6. Il mito del Social Volcano
6.3 Disugualianze
"Lasciare che alcuni si arricchiscano per primi". Una strategia per vincere la povertà teorizzata da Deng Xiaoping. |
E' inevitabile che un paese grande come la Cina abbia grandi differenze spaziali o geografiche nei livelli di reddito. La domanda più interessante è se sia in atto nel tempo una divergenza o una convergenza a livello regionale, cioè, se i processi che producono la "polarizzazione" siano controbilanciati dallo spread effect ossia dalla diffusione, tendenzialmente omogenea, del benessere sul territorio. I processi di polarizzazione sono significativi nelle fasi iniziali di sviluppo economico, ma alla fine cedono il passo ai processi di diffusione del benessere dato che i vantaggi competitivi sono erosi dall'aumento dei costi. In accordo con la teoria economica e con quanto predicato da Deng, il cosidetto rich-first si dovrebbe procedere verso la convergenza cioè verso il riequilibrio. Questo modello è stato trovato oltre che da Ohnishi (che approfondiremo in seguito) anche da Lau (2010) in un esame del PIL pro capite tra le provincie nel periodo 1978-2005.
Le ricerche di Ohnishi sono importanti perché contraddicono le tesi fornite dal mainstream (e dai liberali) sulle disegualianze territoriali in Cina. Secondo le ricerche ad esempio di Fan et al. (2011, p. 50) la disuguaglianza attribuibile alle differenze di reddito tra le regioni costiere e interne sarebbe aumentata dal 3 per cento al 10 per cento della disuguaglianza totale a livello di provincia tra il 1980 e il 2007. La disuguaglianza tra le province avrebbe un peso maggiore che non quello tra zone rurali e urbana. Utilizzando le indagini CHIP (China Household Income Project), Gustafsson et al. (2007) invece hanno trovato che la proporzione della disuguaglianza nella Cina urbana dovuta alla disuguaglianza inter-provinciale è scesa dal 29 per cento nel 1988 al 19 per cento nel 2002. Il miglioramento principale sarebbe venuto all'interno della Cina orientale, dove l'economia più sviluppata stava diventando più spazialmente integrata (come rilevato per altro dalle ricerche di Ohnishi). In altre parole lo sviluppo si estendeva dalle SEZ alle zone limitrofe. Il contributo della disuguaglianza inter-provinciale alla diseguaglianza del reddito rurale è salito dal 22 per cento nel 1988 al 39 per cento nel 1995 e si sarebbe stabilizzato fino al 2002 (Gustafsson et al. 2007). Sembra che i primi effetti della polarizzazione siano stati compensati dagli effetti dello spread effects dovuti alla crescente scarsità di risorse lavorative locali come in un certo senso predicato dalla teoria economica.
L'economista marxista giapponese Hiroshi Ohnishi mette l'accento sull'unica strada per superare la povertà :
La cosiddetta "espansione delle disparità di reddito" in Cina è il mero ampliamento del divario di reddito della tra ricchi e poveri. Una rapida crescita dei redditi, tuttavia, ha permesso ad alcuni di sfuggire alla povertà, anche se aumentava il divario di reddito. Questi "cambiamenti nella popolazione povera" costituiscono in realtà una sorta di "crescita del reddito nei poveri", che non potrebbe essere il risultato di una mera redistribuzione del reddito. Pertanto, l'aspetto più importante della questione della povertà è la crescita economica, che solleva la questione di come la Cina abbia ottenuto la sua presente crescita economica nel suo complesso. Questa condizione pone la necessità di accettare la politica di Deng Xiaoping del rich-first, in cui ci si aspetta che alcune persone o alcune regioni diventino ricche in un primo momento. In altre parole, i tentativi di eliminare la povertà solo attraverso la redistribuzione del reddito, come a Cuba, non porteranno ad una diminuzione della popolazione povera, ma piuttosto al collasso economico (Ohnishi 2007).
Lo stesso Ohnishi fa una interessante ipotesi sull'evoluzione delle differenze regionali. Poiché le zone costiere della Cina hanno avuto una rilevante crescita economica, le disparità di reddito tra le aree rurali e urbane sono diventate importanti, e questa tendenza può essere misurata con il coefficiente di Gini e gli indici di Theil. La Figura 1 rappresenta l'evoluzione del coefficiente Gini del reddito pro capite delle provincie nel periodo 1978-2005. Anche se questa disparità è diminuita a causa del rapido aumento del reddito degli agricoltori subito dopo il 1978, la tendenza ha cominciato a cambiare a partire dalla metà degli anni '80, e in particolare nel corso degli anni '90. Ci sarebbe dunque una tendenza all'aumento delle disparità regionali di reddito.
Tuttavia, l'allargamento delle disparità di reddito regionale, è spesso riportato come un rapporto di ampliamento del tipo 1:3,2 (analogamente a ciò che abbiamo visto essere il rapporto tra i redditi di città e campagna), fatto 1 il reddito delle provincie più povere. Assumiamo che il rapporto proceda dalla distribuzione 1 : 1 : 1 : 2 alla distribuzione 1 : 1 : 2 : 2 . Le ricche aree della Cina che si stanno espandendo da alcune città (nel primo caso solo un quarto del territorio ha un reddito pari a 2) a molte altre delle zone costiere come parte del processo di recupero (nel secondo caso due quarti del territorio hanno reddito 2). Ammettiamo che 1 significhi povertà allora la distribuzione 1: 1: 2: 2 è meglio della distribuzione 1: 1: 1: 2 perché un quarto della popolazione ha raggiunto l'altro quarto che era già più ricco ed è uscita dalla povertà, ma il coefficiente Gini è aumentato in questo processo, ovvero la disparità regionale aumenta. In questo senso, le cattive impressioni sono talvolta solo la superficie di realtà eccellenti ci dice alla fine Ohnishi.
La tendenza alla convergenza ha dominato nel primo periodo delle riforme, mentre una tendenza di gran lunga più fondamentale è stato osservato dai primi anni '90, quando non c'era convergenza. Questa tendenza di base ha comportato la formazione di due o tre zone geoeconomiche definite da alcuni economisti come "club". Questi club sono generalmente classificate in tre, perché si trovano in tre aree - "orientale (costiera)", "media" e "occidentale"- che hanno anche livelli di reddito simili tra di loro. In altre parole, i loro livelli di reddito stanno per convergere all'interno del loro "club" e la caratteristica più importante è che il livello di reddito convergente della zona orientale (dove per prima si fatta sentire la spinta delle riforme di Deng) è significativamente superiore a quello delle altre zone. Ovvero la spinta verso l'ugualianza è più forte dove secondo la sinistra radicale occidentale sarebbero più forti le spinte verso il "turbocapitalismo".
All'inizio degli anni '90 solo un nono aveva superato si trovava nella posizione -2- coinvolgendo tutta la parte orientale e non solo le città. |
Questa è la vera ragione per cui la disparità regionale della Cina sarebbe aumentata nel suo complesso almeno fino al 2004, perché la convergenza all'interno delle aree orientali implica che il rapporto tra redditi più elevati è aumentata ad un terzo da un nono, da quando solo Shanghai, Pechino e Shenzhen erano ricche nei primi anni '90, come mostrato schematicamente in figura 2. La cosa più importante in questo schema è che questi progressi da un nono a un terzo sono statisticamente un processo di aumento della disparità regionale di reddito. Se il reddito di otto noni è 1 ed un nono è 2, il coefficiente di Gini è di 0,1, mentre se quella di sei noni è 1 e tre noni è 2 , il coefficiente di Gini è 0,18, quasi il doppio.
Ohnishi Hiroshi ipotizza che l"espansione delle disparità" potrebbe essere stata causata da un aumento della percentuale nella popolazione urbana ricca. Non vi sarebbe alcun cambiamento oggettivo dei guadagni medi della zona urbana se vi fosse solo una "persona ricca". Perciò, vi è la possibilità che le disparità tra zone urbane e rurali vengano considerate come la crescita del numero di "persone che per prime ha raggiungimento la ricchezza". Se si calcola che spesso i "ricchi" hanno redditi paragonabili a quelli normali in Europa o USA, le disparità possono anche essere interpretate come un calo della popolazione "povera", che annuncia la possibilità di una riduzione progressiva delle aree di povertà (Ohnishi 2007). Insomma avverrebbe un fenomeno simile a quello del progressivo livellamento dell'Indice di Sviluppo Umano nelle regioni.
La stessa cosa dicasi per il coefficiente Gini. E' nota la disparità di redditi tra Shanghai e il resto della Cina alla viglia delle riforme. Ebbene essa non influenzava più di tanto le statistiche sulla povertà. Se la vera natura del trend dell"ampliamento delle disparità di reddito" verificatosi tra l'inizio degli anni '90 e i primi anni del decennio passato è quello che abbiamo descritto, infatti, questa tendenza è di per sé un processo in cui le zone sottosviluppate tendono a recuperare sulle zone avanzate e uscire dalla povertà. Vediamo allora se è così.
La figura 9 mostra il valore minimo delle differenze interegionali a metà anni '80 ed il suo massimo a metà anni '90 per tonare di nuovo verso il minimo nel 2005. |
La stessa cosa dicasi per il coefficiente Gini. E' nota la disparità di redditi tra Shanghai e il resto della Cina alla viglia delle riforme. Ebbene essa non influenzava più di tanto le statistiche sulla povertà. Se la vera natura del trend dell"ampliamento delle disparità di reddito" verificatosi tra l'inizio degli anni '90 e i primi anni del decennio passato è quello che abbiamo descritto, infatti, questa tendenza è di per sé un processo in cui le zone sottosviluppate tendono a recuperare sulle zone avanzate e uscire dalla povertà. Vediamo allora se è così.
L'indice migliore per decomporre i fattori di disparità, composti di disparità interregionali e infraregionali all'interno di questi tre club, è l'indice di Theil. Le disparità regionali tra la parte orientale (zona costiera), le regioni occidentali e centrali della Cina, sia in termini di inter-regionali che infra-regionali, sono presentate nella Figura 1. Questo grafico indica l'ampliamento delle disparità regionali in particolare dopo il 1990 anche se le differenze infrareginali sono in diminuzione fin dall'inizio effettivo della riforma. Da notare comunque che l'indice globale è in calo rispetto al periodo maoista.
La figura 1 (sopra) conferma che le disparità interregionale continuano ad aumentare fino al 2004, ma d'altra parte, le disparità infraregionali continuano ad essere stabili o diminuire leggermente. Da notare che queste disparità sono comunque molto diminuite rispetto al periodo maoista. Inoltre, la Figura 2 (sotto) segnala che una rapida diminuzione delle disparità infraregionali si osserva solo nelle zone orientali, e ciò implica che le aree relativamente più povere dell'est hanno raggiunto le città/provincie più ricche. Le province delle zone orientali che sono in progressivo avvicinamento alle zone ricche sono Guangdong, Shandong, Liaoning, Jiangsu, Zhejiang e Fujian. Inoltre, attraverso questo processo, tutte le province città dellEst stanno formando in realtà un club omogeneo. La fase di sviluppo del periodo precedente il 2004 deve essere intesa in questo modo.
Alcune delle province della zona centrale stanno già correndo al passo con le province costiere. Inoltre, ci sono stati rapidi cambiamenti in alcune città situate nelle zone centrali, per esempio Wuhan, Zhengzhou e Changsha. Questa è la nuova fase, le aree centrali probabilmente perderanno la loro omogeneità durante questo periodo, e in questo senso, non si sarà più in grado di considerare la zona centrale come un centro omogeneo. Pertanto, la categorie dei "club" dovrebbe essere sostituita per una comprensione maggiore, con il processo di "arricchirsi per primi". Questa è a strategia delineata da politica di Deng Xiaoping: alcuni diventano ricchi in un primo tempo e gli altri seguono più tardi.
Un ricercatore, Williamson, aveva suggerito che questo processo potrebbe verificarsi durante i processi di industrializzazione come quello cinese. Tuttavia, come abbiamo osservato in precedenza, questa tendenza è cambiata dopo i primi anni '90, ed ora procede alla fase successiva dove le aree centrali del paese cominciano a divergere. Pertanto, si devono analizzare due diverse tendenze, convergenza e divergenza, contemporaneamente. Inoltre, le tendenze dovrebbero essere divergenti nella fase di basso reddito e convergenti nella fase reddito più elevato, perché l'evoluzione delle disparità procede, come abbiamo già visto, nella forma di U inversa della curva di Kuznets.
A questo scopo, vediamo i cambiamenti nel modello di disparità regionale in Cina utilizzando dati annuali, cioè, disegnando grafici con due assi: il GRP (Gross Regional Product - prodotto regionale lordo) pro capite e il tasso di crescita del GRP ogni anno, nelle province cinesi. La Figura 5, mostra l'andamento della convergenza causata dalla rapida crescita del reddito degli agricoltori che è stata favorita dalla riforma agraria. Tuttavia nel successivo stadio (figura 6) le disparità di reddito provinciale sono in divergenza dovute al fatto che il settore industriale si sviluppa più rapidamente di quello agricolo.
Nel 2005 la figura 7 indica che si sta formando la curva di Kuznets, sebbene ancora il numero delle province nella convergenza non sia ampio. In questa figura sono tracciate la linea stimata e la curva reale. La figura 8 nel 2006 a questa proposito è ancora più chiara indicando la diminuzione delle disugualianze tra regioni. Alcuni studiosi pensano che la nuova tendenza fosse già in atto nel 2002.
Nell'ultimo decennio, alcune delle province interne hanno raggiunto tassi di crescita molto elevati, mentre i tassi di crescita delle città più ricche, come Shanghai e Pechino, sono diventati relativamente più bassi. Quindi la tendenza è che la crescita alta stia migrando verso le zone interne, invece di quelle litoranee.
In questo senso, possiamo concludere che la disparità di reddito regionale si è spostata dalla fase della divergenza alla fase di convergenza, come ipotizzato dalla strategia di Deng Xiaoping con la politica dall"arricchirsi per primi" fondata sul riconoscimento delle leggi dello sviluppo economico e del loro funzionamento anche nelle aree sottosviluppate.
La Cina è ora essere passata da una fase di crescita economica che si concentrava solo sulla parte ricca ad una fase di crescita economica che si concentra sulla parte povera.
La crescita economica ha diminuito le disparità nell’Est, ma ha anche prodotto una crescita del reddito medio che ha causato l’allargamento delle disparità rispetto alle altre regioni. Pertanto, le "disparità interegionali " sino almeno al 2005 sono definibili come "la riduzione delle disparità a est". I risultati rivelano che la futura espansione delle aree di crescita interna, comprese Wuhan, Changsha, Zhongqing e Xi'an, avrà un impatto positivo sull'economia. La Figura 6 (in basso) rappresenta l'asimmetria della distribuzione dei valori del PIL procapite, e la sua tendenza alla diminuzione indica anche che il numero delle province a basso reddito è in calo e il numero delle province di reddito relativamente più elevato è in aumento, come del resto avevamo visto nel capitolo precedente per l'evoluzione dell'ISU. In altre parole si scambia un processo positivo, l'avanzamento del benessere nelle regioni per un elemento negativo, ovvero le disegualianze sociali, semplicemente perchè si vedono i dati i forma statica e non nella loro evoluzione dinamica.
Bibliografia
Fan S., Kanbur R., Zhang X. 2011. China's Regional Disparities: Experience and Policy. Review of Development Finance 2011;1:47-56.
Gustafsson B., Shi L., Sicular T., Ximing Y. 2007. Income Inequality and Spatial Differences in China, 1988, 1995, and 2002. In: Gustafsson B., Shi L., Sicular T., editors. Inequality and Public Policy in China. Cambridge, UK, and New York: Cambridge University Press; 2007. p. 35-60.
Lau C.K.M. 2010. New Evidence about Regional Income Divergence in China. China Economic Review 2010;21:295-309
Ohnishi, Hiroshi 2007. Is China’s Regional Disparity Widening? Graduate School of Economics, Kyoto University, 6 Giugno 2007.
Ohnishi, Hiroshi 2007. Forming Kuznets Curve among Chinese Provinces, The Kyoto Economic Review 76(2): 155–163 (December 2007).
Ohnishi, Hiroshi 2007. Forming Kuznets Curve among Chinese Provinces, The Kyoto Economic Review 76(2): 155–163 (December 2007).
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