisti. 1 Aprile, 2012.
Salickij, Aleksandr; Vladimir Fisjukov 2008. La Cina Nel 2007-2008: Bilanci,problemi, ProspettiveResistenze, 04-09-2008
Taino, Danilo 2013. La Cina verso il sorpasso sull'America,  Corriere della Sera, 05 novembre 2013.

3 commenti:

  1. 1"La Cina si sta adeguando anche dal punto di vista legale, le leggi sono sempre più in sintonia con la legislazione internazionale."scusate quindi il punto di riferimento è la legislazione internazionale?
    2penso che fare apologia al capitalismo sia credere che lo sviluppo e il progresso possano essere conseguiti solo tramite la massiccia presenza di investimenti stranieri:intendo dire nessuno può essere così ottuso da negare gli enormi progressi dell'economia cinese ma il fatto è che alcune scelte che da un lato portano benefici da un altro hanno risvolti negativi,e sicuramente lo stato Cinese includendo nel suo controllo un'ulteriore sfera dell'economia a mio avviso avrebbe solo da guadagnarci.
    3non mi trovo daccordo sulla liquidazione del modello economico centralizzato come "stagnante" di sicuro non si procedeva ai ritmi vertiginosi della Cina ma è un modello che ha garantito crescita,miglioramento delle condizioni di vita e sicurezze economiche universali a più di 200 000 000 di persone,senza contare le tutele lavorative e il livello di qualità morale della vita.
    un saluto e grazie per gli spunti che questo blog da

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  2. 1. Il punto di riferimento è lo stato di diritto contro la "giustizia rivoluzionaria" cioè piuttosto approssimativa.La Cina ha avuto da sempre scarsità di leggi. In altre parole ora si va verso lo "stato socialista di diritto"

    2. Rispetto agli investimenti dello stato e comunque nazionali gli investimenti stranieri sarebbero ora quasi trascurabili. Gli investimenti stranieri aprono nuovi mercati a cui diversamente non si potrebbe attingere, portano innovazione tecnologica (la vera palla al piede delle economie socialiste) portano capitali che diversamente sarebbero stati presi dall'accumulazione originaria ossia principalmente dai contadini che erano ipertassati durante il precedente periodo (ora i contadini non pagano più tasse dopo 5 secoli). Il 50% dei capitali "stranieri" inoltre viene da Homg Kong, ossia dalla Cina!!!

    3. Il modello fortemente centralizzato è per forza di cose fortemente burocratizzato, basato su una scarsa responsabilità individuale, si è rivelato pesantemente inefficiente nel garantire merci in abbondanza e di buona qualità. Alcune di queste economie erano al limite del default, l'URSS in recessione. Un sistema si afferma su un altro sistema perchè garantisce maggiore efficienza e quindi un maggior livello di vita ( Marx e Lenin la pensavano così). Altrimenti non fa gola a nessuno. Nessun paese socialista al mondo tra quelli sopravvissuti ha mantenuto i vecchi standard. Cuba e Corea del Nord alla fine si sono anch'essi adeguati.
    Quel modello è comunque crollato, voler continuare come se niente fosse sarebbe diabolico!!!!

    4 "Tutele lavorative" significa anche che avevi difficoltà a sceglierti un lavoro. Lavoravi dove decideva lo stato (poi magari si era di manica larga, avevi difficoltà a viaggiare in paesi esteri. Scarsa libertà individuale. Lo stipendio minimo dei lavoratori cinesi attualizzato era nel 1972 di 2(due) euro al mese. Oggi è cento volte maggiore. Certo la pensione era pari all'80% dello stipendio cioè 1,6 euro (ho usato dati grossolani ma solo per rendere l'idea). Mentre adesso è solo 70 euro (cioè il 35% in mancanza di versamenti volontari che però quasi tutti fanno). Ma mi domando perchè i cinesi dovrebbero rimpiangere il periodo quando le pensioni erano di 1,6 euro? Il 78% dei cinesi era sotto il livello di povertà assoluta (avevano difficoltà a mettere assieme il pranzo con la cena e a vestirsi in modo dignitoso, in genere portavano vestiti rappezzati). I contadini non avevano alcuna pensione (ora è già stato avviato il piano per le pensioni ai contadini).

    Grazie comunque per il commento che è sempre stimolante e permette di spiegare le cose in maniera più colloquiale

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  3. 1dalla citazione mi era parso di capire che si facesse riferimento alla legislazione internazionale
    2gli investimenti stranieri oltre a indubbi vantaggi portano anche problemi a mio avviso citati solo di sfuggita
    3io la penso come Marx e Lenin,credo però che una migliore qualità della vita possa essere garantita da una maggiore e completa tutela da parte dello stato nei confronti del cittadino,il mio personale punto di vista,condivisibile o meno è che,meglio una crescita più lenta e una universale garanzia di alcuni diritti,rispetto a una crescita molto forte che taglia fuori o comunque ingloba a scoppio ritardato una fetta di popolazione.La crescita dell'Urss ha oscillato tra il 2 e il 5% circa riuscendo però lo stesso a garantire condizioni di vita più che dignitose,tutt'oggi rimpiante da una larga maggioranza della popolazione.Per quanto riguarda la questione delle tutele lavorative,è impossibile in qualsiasi sistema del mondo che ognuno svolga il lavoro dei suoi sogni,di certo inUrss si partiva da condizioni di parità e chi si dimostrava migliore(o più fortunato)riusciva a lavorare nel campo scelto,in ogni caso di sicuro non rischiava disoccupazione,sottoccupazione o sfruttamento.La durata della giornata lavorativa,le ferie e le pensioni garantivano inoltre un largo margine di tempo libero a propria disposizione,i viaggi erano resi difficili dalle questioni valutarie e dalle fortissime pressioni internazionali,infatti all'interno dei paesi del "blocco socialista" quasi tutti viaggiavano,si spostavano per studio,e potevano godere di alberghi e case per le vacanze a titolo gratuito o a prezzo bassissimo in svariate località.Ovviamente i motivi della caduta non sono riconducibili solo alla relativa carenza di beni di consumo,mi sembra superfluo scriverlo.
    4i cinesi non dovrebbero rimpiangere la miseria,bensì potrebbero(e uso il condizionale perchè mi guardo bene dal permettermi di parlare a nome di qualcuno e rispetto al 100% qualsiasi scelta fatta dal popolo cinese e dalla sua guida politica)preferire,visto l'alto sviluppo delle forze produttive,diverse scelte che migliorassero la ridistribuzione della richezza e dei servizi a mio avviso lasciata troppo in balia del mercato,perchè seppur di matrice principalmente socialista lascia ampio margine al crescere delle disuguaglianze e alla carenza di alcuni servizi.
    Il mio punto di vista è motivato dal fatto che temo che in Cina potrei ritrovare alcuni dei problemi che mi preoccupano nell'attuale sistema in cui viviamo.
    Nella mia visione del socialismo non ci dovrebbe essere spazio per un tasso di disoccupazione dell 6.1%(statistica di marzo 2011 non ho trovato fonte attendibile più recente),
    Secondo il rapporto di Li Keqiang, “il sistema sanitario cinese è ancora carente sotto il profilo dell’equità e dell’accessibilità, e i pazienti sono costretti a a sostenere alti costi per i servizi medici. La gente si lamenta per questo, e c’è un ampio livello di preoccupazione sociale diffusa rispetto a questioni di questo tipo”dichiarazione del vice ministro della salute
    Allo stesso modo permangono i problemi abitativi,e le disuguaglianze hanno raggiunto lo stesso picchi altissimi e nonostante l'impegno del PCC la loro riduzione procede a ritmi molto lenti.
    Il mio personalissimo punto di vista è:meglio una crescita a piccoli passi(comunque sempre migliorabile e malleabile) che garantisca una vita dignitosa sotto il profilo materiale e morale che una crescita vertiginosa che metta in secondo piano questi punti.
    Grazie ancora per le interessanti notizie che periodicamente date che ci aiutano a conoscere una realtà complessa come quella cinese e scusate l'intromissione

    RispondiElimina

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Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.