1. I media e l’immagine distorta della Cina
Locke, per meglio dimostrare che non esiste regola pratica innata, discorre dei Mingreliani, che, per gioco, seppelliscono vivi i loro figli, e degli abitanti dei Caraibi, che castrano i loro per meglio ingrassarli al fine di mangiarli. Si è già notato altrove che quel grand'uomo è stato troppo credulo in relazione a tali favole: Lambert, il solo che attribuisca ai Mingreliani la pratica di seppellire vivi i loro figli per il semplice piacere, non è un autore sufficientemente accreditato. Chardin, viaggiatore attendibile, e che è stato tenuto in ostaggio in Mingrelia, parlerebbe di questa orribile pratica, se essa esistesse; non sarebbe sufficiente che lo dicesse per essere creduto: affinché si possa avere una certezza storica di un fatto così straordinario, bisognerebbe che venti viaggiatori, di nazionalità e religioni diverse, fossero d'accordo nel confermarlo. La stessa cosa si dice delle donne delle Antille, che castrerebbero i loro figli per mangiarli: una usanza che non concilia con la natura di una madre. Il cuore umano non è fatto così; castrare dei fanciulli è una operazione molto delicata e molto pericolosa, che, lungi dall'ingrassarli, li farebbe dimagrire almeno per un anno intero e che spesso li porta alla morte. Bisogna collocare questi racconti sullo stesso piano di quello del pappagallo che ebbe una così bella conversazione in lingua brasiliana con il principe Maurizio, conversazione che Locke ha l'ingenuità di riportare senza dubitare che l'interprete del principe avesse potuto beffarsi di lui.
(Voltaire 1993, pp.112–114)
Nulla piace agli uomini quanto avere dei nemici e vedere se sono proprio come ci s'immagina.
Italo Calvino (Il visconte dimezzato cap.II)
Ma Smith, è incredibile! Qual è il genio perverso che controlla questo segreto movimento?
- Immaginatevi un uomo di alta statura, magro, felino, con le spalle alte, con la fronte alla Shakespeare, il viso satanico, il cranio rasato, gli occhi socchiusi, magnetici, verdi come quelli di un gatto. Pensate che abbia la crudele intelligenza dell'Asia intera, accumulata in un cervello potentissimo, decuplicato da una conoscenza sovrana della scienza antica e moderna, dalle infinite possibilità di un governo che finora è riuscito ad impedire che si penetrasse nel mistero della sua realtà. Immaginate questo essere terribile e avrete il ritratto del dottor Fu-Manchu, il Pericolo Giallo incarnato in un solo uomo.
Sax Rohmer (Il Diabolico Cinese)
Scrive un esperto di cose cinesi: "Tra la realtà e ciò che viene percepito c'è spesso un grande divario. Questo è certamente il caso della Cina. Il meno che si possa dire è che questo paese ha un grave problema di immagine in Occidente. Quando i media tradizionali parlano della situazione sociale nella Cina sono tutto tranne che elogiativi. Soggetti preferiti sono le catastrofi, da gli incidenti ferroviari fino a gli edifici fatiscenti, inclusi tutti i tipi di scandali, come le intossicazioni alimentari e gli incidenti in miniera, le condizioni incredibili, gli enormi problemi ambientali, i disordini sociali, gli aborti forzati, un bambino trovato nella tubature di un bagno, ecc. L'informazione nel mondo capitalista è sensazionalista e spesso si concentra su tutto il negativo. Altri paesi, soprattutto del Sud, di solito sono presentati nel loro lato peggiore. Ma nel caso della Cina, a differenza dell'India, per esempio, domina la denigrazione sistematica quando non organizzata di proposito" (Vandepitte 2013).
La Cina oltre a vari record economici ha senz’altro il record mondiale dei luoghi comuni. Se esistesse una classifica dei luoghi comuni, scrive Le Monde Diplomatique, quelli sull'Impero di Mezzo figurerebbero certamente al primo posto (Pericolo giallo 2006). Allora vediamone alcuni. Se i luoghi comuni sul pericolo giallo furoreggiano soprattutto nell’opinione pubblica di destra, quella di sinistra sembra ancora meno informata. Poche persone ricchissime, i membri dell'Ufficio Politico del Partito Comunista Cinese e tutto il resto fa la fame. Anzi addirittura tutti in Cina sono schiavi, senza sindacato, senza protezione sociale. Questo pietismo nei confronti del popolo cinese è davvero super partes e va dall'estrema destra all'estrema sinistra. E' l'unica cosa su cui si è unificato il pensiero del popolo italiano. Gente situata alla destra di Gengis Khan, che in Italia vorrebbe vietare il sindacato in fabbrica, si lamenta della mancanza di libertà sindacale in Cina; gente che un giorno sì e l'altro anche vuole reintrodurre la pena di morte in Italia è indignata per pena di morte in Cina. Insomma la destra italiana in generale si batte per il “vero comunismo” in Cina (guai se non c’è l’ugualianza) e perché la propria immagine della Cina (con tanto di pena di morte e di intolleranza religiosa) venga introdotta in Italia. Difensori dei popoli oppressi che non hanno mai mosso un dito per la Palestina sono indignati per come è trattato il popolo tibetano. Difensori della laicità dello stato che vorrebbero per il Tibet il ritorno di un Papa-Re. Gente che in Italia si è schierata contro lo statuto di autonomia dell'Alto Adige che vuole addirittura l'indipendenza del Tibet. Personaggi che in Italia vorrebbero bruciare le moschee assieme a coloro che dentro ci pregano ma che in Cina si ergono a difensori dell'islam oppresso dal comunismo. Comunisti che accusano i cinesi di essere poveri (ossia non post-industriali), i fans della Rivoluzione Culturale che si trovano sempre d'accordo con chi: “La rivoluzione Culturale? 100 milioni di morti!”. Diventa chiaro come con premesse di questo genere sulla Cina si sia sedimentata la più grande quantità di leggende dai tempi dell’Odissea.
Ma ciò che è davvero singolare sono coloro che vorrebbero insegnare la Cina ai cinesi. Gente che ammira i cinesi per i loro 3.000 anni di storia (che conoscono solo superficialmente) che avrebbero buttato al vento in nome del consumismo occidentale. E’ davvero ammirevole insegnare la Cina ai cinesi, che leggono dodici volte più di noi [1], ma forse sarebbe opportuno, prima, conoscere la nostra storia. I cinesi la conoscono senz’altro meglio di quanto noi conosciamo la loro. Noi non parliamo più latino e non veneriamo più i nostri dei, mentre in Cina non ha mai cessato di essere in auge il confucianesimo e i cinesi parlano tuttora mandarino sebbene modernizzato. La Cina nei suoi 3.000 anni è sempre stata all’avanguardia della scienza e della tecnica fino alla Rivoluzione scientifica in Occidente e fino a quel periodo è stata la più grande potenza del mondo. Ai “conoscitori” della storia cinese non passa nemmeno per la testa che i cinesi aspirino, proprio perché conoscono bene la loro storia, a ritornare agli antichi fasti. I cinesi addirittura pensano che il loro modello di sviluppo non derivi soltanto dall’analisi delle loro esperienze ma da quelle di tutto il mondo (che loro hanno studiato). Senza per altro volere insegnare l’Europa agli europei o l’America agli americani. Loro si limitano ad imparare. Noi guardiamo alla Cina attraverso la nostra ottica peculiare e forse è vero che quando parliamo della Cina in realtà parliamo dei nostri problemi.
[1] “I cinesi leggono molto. Più della metà del miliardo e 300 milioni di abitanti della Cina, dunque il 60,4%, legge un libro al mese, pur confrontandosi con un mercato editoriale ancora molto contenuto (568 sono le case editrici, di piccole e medie dimensioni). Tanto per fare un confronto, in Italia solo il 41% degli italiani legge un libro. Ma parliamo di un libro all’anno...”(Lettori)
Bibliografia
Lettori. I Cinesi Lettori ‘forti'. RAI 24 news. http://www.politicaonline.net/forum/showpost.php?p=4433974&postcount=41.
Pericolo giallo 2006. I Fantasmi Del Pericolo Giallo. Le Monde Diplomatique.
Vandepitte, Marc 2013. La situación social en China. Perspectivas y desafíos, Rebelión, 01-08-2013.
Voltaire 1993. Il filosofo ignorante, a cura di L. Orlandini,, Paese [TV]: Pagus.
Ma ciò che è davvero singolare sono coloro che vorrebbero insegnare la Cina ai cinesi. Gente che ammira i cinesi per i loro 3.000 anni di storia (che conoscono solo superficialmente) che avrebbero buttato al vento in nome del consumismo occidentale. E’ davvero ammirevole insegnare la Cina ai cinesi, che leggono dodici volte più di noi [1], ma forse sarebbe opportuno, prima, conoscere la nostra storia. I cinesi la conoscono senz’altro meglio di quanto noi conosciamo la loro. Noi non parliamo più latino e non veneriamo più i nostri dei, mentre in Cina non ha mai cessato di essere in auge il confucianesimo e i cinesi parlano tuttora mandarino sebbene modernizzato. La Cina nei suoi 3.000 anni è sempre stata all’avanguardia della scienza e della tecnica fino alla Rivoluzione scientifica in Occidente e fino a quel periodo è stata la più grande potenza del mondo. Ai “conoscitori” della storia cinese non passa nemmeno per la testa che i cinesi aspirino, proprio perché conoscono bene la loro storia, a ritornare agli antichi fasti. I cinesi addirittura pensano che il loro modello di sviluppo non derivi soltanto dall’analisi delle loro esperienze ma da quelle di tutto il mondo (che loro hanno studiato). Senza per altro volere insegnare l’Europa agli europei o l’America agli americani. Loro si limitano ad imparare. Noi guardiamo alla Cina attraverso la nostra ottica peculiare e forse è vero che quando parliamo della Cina in realtà parliamo dei nostri problemi.
Nessun commento:
Posta un commento