8. La schiavitù in fabbrica…ma dove?
Abbiamo visto come Rampini parlasse delle fabbriche lager o addirittura delle città Top Secret dove schiere di schiavi e di fanciulli "fabbricano il sogno occidentale". Va be’ scurdammoce o passato e passiamo ad un'altra impresa della stampa italiana "progressista": come al solito "La Repubblica"!!! Così ci rendiamo conto di una cosa chiarissima ormai a tutti: la progressiva banalizzazione da parte della sinistra dell’argomento "CINA".
L’articolo è davvero impressionante in quanto ci sono al centro due must: il taroccamento di merci e, indovinate, nientemeno che la SCHIAVITU’ degli operai cinesi ovviamente richiusi in LAGER. Cominciamo con l’articolo: "Gli schiavi delle 'Smart' cinesi. Viaggio nelle fabbriche lager. L’esistenza di fabbriche-lager in Cina purtroppo è una tragica realtà, più volte documentata anche da Repubblica". La "documentazione" a cui si fa riferimento sarebbero costituita dai falsi reportage di Rampini.
"Il viaggio fra gli schiavi cinesi che costruiscono le copie della Smart supera l'immaginazione: si lavora a temperature vicino agli zero gradi, in capannoni senza riscaldamento, senza guanti, senza mascherina, senza nessun tipo di protezione a contatto diretto con veleni di ogni tipo. I turni sono di 12-15 ore al giorno e non si fanno distinzioni fra giovani, vecchi o donne".
"Il viaggio fra gli schiavi cinesi che costruiscono le copie della Smart supera l'immaginazione: si lavora a temperature vicino agli zero gradi, in capannoni senza riscaldamento, senza guanti, senza mascherina, senza nessun tipo di protezione a contatto diretto con veleni di ogni tipo. I turni sono di 12-15 ore al giorno e non si fanno distinzioni fra giovani, vecchi o donne".
Questo articolo è poi diventato virale nei siti che non sanno cosa dire:: "Nella fabbrica dove clonano le Smart, come vivono gli operai cinesi". Naturalmente c'entrano anche i crimini inevitabili del comunismo: "Crimini del Comunismo. Tutto il male che è riuscita a fare la più aberrante delle ideologie". "Gli schiavi delle ‘Smart’ cinesi turni di 15 ore, senza protezione".
"AS a professional glass fibre made factory, Shandong Xinming Glass fibre Manufacture Co.,Itd was established in 1996. It contains 950000 sq.m.area and has 1000 employees including 160 senior managers and 300 professional technicians, the value of its fixed assets is more than 70 million RMB and has ten SMC special hydraulic pressure machines. Continue many years gain honor title with the level of Nation, Province, Municipal, such as "Outstanding business enterprise", "Advanced unit", "Reputation AAA class business enterprise" etc. It's main productions are the SMC glass fibre parts for covering the body of automosile,such as Sitaler, Haowo, Baifang Benchi etc, and the total of the whole bridge house. It's production the ability amount 10 ten thousand set of year and only the ....."
E' un'azienda dunque che produce prevalentemente fibra di vetro con 1000 dipendenti, dove il nostro avventuroso reporter è riuscito "clandestinamente" a penetrare, previo appuntamento, in un reparto in cui, molto probabilmente, si progettano prototipi di nuove auto. Da notare che il giornalista tedesco è entrato liberamente nella fabbrica ottenendo anche un'intervista con il direttore ed è stato libero di fotografare. Ovvero sembra che i cinesi non avessero nulla da nascondere. Le uniche cose clandestine, nel senso che non c'entrano nulla sono, non tanto le foto, quanto le didascalie.
Anche Rampini cade nell'inganno "Claudius Maintz, inviato del magazine tedesco di motori AutoBild, ha realizzato un importante scoop in Cina: è riuscito a penetrare nella fabbrica-pirata". Mentre abbiamo visto che non è così, si tratta di una azienda nota e persino certificata. Ma due cazzate per il giornalismo straccione sono meglio di una banale verità.
Ma Rampini ha anche una soprassalto di onestà. Cosa che gli succede raramente: "Ma la situazione descritta nel reportage fotografico di AutoBild è diversa. Gli operai sono tutti adulti. L’aspetto più preoccupante è la mancanza di sicurezza. Questa tuttavia è una piaga vergognosa di cui conosciamo l’esistenza anche in Italia, dove abbiamo avuto uno stillicidio di “morti bianche” sul lavoro, senza per questo parlare di schiavismo o di fabbriche-lager italiane". Scrive con un po' di buonsenso Rampini.
Nella foto un’altro schiavo. Ha la mascherina, un copricapo. La foto però tradisce il fatto che sia uno schiavo. Da cosa dite voi? Ma è ovvio. Dal fatto che è cinese.
Rampini dopo non avere capito un cazzo di quello che diceva il cialtrone precedente, ha un sussulto d’orgoglio. Va beh, dice, la mancanza di sicurezza... che per la verità le fotografie non è che la documentino molto. Dalle foto l’azienda sembra l’autorimessa di un meccanico. Il mio meccanico non l’ho mai visto con il casco e persino raramente con i guanti. Ad esempio scrive: "Ma nel fotoreportage di Maintz si documentano anche le condizioni di lavoro degli operai che producono quelle Smart. Li si vede in fabbrica quasi sempre senza la protezione di caschi". Rampini deve essere entrato di rado in un'officina meccanica e confonde le costruzioni edili con la meccanica. Il casco non è obbligatorio se non ci sono delle parti sospese, lo capisce anche un bambino. Continua poi: "...o maschere respiratorie contro le esalazioni di vernici". Sembra che nessuno abbia visto le foto di cui si sta parlando che fanno bella mostra su Repubblica e che indicano chiaramente che i lavoratoti hanno guanti e mascherine.
Anche in questo caso niente catene ai piedi, lavoratori in tuta e guanti. |
Continua Rampini:"Nelle fotografie di Maintz gli operai cinesi spesso appaiono sorridenti. Le loro condizioni di lavoro sono senz’altro durissime rispetto agli standard dei paesi occidentali, ma guadagnano salari superiori alla media nazionale e stanno molto meglio dei loro genitori o dei loro nonni." E' vero, ma le condizioni non sembrano affatto "durissime".
Insomma che le condizioni di lavoro siano poi così dure non si capisce dalle foto. Si nota che non hanno le catene alle mani, ne la palla al piede. Non sembra ci sia un kapò nei paraggi, possono persino cazzeggiare e farsi fotografare SORRIDENTI. Non vestono divise a strisce!!!
Che siano schiavi non è così evidente, infatti non hanno catene come come ai tempi del Dalai Lama. Ecco qui una visione reale degli schiavi tibetani:
Questo è in effetti uno schiavo |
L'ultima volta che noi italiani siamo andati a liberare qualcuno dalla schiavitù non è finita bene |
"Non bisogna perdere di vista il contesto ambientale e lo sfondo storico quando si giudicano paesi così diversi e lontani dal nostro. Il dormitorio con i letti a castello fotografato da AutoBuild è il tipico alloggio degli operai cinesi: posso assicurare che molti miei vicini di casa a Pechino vivono in abitazioni più piccole e fatiscenti, prive dei servizi igienici, senza per questo versare in condizioni di povertà."
L'intento di Rampini è già chiaro nel titolo del suo pezzo "Fabbriche lager? Attenti alle parole". Peccato che lui stesso le avesse usate qualche anno prima. Ma si deve essere reso conto della bufala.
E' una caratteristica delle aziende cinesi quelle di offrire ai lavoratori che provengono da fuori vitto e alloggio. Questo è visto in Cina come un benifit, mentre per chi ha steso l’articolo è schiavitù!!! Spesso al momento di stipulare il contratto di lavoro individuale (oggi indispensabile) si tratta anche sull’alloggio. Alcune aziende, oggi che la manodopera specializzata scarseggia, offrono sistemazioni in stanze singole con balconcino ecc. per fidelizzare i lavoratori. In Cina c’è un fortissimo turn-over dei lavoratori che può arrivare al 100% all’anno. I lavoratori vanno ovviamente da chi offre di più in termini di denaro e benefits.
Quando i cialtroni taroccatori eravamo noi.
Dal film "I magliari
Continua Rampini: "E’ importante tener presente da dove viene questo paese, perché i cinesi giudicano la loro situazione attuale in confronto alle condizioni di partenza, non in confronto agli Stati Uniti o all’Europa". La cosa ci pare ovvia. Il lavoratore cinese vede che il proprio stipendio è raddoppiato negli ultimi 10-15 anni, ed è molto felice, quello italiano vede che è diminuito, in rapporto al costo della vita, ed è molto incazzato. "Ci sono lettori italiani che in Cina non sono mai stati, e a leggere certe descrizioni- continua Rampini- rischiano di credere che la realtà di questo paese sia solo sfruttamento e repressione. Non è così: la Cina non è né la Birmania né la Corea del Nord. Il regime di Pechino non governa solo con la paura ma anche conquistando consenso grazie allo sviluppo e alla modernizzazione".
Va beh…anche Rampini ammette. Egli aggiunge: "Di recente ha perfino varato una legislazione del lavoro che concede garanzie e tutele come il pagamento delle liquidazioni e degli straordinari, un tempo impensabili". E giusto dire che questa legislazione non è nata nel vuoto. Le leggi c’erano anche prima ma oggi sono più organiche e ad esempio disincentivano il precariato!!! Tutelano la parte debole nella controversia, ossia il lavoratore.
Continua Rampini: "Bisogna stare attenti alle parole che si usano, perché le parole hanno un potere evocativo formidabile. Karl Marx tracciava una distinzione molto precisa tra lo “schiavismo” e lo sfruttamento capitalistico, pur non avendo alcuna indulgenza verso il secondo. Ho notato che nel testo originale del magazine tedesco non appare la parola lager. E’ un termine che per i tedeschi ha un significato troppo preciso. Non ricordo di aver mai visto foto di prigionieri che sorridevano a Auschwitz e Dachau."
Questo è un lager e questi sono bambini |
Dunque la parola Lager se l’è inventata l'estensore italiano dell’articolo. Alla fine il Rampini è costretto ad ammettere che il suo collega si è inventato parecchio: "Il magazine AutoBild ha dato risalto soprattutto all’aspetto della contraffazione industriale, reato nel quale la Cina detiene la leadership mondiale". Probabile, ma è altrettanto probabile che il primato sia stato sottratto all'Italia. Ma è vero il magazine tedesco non parla tanto delle condizioni dei lavoratori ma della contraffazione. Occorre subito dire che "Accennando al recente dibattito sui prodotti di contraffazione cinese" Cesare Romiti ha precisato che "anche l' Italia è al terzo posto nel mondo per lo stesso reato. Non voglio difendere i cinesi, ma i peccati di copiatura li abbiamo commessi tutti' ha detto ricordando l' Alberto Sordi de «I magliari» "
Scrive sicuro Rampini che l'inchiesta è stata fatta "...dove si producono i cloni cinesi delle Smart, nella provincia dello Shandong". Quattro mesi prima su Repubblica era comparso un articolo che metteva in serio dubbio che si possa parlare di plagio. Scrive l'esperto Valerio Berruti: "Sta diventando molto più di una polemica a distanza tra tedeschi e cinesi la questione delle auto clonate. Bmw e Daimler sarebbero addirittura pronte ad avviare un'azione legale per impedire che copie cinesi dei loro modelli sbarchino negli stand del Salone di Francoforte (13-23 settembre). Il tutto perché da Pechino sarebbero in arrivo una simil Smart (che però avrebbe quattro posti invece dei due che da sempre hanno caratterizzata la citycar della Mercedes) e un Suv che assomiglia come un gemello al super lussuoso X5 della Bmw. Per la verità i toni si erano già alzati quando la settimana scorsa la stessa Angela Merkel, in visita a Pechino, aveva protestato con le autorità cinesi per la prassi dell'industria locale di imitare i prodotti occidentali, in particolare le auto. Le sue parole erano state molto chiare: "all'improvviso comprare un'auto che sembra la Smart, ma non lo è, poiché si tratta di una copia realizzata in maniera non del tutto legale".
Scrive ancora Rampini: "Un automobilista italiano non ci cascherebbe perché le auto contraffatte non sono proprio identiche all’originale, ma queste finte Smart made in China sono destinate a mercati d’esportazione dove il modello autentico è poco noto: Russia, Sudafrica, Nuova Zelanda, Stati Uniti".
Rampini non ha ancora realizzato che l’auto non si chiama Smart ma Noble e quindi non si spaccia per la Smart. Inoltre l'articolo dice che verrà commercializzata anche in Europa dove evidentemente è ben conosciuta!!! continua infatti l'esperto:"Il problema, però, sono le regole. Esiste in questo caso il plagio? Nella musica, per esempio, questo reato si configura quando un brano è uguale a un altro per 7 o più note. Cosa difficile da stabilire nel caso di un'auto. In questo caso si può parlare di contraffazione che tale sarebbe solo nel caso riuscisse ad ingannare "dopo un'attenta perizia un esperto o un commerciante".
Ricapitolando:
1. quattro posti invece di due
2. motore elettrico
3. rifiniture molto diverse
4. il nome Noble e non Smart
è ovvio che un esperto o un commerciante non ci casca!!! dunque udite, udite: NON E’ UN PLAGIO
Rampini è convintissimo che si tratti di un plagio (in realtà dovrebbe chiamarsi contraffazione): "Altre vengono smerciate sul mercato locale e Maintz è riuscito perfino a fotografare delle Smart pirata in dotazione alla polizia cinese": E allora? Rampini crede ancora che sia una fabbrica clandestina e come al solito ci è caduto.
Infatti continua l'esperto: "Anche se a un primo sguardo i due modelli potrebbero sembrare molto simili non ci vorrebbe certo un esame approfondito per capire che si tratta di auto completamente diverse per sostanza, contenuti e rifiniture. La verità è che i big tedeschi (che contemporaneamente, ma non sono i soli, continuano a fare affari con i cinesi) hanno una paura tremenda che queste auto, che costano molto meno delle loro, possano sottrargli importanti fasce di mercato." La conclusione. che è anche il cappelo dell'articolo. è: "Basta poco per capire che queste macchine sono diversissime dalle originali". Diversissime dunque!!!!!.
Un'altro tedesco, Klaus Schlössl, direttore della China Automobile Deutschland dichiara: "If I were the auto manufacturer I would not make such a big deal out of it" "Se fossi il produttore di auto non farei un tale chiasso. Le vetture hanno un prezzo diverso e sono in una classe diversa in termini di qualità. Ci sono molte auto sulle strade oggi che hanno un aspetto simile l'una con l'altra". Dice un cosa verissima e cioè che tutte le auto in fondo si assomigliano e che la differenza di prezzo e qualità tra le due è evidente.
Toyota IQ. Molto più simile alla Smart della Noble cinese. |
Nessun problema. I cinesi hanno copiato la Toyota che a sua volta assomiglia di più alla Smart che non la Noble. Il giornalista è un autentico coglione senza se e senza ma...
Ma lo scoop in realtà si rivela meno scoop di quanto sembra. Infatti la rivista tedesca aveva già stato pubblicato un articolo sull'argomento Gefälschter Smart aus China. Wer stoppt die Chinesen? 41/2006 — 12.10.2006. Quindi quasi due anni prima del nuovo scoop. Non solo ma ne aveva parlato anche Repubblica: "Dopo aver copiato di tutto, dalla Honda Cr-V alla Fiat 500, passando per la Ferrari 330 e scooter vari , ora i cinesi alzano il tiro e copiano uno dei simboli dell'auto europea: la Smart. La macchina è incredibilmente simile (anche le dimensioni di altezza, larghezza e lunghezza sono identiche) all'originale e solo un'occhiata un po' più attenta ai cerchioni svela l'arcano: la vetturetta è tutta made in Cina ed è prodotta dalla CMEC". Ma la maestria dell'articolista sta nel dimostrare che il presunto clone è più originale dell'originale: "Ma i cinesi stavolta sono andati oltre. E non hanno copiato solo il design ma addirittura anche lo spirito originale del progetto: la CMEC - come voleva il progetto originale di Nicolas Haieck, il papà degli Swatch - è elettrica". Grande. Un colpo da maestro. E' persino una copia dell'idea che l'autore ne aveva mettiamo da bambino.
"Tuttavia, altre marche non sono immuni dall'essere copiate: Qui ha muso di una Toyota". Il giornalista non è ancora r iuscito a dimostrare che la Noble è una copia e già si allarga. |
Autofficine in occidente. Non sembrano poi molto differenti da quelle cinesi
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Addirittura in questa guerra commerciale ci sono persino delle sorprese: "Grane in arrivo per la Fiat dalla Cina. Great Wall Motor, una casa automobilistica cinese, ha deciso di fare causa alla Fiat per violazione del segreto industriale. Il Lingotto ha respinto ogni accusa. Great Wall sostiene che l’azienda italiana avrebbe inviato al suo centro di ingegneria, delle spie, che avrebbero sottratto in maniera illegale le immagini della Peri, l’utilitaria che era ancora in fase di sviluppo e comunque prima della sua uscita avvenuta nel 2007. I cinesi, per il momento, non mirerebbero ad un risarcimento monetario: la loro richiesta è quella di vedersi riconosciuta la violazione da parte di Fiat e la pubblica ammenda. La guerra tra le due case automobilistiche era nata tempo fa, quando la Fiat aveva accusato la Great Wall Motor di aver copiato la Panda. Un accusa che aveva portato nel luglio 2008 un tribunale italiano a impedirne la commercializzazione in Europa. La questione, comunque, adesso sembra diventare effettivamente bollente per il Lingotto. Great Wall, attraverso un legale, ha comunicato di avere in mano le prove che dimostrano come la Fiat abbia illegalmente visitato il centro di ingegneria della Great Wall nel 2007 e sottratto informazioni riservate sulla Peri.”
"Accanto a lampi di scintille. Due dipendenti saldano il telaio in metallo" Questo in Cina. In Italia invece: |
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