3.3 Xinjiang
Tecniche della disinformazione
Diego Bertozzi osserva che Obama, nel discorso a West Point del maggio 2014, sottolinea senza mezzi termini in quale campo la “potenza di fuoco” di Washington è ancora inarrivabile per gli avversari strategici: «I nostri valori ispirano i leader nei parlamenti e dei movimenti scesi nelle piazze di tutto il mondo […]. La nostra capacità di plasmare l'opinione pubblica mondiale ha contribuito a isolare la Russia. Grazie alla leadership americana il mondo ha immediatamente condannato le azioni russe, l'Europa e il G7 si sono uniti a noi nell'imporre sanzioni, la Nato ha rafforzato il nostro impegno per gli alleati dell'Europa orientale». Un vero e proprio esercito di riserva costituito da partiti amici, fondazioni, giornali e organizzazioni non governative (la “società civile”) può essere mobilitato per indebolire ogni opposizione e mettere in difficoltà governi ostili o anche solo timidamente indipendenti.
Il capobranco ordina e i giornalisti eseguono. Mai come ora i media sono stati allineati con quello che ormai si configura come una sorta di totalitarismo mediatico.
I cinesi, poverini, per effetto della censura, non sanno quello che realmente sta accadendo in Xjnjiang. Ma noi lo sappiamo? Per nulla. La menzogna in occidente è molto più efficace. Noi abbiamo volontariamente ceduto il nostro cervello in ostaggio ai media mainstream. Possiamo definire i media mainstream come l’espressione compiuta dell’ideologia dominante a favore della classe dominante e soprattutto dell’Impero dominante. Sei corporation statunitensi controllano 9000 Radio, 2600 giornali, 2400 case editrici e 1500 televisioni. Questo oligopolio ci dice come pensare dato che ha il compito di elaborare il frame a cui si allineano i media mondiali.
Gli inganni False Flag sulla Siria dimostrano come uno statista, Assad, incensato dal nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la sua tolleranza e amico dell’Italia ancora nel 2010, diventa nel breve tempo di una stagione un nemico giurato del genere umano. Il tutto deciso, dalla mattina alla sera, a Washington dal capobranco dei paesi “democratici”, che sceglie per noi quali siano i nostri «veri» nemici (il tutto a nostre spese ovviamente). Manco a dirlo sono stati scelti come nostri nemici la Libia, la Siria, l’Iran e la Russia. Tutti paesi con cui noi avevamo ottimi rapporti politici e commerciali. Ancora prima la Jugoslavia che ci aveva privilegiati nel campo delle telecomunicazioni e in altri affari miliardari. E noi …paghiamo.
Coloro che esaminano attentamente i media occidentali si accorgeranno della disinformazione per interesse delle élite; ad esempio il presunto attacco alla USS Maine per l’inizio della guerra ispanoamericana, la provocazione nel Golfo del Tonchino per bombardare il Vietnam del Nord, le inesistenti armi di distruzione di massa per invadere l'Iraq, sono solo alcune vicende di alto profilo in cui l’Impero ha agito attraverso il controllo dei media. La Cina è un nemico perché minaccia l’egemonia politica e tecnologica, assieme alla Russia che viene demonizzata in questa guerra fredda riscaldata perché minaccia la superiorità militare. Intanto un governo formato da fanatici nazi religiosi (Pompeo), criminali di guerra tiene in ostaggio il mondo. Altri tentativi sono stati fatti per innescare rivoluzioni più o meno variopinte: dalla ridicola “rivoluzione dei gelsomini” a Pechino fino alla rivolta delle “nazionalità oppresse” del Tibet e dello Xinjiang. È strano che il maggiore fautore della protezione delle nazionalità oppresse, ossia il mondo anglosassone (America, Australia, Canada e Nuova Zelanda), abbia addirittura occupato totalmente territori i cui popoli originari hanno sperimentato la quasi totale pulizia etnica. Il 95 per cento della popolazione nativa in America e Canada e l'80 per cento in Australia e Nuova Zelanda è stata sterminata. Per non parlare poi delle vittime dei disordini razziali in USA: Watts 1965 (34 morti), Newark 1967 (26 morti), Detroit 1967 (43 morti), oltre a varie altre città dopo l'assassinio di Martin Luther King nel 1968 (46 morti) e di Miami nel 1980 (18 morti). Infine i 54 morti e duemila feriti di Los Angeles nel 1992 (tre anni dopo Tienanmen) a seguito del pestaggio di Rodney King. Eppure quei fatti sono noti come “sommosse” o “disordini” (riot) di Los Angeles e non come “massacro”. E non parliamo poi dell’Europa con il suo retaggio coloniale e schiavistico, delle Concessioni territoriali in Cina in cui si vietava l’ingresso ai cani e ai cinesi. Invocare la storiella dei diritti umani è un’operazione assai selettiva (Siria sì, Arabia Saudita no, Venezuela sì, Brasile di Bolsonaro no) volta a rafforzare le potenze occidentali. Per fare un altro esempio recente, i rivoltosi venezuelani che ammazzano poliziotti e sparano durante le manifestazioni contro Maduro sono pacifiche vittime, mentre le centinaia di migliaia di francesi che protestano contro la politica del proprio governo sono «riottosi e violenti». Anche la lotta al terrorismo è discriminatoria. Tutti devono essere “Charlie”, ma nessuno è la “Metro di San Pietroburgo” oppure “Urumqi” con le sue 200 vittime del terrore islamista; tutti sono Nizza, ma nessuno ricorda che a Tienanmen si consumò il primo attentato con un automezzo lanciato a grande velocità contro cittadini inermi nel 2013. Anzi, come abbiamo visto, il mainstream tende a giustificare il terrorismo purché sia diretto contro i nemici dell’impero: Siria, Iran, Cina e Russia.
Reazione pavloviana
Xinjiang. Poliziotti e donna velata. Se si desse credito all'articolo da cui è presa la foto. La donna dovrebbe essere arrestata |
Il tutto è fatto per suscitare la reazione pavloviana dei commentatori a cui viene fatto vedere l'osso del Fu Manciù, ossia lo stereotipo del cinese malvagio che agisce nell'ombra: ovvero il pericolo giallo. E allora abbiamo capito tutto.
La strategia è sempre la solita delle fonti fake applicata sovente in Siria negli ultimi anni. Gli inglesi hanno iniziato queste operazioni negli anni della guerra fredda con la creazione di un International Research Department nell'ambito del Foreign Office, il cui compito era quello di fornire gray and black information di propaganda con l'uso di notizie provenienti da "fonti non attribuite". Secondo il ricercatore australiano Adam Henry, la "propaganda nera" è costituita dal «posizionamento strategico di menzogne e false voci», mentre la "propaganda grigia" è «la produzione di parte, ma non fittizia, di informazioni non attribuibili». Secondo Henry, questo dipartimento ha svolto un ruolo chiave nel contribuire a giustificare o minimizzare un massacro veramente terribile del dopoguerra in Asia, vale a dire l'abbattimento di forse un milione di comunisti indonesiani (tra cui molti cinesi) nel 1965. Il suo Forum World Features è stato attivo anche nel piazzare articoli apparentemente imparziali che approvavano la versione di Saigon durante la guerra in Vietnam. Ironia della sorte, dopo aver coperto vere e proprie stragi di regimi filo-occidentali in Asia, questo sistema viene usato per inventare false stragi in Siria e le fake news nello Xinjiang (Clark 2011). Il sistema è quello descritto nel film Wag the Dog che è il titolo originale del film Sesso e potere di Basil Levison in cui uno spin doctor (Robert de Niro) dà in pasto al pubblico, con la collaborazione di media compiacenti, una guerra virtuale in Albania, con tanto di messa in scena, per coprire uno scandalo sessuale del presidente americano. In una situazione ideale il cane (l’opinione pubblica) dovrebbe essere padrone di scuotere la coda, ma una realtà contraffatta (da media, spin doctor ecc.) può far sì che sia la coda a scuotere il cane e dirigere l’opinione pubblica nella direzione voluta.
Uno dei più tipici elementi dell’imperialismo umanitario è quello di creare indignazione con false informazioni per causare un clima di paura tra la gente e cortocircuitarne la riflessione. Lo si è visto in Siria, con Assad accusato di gasare il proprio popolo, quando invece le inchieste dell’ONU stabiliscono che ad agire sono stati semmai i tagliagole finanziati dall’Occidente. La presunta strage di Piazza Tienanmen, ad esempio, serve a creare lo stesso effetto, con i carri armati che passano sopra le tende in cui dormono dei pacifici studenti: «la costruzione del nemico», come la chiama Domenico Losurdo. Un nemico forzatamente odioso.
Si è alla ricerca della drammatizzazione per indurre il «terrorismo dell’indignazione», come lo definisce Domenico Losurdo con la creazione di pseudo notizie accuratamente e strumentalmente selezionate per contrastare «un concorrente, un potenziale nemico, un nemico da screditare o, più esattamente, da additare al pubblico ludibrio dell’opinione pubblica internazionale» (Losurdo 2014).
Qualcuno ha sostenuto che richiamare i diritti umani solo per la Siria o la Cina e non per l’Arabia Saudita non sia uno “spaccare un Khashoggi in quattro”. Una macabra battuta che si riferisce alla crudele sorte del giornalista saudita, a quanto pare sezionato in varie parti per essere trasportato al di fuori dell’ambasciata di Ankara.
Un caso tipico di come ragionano gli occidentali è quello di Ursula Gauthier, giornalista dell’Obs, che ha giustificato l’attacco dei terroristi islamisti uiguri che sgozzarono cinquanta minatori han come una vendetta per i presunti soprusi dello stato cinese (Vivas 2015). Nessuno è Kangsdar. Ciò che mi disturba leggermente è il modo in cui tutti mostrano solidarietà quando il terrorismo colpisce i cittadini occidentali, compresi i cinesi. Tuttavia, quando simili eventi atroci accadono contro i cittadini cinesi, i nostri leader rimangono in silenzio.Gli attacchi terroristici contro l’Occidente sono sempre inumani mentre quelli contro i popoli esclusi dal Washinton Consensus sono umanissimi. C’è anche da rilevare l’esclusione del popolo cinese e russo dai discorsi antirazzisti che riguardano soprattutto ebrei, poi eventualmente neri e mussulmani. In pratica la narrazione antirazzista esclude i cinesi, che, tuttavia, hanno subito pogrom terribili tanto da essere chiamati “ebrei dell’Asia” e assieme ai russi sono quelli che hanno patito più vittime dalla seconda guerra mondiale (oltre trenta milioni).
British Bullshitting Corp
Un caso tipico è il giornalista della BBC che va in Xinjiang (ma non era vietato andarci?).
Smascherare le foto fake dei campi di concentramento è un
gioco da ragazzi. La prima foto rappresenta un campo, questa è l'immagine che
compare nel filmato e sarebbe del 2017:
così sarebbe diventata nel 2018:
In realtà era così il 25 aprile del 2019:
Quindi il campo da calcio non è stato sostituito palazzine. Nessuna delle immagini mostrate nel video dimostra che questi siano campi di concentramento. E’ una cosa che possono fare tutti semplicemente prendendo
le coordinate e andando su Google Maps. La cosa straordinaria è che il
giornalista fa anche finta di essere un giornalista d’inchiesta e si beve candidamente le foto ritoccate. Un controllo del genere poteva farlo comodamente da casa sua senza andare in Xinjiang dove è potuto andare liberamente senza vedere nulla.
In Cina la BBC è chiamata British Bullshitting Corp. e il nome è associato agli spacciatori di oppio.
Le baggianate sul WEB
Un video che è stato visto più di un milione di volte ritwittato quasi 30.000 volte da quando è stato pubblicato il primo gennaio 2019 sui social media e dovrebbe mostrare soldato cinese che picchia un musulmano uiguro per il possesso una copia del Corano. Il video mostra un uomo in uniforme mimetica che picchia un uomo in mutande sul pavimento di una stanza. La didascalia del tweet è: "Questo è un ufficiale cinese che picchia un Uiguro musulmano per avere una copia del Corano a casa sua! Lo dovete mostrare al mondo per fare conoscere ciò sta succedendo nel Turkestan orientale. La Cina sta uccidendo tutti i musulmani. Per favore ritwittate per denunciare il terrorismo cinese contro innocenti musulmani".
Il 3 gennaio 2019, un alto diplomatico cinese a Islamabad, Lijian Zhao, ha detto che il video nel tweet è fuorviante non mostrava un ufficiale cinese che picchiava un Uighur.
Notizie false! Non in lingua cinese !! Neanche la divisa è della polizia cinese !!! Questa è pura propaganda contro la Cina, cercano di sabotare le relazioni tra la Cina e i paesi musulmani. Non esiste il Turkestan orientale in Cina. Solo i terroristi e i loro simpatizzanti chiamano lo Xinjiang "Turkestan orientale".
Credibilità della notizie
Ma veniamo alla ciccia. Vediamo la credibilità della notizia
in sé.
Il World Uyghur Congress è andato a dire in sede ONU
che ci sarebbero ben tre milioni di uiguri nei campi di concentramento in
Xinjiang. La popolazione complessiva di questa nazionalità è di circa 10
milioni. Sottraendo il 35% dei ragazzi sotto i 18 anni e il 10% sopra i 60 anni
se ci sono più di 3 milioni di uiguri nelle prigioni come riportato, non
dovrebbe esserci praticamente nessun maschio adulto in giro e dovrebbero
mancare pure qualche femmina.
Tre milioni di persone nei campi di concentramento. Mica pochi. Eppure queste affermazioni devono ancora essere confezionate da prove solide. Il Xinjiang ha solo 10 milioni di uiguri, se un terzo è detenuto, una guerra civile potrebbe essere già scoppiata. Se tali campi esistessero su una scala così massiccia, i satelliti statunitensi sicuramente all'avanguardia, in grado di catturare immagini ad alta risoluzione con precisione millimetrica, sarebbero in grado di dimostrare che esistono. Lo Xinjiang è difficile da raggiungere? Il turismo è un'industria principale nello Xinjiang. Nel 2017 oltre decine di milioni di persone hanno visitato questa regione autonoma della Repubblica popolare. Si possono trovare alcune guide turistiche e itinerari e attrazioni locali. Provate a "visitare liberamente" Hebron per riferire sugli assassinii dell’IDF e dei teppisti delle colonie sioniste e vedrete quanto lontano riuscite ad arrivare. Sui 6 milioni di palestinesi (in gran maggioranza mussulmani) che vivono nel campo di concentramento all’aperto nessuna notizia dai nostri mainstream. Sono stati troppo impegnato a indagare sull"Antisemitismo" e a linciare chi li denuncia come è stato fatto con Jeremy Corbyn.
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