6. L'imminente crollo della Cina
6.2 Il mito del Social Volcano
6.2 Il mito del Social Volcano
L'incremento della violenza popolare contro le autorità locali e le umili petizioni al governo centrale degli ultimi due decenni, dovrebbero essere comprese alla luce di una concezione confuciana dell'autorità di lunga data. Questa concezione persiste nonostante tutte le rivoluzioni ideologiche e politiche del XX secolo ....
La narrazione ufficiale della “sinistra” sulla Cina è che Deng dando in usufrutto (attenzione in usufrutto, non in proprietà) un orticello ai contadini avrebbe instaurato un sanguinario regime liberista. Dopodiché contro l’inumano regime liberista che nega i diritti umani viene instaurata un feroce “dittatura del proletariato” sull'opinione pubblica occidentale esercitata dai giornalisti di “sinistra” occidentali che nega al pubblico occidentale qualsiasi informazione (che è appunto uno dei diritti umani di cui i suddetti negano l'esistenza in Cina) sui 640 milioni di persone uscite dalla povertà grazie a quella riforma. Nessuna informazione inoltre sugli strepitosi successi economici e di produttività nelle campagne che hanno consentito per la prima volta alla Cina, dopo secoli, di evitare carestie raggiungendo l’autosufficienza alimentare. Gli stessi oggi lamentano l’intollerabile pratica comunista di espropriare la terra che, si badi bene, non è proprietà dei singoli contadini (che l’hanno in usufrutto), per pubblica utilità!!! Il tutto per un miserevole indennizzo pari a quaranta anni di reddito della terra stessa.
Già nel pieno delle proteste contro l'espropriazione delle terre, a metà del decennio scordo, Chen Xiwen, direttore dell'ufficio del lavoro rurale del governo, affermò che la Cina non ha alcuna intenzione di privatizzare terra e non può farlo. I principi della proprietà della terra sono sanciti nella sua costituzione. Il territorio rurale della Cina è di proprietà collettiva e viene assegnato agli agricoltori con contratti di locazione di 30 anni. Gli agricoltori non sono autorizzati a usare la terra come garanzia per i prestiti o a venderla (Huanxin 2007). Non c’è che dire: turbocapiatalismo estremo.
Ora bisogna chiarire che l’istituto dell’espropriazione per pubblica utilità in base al potere ablatorio o, in inglese, “eminent domain” trova le sue radici almeno in Grotius ed è presente in tutti i paesi. Che si chiami Eminent domain (Stati Uniti e Filippine), Compulsory purchase (Gran Bretagna, Irlanda, Nuova Zelanda), Resumption (Hong Kong), Resumption/compulsory acquisition (Australia), o Expropriation (Soud Africa, Canadà) e non viene solo esercitata dal Governo nazionale ma può essere delegata dallo Stato alle amministrazioni locali, o anche a persone o aziende private quando sono autorizzate ad esercitare funzioni di carattere pubblico.
Per quanto riguarda l'Italia basta andare su Wiki e possiamo leggere: ”L'articolo 42, terzo comma della Costituzione della Repubblica Italiana e l’articolo 834 del codice civile stabiliscono che la proprietà privata può essere espropriata per pubblica utilità. Il fondamento costituzionale dell'espropriabilità è ancora più chiaro se si legge l'articolo 42, terzo comma in combinato disposto con l'Art. 2, che sottopone tutti i cittadini a "doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". In virtù di questi doveri, e della tutela e garanzia data alla proprietà privata si prevede che il privato che subisce il provvedimento espropriativo debba ottenere un indennizzo e non un risarcimento: il bene espropriato passa in capo alla pubblica amministrazione per ragioni di pubblica utilità, cioè nel perseguimento di un interesse pubblico, ovvero della collettività organizzata di cui anche l'espropriato fa parte...Indennizzo: (art. 42/III) lo Stato deve corrispondere al proprietario espropriato una somma di danaro, determinata secondo criteri di legge, che compensi la perdita; questa somma non deve essere, per la Corte costituzionale, simbolica, anche se non si richiede che equivalga al prezzo di mercato del bene espropriato”.
Ebbene la “sinistra” occidentale quando si tratta di espropriare per pubblica utilità, ossia a favore della collettività, a questi pericolosi turbocapitalisti creati dal liberismo di Deng, insorge.
L'amministrazione locale quando ha bisogno di terra espropria le terre ai contadini che per questo ricevono un indennizzo. Fino ad una decina di anni fa in generale i contadini facevano un sit-it davanti al comune ottendo sempre il 30-50% in più della cifra proposta. Quelle che in Occidente si chiamerebbero trattative tra controparti in Cina diventano immediatamente "rivolte" con grandissimo spargimento di sangue. Spesso i critici della Cina in Occidente ragionano in modo “marxista” solo per quanto riguarda il paese asiatico. Per cui le grandi disparità tra ricchi e poveri (che abbiamo visto essere molto relative) portano inevitabilmente alla rivoluzione sociale che sarebbe questione di anni se non addirittura di mesi. C'è in giro un sacco di gente transitata in una notte al liberalismo che ritiene valido lo schema “marxista” (in realtà un po’ ingenuo) solo se è contro i “comunisti turbo-capitalisti” cinesi.
In Cina tutte le manifestazioni sono rivolte e tutte le rivolte sono violente?
Abbiamo una cronaca recente di uno di questo casi. Il tutto si è risolto con una donna che è salita su un buldozer per dissuadere l’operatore dall’iniziare i lavori. Un quadro locale ricorda che : “... era solo il 20% a protestare, l’altro 80% condivideva il progetto”-...“Se si tiene conto non solo del raccolto, ma anche del sussidio e degli incentivi, un contadino prende in media 1000 yuan all’anno per mu (poco superiore a 0.5 ettari). Il governo ha dato 40.000 yuan per mu, l’equivalente di 40 anni di raccolto. Non so come possano pensarla quelli che protestano”. Altri la pensano così al Water Bureau: “Il prezzo era stato concordato in anticipo, che senso ha protestare?” (Cineresie 2012). Insomma ai contadini viene dato un indennizzo notevole impensabile in qualsiasi altro paese in via di sviluppo.
L’autore del reportage ricorda: “La legge sulla confisca di beni privati del resto parla chiaro: come negli Stati Uniti, il governo può fare un’offerta non vincolante per l’acquisto di tot metri quadri ai detentori del diritto d’uso limitato. Ma poi, se non si raggiunge un accordo il prezzo lo fissa lo stato, in autonomia.” la legge è assai simile a quella degli altri paesi” (Cineresie 2012).
Pieranni di China Files scrive: "Chi dice siano 50mila, chi 60mila, chi arriva a sostenere che siano 180mila all’anno. Parliamo di quelli che in Cina vengono definiti «incidenti di massa», ovvero scioperi, rivolte, proteste. Negli ultimi anni a fronte di eventi che hanno contraddistinto lo sviluppo cinese, sono aumentati, tanto che Pechino ha chiuso i rubinetti delle informazioni, segnalando come «segreto» il dato sul numero esatto dei disordini" (Pieranni 2013).
Incidenti di massa dunque. Nascosti dal governo? Si ha a che fare di solito con manifestazioni in gran parte pacifiche, che passerebbero inosservate se, come osserva Francesco Sisci (uno dei rari corrispondenti equilibrati), il governo cinese non le rendesse note. Sisci prende in considerazione il numero dei feriti e morti in queste manifestazioni (Sisci scrive nel 2006) e conclude che, anche contandone uno per manifestazione, il risultato è che quelle degenerate in disordini non sono nemmeno il 3% del totale. Ci sono oltre un milione di villaggi sparsi nell'interno della Cina, e circa 900 milioni di persone che vivono nei villaggi o nei dintorni. Anche se assumessimo che tutte le 55.000 contestazioni avvengano in villaggi diversi, ciò corrisponderebbe solamente ad una piccola percentuale sul totale dei villaggi. Molte di queste contestazioni hanno avuto luogo in città, ma ammettiamo pure che siano avvenute tutte nei villaggi: ciò vorrebbe dire che nemmeno il 5% dei villaggi ha visto una di queste “rivolte” (Sisci 2006b).
Incidenti di massa dunque. Nascosti dal governo? Si ha a che fare di solito con manifestazioni in gran parte pacifiche, che passerebbero inosservate se, come osserva Francesco Sisci (uno dei rari corrispondenti equilibrati), il governo cinese non le rendesse note. Sisci prende in considerazione il numero dei feriti e morti in queste manifestazioni (Sisci scrive nel 2006) e conclude che, anche contandone uno per manifestazione, il risultato è che quelle degenerate in disordini non sono nemmeno il 3% del totale. Ci sono oltre un milione di villaggi sparsi nell'interno della Cina, e circa 900 milioni di persone che vivono nei villaggi o nei dintorni. Anche se assumessimo che tutte le 55.000 contestazioni avvengano in villaggi diversi, ciò corrisponderebbe solamente ad una piccola percentuale sul totale dei villaggi. Molte di queste contestazioni hanno avuto luogo in città, ma ammettiamo pure che siano avvenute tutte nei villaggi: ciò vorrebbe dire che nemmeno il 5% dei villaggi ha visto una di queste “rivolte” (Sisci 2006b).
Nel 2006 dopo l'abolizione delle tasse agricole le "rivolte" sono diminuite del 20% sull’anno precedente (Zhao Huanxin 2007). Ora meno della metà delle proteste avvengono in campagna. Per la maggior parte sono la risposta a requisizioni ritenute "illegali" o espropriazioni di terre, che hanno di norma lo svolgimento descritto sopra, proteste che riguardano l’uso delle finanze dei villaggi oppure contro l’inquinamento.
Scrive Sisci: “Per inciso, la questione della confisca delle terre a scopi industriali e la divergenza di opinioni riguardo al compenso sono la ragione più importante delle recenti proteste. La faccenda è molto complicata, perché se l’industria paga troppo, si ridurrà l’incentivo per lo sviluppo industriale, e i governi locali non hanno denaro per dare la differenza ai contadini a cui hanno requisito le terre. “I governi locali hanno scarse fonti di entrate per finanziare le infrastrutture materiali e le spese sociali,” scrive David Dollar, economista della Banca Mondiale” (Sisci 2006a).
Dal 2006 il Consiglio di Stato ha ordinato ai governi locali di dare adeguati compensi ai contadini che perdono la terra per progetti di sviluppo con tanto di riqualificazione professionale, servizi di reimpiego della manodopera prendendoli sotto l’ombrello della sicurezza sociale. Nel 2006, alcune province cinesi, nel sud della Cina, hanno iniziato a sperimentare la vendita dei diritti d'uso dei terreni rurali. Il territorio rurale negoziato sul mercato deve essere fabbricabile e non può essere terreno agricolo. Prendere terreno ad uso agricolo per l'edilizia è ora illegale, secondo una notifica emessa dal governo cinese per rendere maggiormente severa l’acquisizione di terra. Il trasferimento di terreni agricoli per scopi di costruzione deve essere in linea con i progetti di uso del territorio locale e deve essere incluso nel piano annuale di utilizzo del suolo (Huanxin 2007).
Sisci a proposito dello svolgimento delle proteste dice: “Nella realtà, i manifestanti vengono facilmente comprati: si distribuiscono un po’ di soldi, si garantiscono le richieste e la gente è ammansita. Questa tattica crea un circolo virtuoso (o vizioso, secondo i punti di vista): le proteste forniscono soldi e questo genera altre proteste. Naturalmente il risultato di pacificazione non è garantito. In alcuni casi la polizia è costretta a intervenire…lo scontro violento con un risultato spietato non è la regola. In altre parole la Cina ha imparato che le proteste possono essere gestite pacificamente, e questa potrebbe essere una delle principali ragioni per cui il Governo è tranquillo nel rendere note le cifre (delle proteste)” (Sisci 2006a).
Comunque la maggior parte di scioperi, proteste e “rivolte” varie sono avvenute nelle province più ricche del paese piuttosto che in quelle più povere. Questo per smentire chi pensa a una ribellione generale dei più poveri.
Lo spettro che i cinesi vogliono assolutamente evitare è ciò che è avvenuto nei paesi dell’est Europa e nella ex URSS all’indomani della caduta del comunismo, dove allo stato si sono sostituite le varie mafie e alla stabilità si è sostituito il caos. Senza stabilità sociale non si può progredire e per questo che bisogna essere elastici per sapere prevenire e combattere la tendenza al caos all’interno della società. Quando i cinesi rendono note tutte le manifestazioni di dissenso che avvengono all’interno della Cina vogliono sottolineare proprio questo aspetto, “la tendenza al caos”, che deve essere continuamente monitorata.
Il Governo cinese considera i governi locali responsabili dell’eccesso di espropri nelle campagne. La Cina farà tutto il possibile per evitare che i terreni agricoli si restringano al di sotto della linea di guaedia di 120 milioni di ettari per garantire la sicurezza alimentare, considerata risorsa strategica, nei prossimi anni. La superficie era 122,1 milioni di ettari alla fine del 2005. La produzione cerealicola ha superato nel 2007 un miliardo di jins (500 miliardi di chili) ed era la prima volta che la produzione cerealicola in Cina aumentava per quattro anni consecutivi. Infatti a differenza degli altri paesi in via di sviluppo l’inflazione qui non dipende dall’aumento del prezzo del grano (Grain prices 2008). La tendenza delle metropoli a svilupparsi verticalmente è diretta a risparmiare terreno agricolo in modo da facilitare l’autosufficienza alimentare. Autosufficienza ritenuta strategica da Pechino e fondamentale per l’equilibrio del pianeta dato che sfama quasi un quarto dell’umanità.
Il settimanale dell scuola di Partito invita a negoziare piuttosto che a reprimere: “Lo Study Times, un settimanale promosso dalla Scuola di Partito del Comitato Centrale CPC, ha scritto che i funzionari del governo dovrebbero risolvere incidenti di massa attraverso i negoziati, invece di ricorrere alla forza, che potrebbe intensificare i conflitti”(Paper 2007). Inoltre la polizia dovrebbe essere coinvolta solo nei casi in cui gli “incidenti di massa” violino leggi e regolamenti, e le armi da fuoco usate con estrema cautela. I governi locali dovrebbero distinguere tra un appello collettivo per ricevere aiuto dalle autorità da una violazione della legge, esortando i funzionari a tutti i livelli a fare più sforzi per prevenire gli incidenti di massa colmando il divario di ricchezza e riducendo le disparità regionali tra la parte orientale e occidentale del paese .
Secondo il Ministero di Pubblica Sicurezza ci sarebbero state circa 10.000 proteste nel 1995, 58.000 nel 2003 con oltre 3 milioni di persone, 70.000 incidenti di massa nel 2004 e 87.000 nel 2005 che avrebbero coinvolto quattro milioni di persone (Smith et altri 2006). Tutte queste manifestazioni in Cina, dove ci sono più lavoratori che in tutta Europa, sono tuttavia abbastanza modeste e equivalgono a meno di uno sciopero generale in un paese europeo delle dimensioni dell’Italia. Nel 2007 sono state circa 50.000 con un calo del 20% e hanno coinvolto 3 milioni di persone con una media di 60 persone per manifestazione. 23.000 sono avvenute in campagna cioè meno della metà (Huanxin 2007). Ciò naturalmente ha destato grande sconforto nella sinistra radicale in Occidente che sogna la rivoluzione in Cina dato che è sempre più irrilevante in patria. Il calo delle proteste in campagna è dovuto in gran parte alla responsabilizzazione delle amministrazioni locali da parte del centro nell'evitare gli abusi e nell’ascoltare le lamentele dei contadini.
Ci sono canali per gli agricoltori per lamentarsi, ma la chiave è la garanzia della trasparenza e la gestione da parte dei funzionari governativi delle questioni riguardanti gli interessi degli agricoltori rigorosamente in linea con gli statuti e le politiche stabilite. Chen Xiwen, top advisor del governo per la politica rurale sostiene che se gli interessi degli agricoltori non fossero pregiudicati e i problemi risolti i con la soddisfazione degli agricoltori, questi si lamenterebbero di meno. Chen ha affermato che i funzionari del governo non dovrebbero trascurare le petizioni degli agricoltori con il pretesto che esse sono banali, e si dovrebbero sforzare invece di risolvere prontamente i loro problemi. I rapporti tra agricoltori e funzionari locali sono migliorati in seguito alla graduale eliminazione della secolare tassa agricola e la costruzione di un sistema di mercato per la distribuzione del grano. In passato, i rapporti erano tesi in gran parte perché i funzionari rurali erano responsabili per la raccolta delle tasse e delle quote di grano direttamente dai coltivatori (Huanxin 2007).
I comandanti della polizia distrettuale responsabile per gli "incidenti di massa" ovvero proteste violente e rivolte, provocate da inadeguati metodi di contrasto degli agenti di polizia potranno essere licenziati secondo quanto annunciato già nel 2007 dal ministro dell'interno Zhou Yongkang. Secondo le nuove regole, i capi della polizia distrettuale dovranno essere licenziati se chiudono un occhio nel proteggere bande locali, se maltrattano i detenuti, se usano abusivamente armi da fuoco, o intraprendono azioni scorrette che portano alla morte di persone (Police heads 2007).
Le autorità cinesi hanno pubblicato nel 2008 i primi regolamenti nazionali su come affrontare gli abusi della polizia durante le proteste di massa. Questi includono uso inadeguato di equipaggiamento in dotazione alla polizia polizia e l'utilizzare delle armi contro le norme vigenti. Coloro che saranno ritenuti responsabili per tali fatti saranno sanzionati amministrativamente con note di demerito, un demerito grave, retrocessione arrivando fino al licenziamento. Coloro che hanno violato la legge saranno deferiti ai dipartimenti giudiziari per indagare le loro responsabilità penali (Chinese authorities 2008).
Uno degli ultimi incidenti di massa è stato quello di Wukan iniziato nel settembre 2011 dopo che i funzionari locali hanno venduto terreni per lo sviluppo immobiliare. Dopo l'arresto di alcuni rappresentati degli agricoltori è scoppiata una violenta sommossa. Però sono intervenute le autorità provinciali, che hanno sospeso i dirigenti locali, mettendoli sotto inchiesta e negoziando con i manifestanti, promettendo loro un’equo compenso e la liberazione dei loro leader detenuti. Interessante a questo proposito un intervento sul Quotidiano del Popolo:
L’esplosione del conflitto legato alla terra è avvenuta a Wukan in un modo che raramente s’è visto in altre parti della Cina ed ha messo in evidenza un contrasto fra interessi personali legittimi e interessi della comunità, fra interessi e benefici di breve e di lungo periodo. Questo mostra come un conflitto apparentemente imponderabile avesse alle spalle le caratteristiche dell’inevitabilità. Che ci sia dietro una partita a scacchi fatta di interessi legittimi non deve spaventare. È proprio grazie a questo gioco di interessi legittimi che è possibile bilanciare meglio e armonizzare le dinamiche interne alla società. È ovvio che le masse non possono avere reazioni estreme non appena sentono di dover fare delle rimostranze, finendo così per infrangere la legge. Di fronte a richieste ragionevoli è possibile dare una risposta che sia conforme alle leggi. I governi locali d’altra parte non possono trasformare quelle che sono normali rivendicazioni in contrapposizioni radicali reagendo attraverso divieti e pressioni. Nell’incidente di Wukan, il primo errore commesso dal governo locale è stato quello di non confrontarsi immediatamente faccia a faccia con le richieste ragionevoli degli abitanti del villaggio, lasciando così che queste degenerassero in una contrapposizione radicale (Zhang Tie ci.t in Facchin 2011).
L'articolo poi continua così: “Se solo gli interessi legittimi e le rimostranze della cittadinanza
venissero ascoltate per tempo, se si giudicasse con imparzialità risolvendo prontamente le questioni senza procrastinale, allora non succederebbe che da piccole cose i problemi si ingrandiscano e si sommino l’uno all’altro, fino ad esplodere in conflitti sociali. Nel caso di Wukan ciò avrebbe portato la vicenda a svilupparsi in una maniera differente. La situazione intricata che oggi si è determinata sta venendo risolta da un gruppo di lavoro provinciale che ha riconosciuto che “le richieste fondamentali della popolazione sono legittime”. Questo dimostra chiaramente che, nell’affrontare certi conflitti particolari, la chiave per la soluzione dei problemi sta nel considerare gli interessi delle masse. Molti incidenti di massa di questi ultimi anni nella maggior parte dei casi hanno avuto origine in situazioni in cui gli interessi legittimi delle masse non venivano soddisfatti. Questo ci mostra che quando siamo di fronte a una rivendicazione dei propri interessi legittimi da parte delle masse, anche in situazioni conflittuali, i governi locali devono avere un’elevata consapevolezza della situazione generale" (Facchin 2011). E infine si mostra come i contadini esigano (giustamente per altro) il soddisfacimento un interesse privato su un bene collettivo: "Gli abitanti di Wukan possono e devono reclamare il loro interesse privato nei confronti di un bene collettivo (la terra) su cui si fonda il loro sostentamento e per il quale hanno diritto ad un’equa compensazione nel caso in cui essa venga destinata ad altri usi” (Facchin 2011). La qestione è posta correttamente dal Partito Comunista Cinese contrariamente alla "sinistra radicale" occidentale che dovrebbe difendere coerentemente la proprietà collettiva contro l'interesse privato dei contadini ma ache alla fine appoggia qualsiasi cosa purchè sia contro il "sistema". Qualsiasi sistema. L'artcolo termina ricordandoci il marxismo stesso si basa sull'interresse materiale: “Lenin usava dire che l’indole di ogni uomo è mossa dall’interesse personale. Il cambiamento di situazione a Wukan ci insegna che per diminuire la conflittualità sociale è necessario dare maggiore importanza alla governance sociale e risolvere la questione degli interessi legittimi delle masse” (Facchin 2011). Ma la rivolta non ha fini sovversivi come svela "il manifesto": «La terra è dei funzionari corrotti?» chiede retoricamente uno degli striscioni dei dimostranti, le cui foto sono apparse anche sui microblog prima di essere rimosse dalla censura. E un altro svela il carattere non anti-sistema della protesta: 'Partito e governo centrale, per favore salvate la madre patria da questi rapaci insaziabili' " (Cocco 2011).
Il villaggio di Wukan ha votato a inizio 2012
per eleggere il proprio comitato cittadino.
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Secondo molti osservatori l'intervento del segretario del Partito Comunista del Guangdong, Wang Yang si è dimostrato fondamentale per la risoluzione pacifica della protesta. Wang ha senzaltro ottenuto la reputazione all'interno del Partito di un pacificatore che ascolta e risponde agli interessi del popolo. I cittadini di Wukan hanno accolto positivamente l'intervento da parte del governo di Wang. In un incontro nel gennaio 2012, Wang si è impegnato a usare il suo "metodo Wukan" per migliorare la politica sui villaggi in tutta la provincia. Wang, commentando la risoluzione delle proteste, ha dichiarato che "non è stato ottenuto solo lo scopo di risolvere i problemi del villaggio, ma anche di impostare uno standard di riferimento per la riforma della governance di villaggio in tutta Guangdong" (Kent 2012).
Elezioni a Wukan nel 2012 |
Facchin arriva alla conclusione che "il Partito continua a fondare la propria legittimità su questo ruolo di garante degli interessi legittimi dei cittadini e della giustizia sociale" (Facchin 2011). Le conclusioni di Facchin sono perfettamente in linea con quelle di uno studioso sino-americano Ho-fung Hung che nel suo libro (2011) dedicato alle proteste nella Cina dei Qing, ha trovato molte analogie con la situazione attuale: "Nonostante la loro rivendicazione democratica e in parallelo con le rivolte nella storia cinese, dovremmo anche notare l'enfasi della loro fedeltà al governo centrale da parte dei manifestanti di Wukan che implorano pietà e aiuto da parte delle autorità centrali. Nella protesta Haimen, vediamo allo stesso modo i manifestanti si inginocchiano durante la loro azione per chiedere un intervento da parte delle autorità superiori per fermare la costruzione di una seconda centrale elettrica. Da questo punto di vista, queste proteste non sono molto diverse dalla maggior parte degli altri recenti proteste locali che sono dure contro le autorità locali, ma remissive verso il governo centrale. Nel corso degli anni '90 e '2000, gli osservatori della Cina riponevano molte speranze su tali conflitti locali e li ponevano come precursori di movimenti su larga scala che potrebbero cambiare radicalmente lo status quo. Ma queste ondate di agitazioni andavano e venivano e il sistema Partito-Stato rimaneva sotto controllo" (Ho-fung Hung 2012). In altre parole queste rivolte alla fine finiscono con l'aumentare la popolarità del governo centrale.
Ma la protesta di Wukan ha avuto un altro risvolto. I leader della protesta hanno litigato. Il vice ha accusato il leader della protesta di essere un truffatore politico e lo ha denunciato per mancanza di trasparenza. Alla fine alcuni dei nuovi dirigenti sono stati accusati di corruzione e arrestati. Mentre sono tornati alla ribalta i vecchi dirigenti del partito (Ng 2014). Ma ancora prima che dalla magistratura i dirigenti erano stati sfiduciati dai loro stessi cittadini.
Ma la delusione è stata ancora prima che degli abitanti del villaggio dei degli amministratori liberamente eletti. Da una parte si fa largo la coscienza che la democrazia non risolve di per se stessa i problemi dall'altro che promettere di risolvere i problemi è diverso dal risolverli veramente. "Lin Zuluan (69 anni), il leader della rivolta e ora presidente del comitato di villaggio, e il suo giovane collaboratore Hongrui Chao (29), sembrano entrambi invecchiati di dieci anni. ''Se mi ripresentero' alle prossime elezioni? E' escluso, nessuno si mette in croce da solo'', afferma Lin. Hongrui gli fa eco: ''Ho imparato molto in questo anno, per esempio che amministrare un villaggio e' veramente difficile... quando ho cominciato ero pieno di gioia e di energia, ora mi sento stanchissimo, svuotato.." Lin Zuluan continua "«La democrazia è qualcosa che tutti dovrebbero perseguire, ma la sua realizzazione deve essere graduale ed è necessario l'ambiente giusto che la renda possibile. Non possiamo inventarcela dall'oggi al domani»". Alcuni abitanti del villaggio giustificavano pratiche violente e illegali: "«Ci hanno suggerito di prendere a calci le persone che avevano acquistato i terreni e di demolire le strutture che avevano costruito», ha raccontato Yang Semao, vice capovillaggio. Un giovane attivista locale, Zhang Jianxing, ha sottolineato che la democrazia «sia andata troppo in là», e che «alcuni abitanti del villaggio credono di poter fare quello che vogliono» (Battaglia 2013). Bisogna poi tenere conto che le elezioni locali sono ampiamente diffuse in Cina. Secondo dati ufficiali datati 2013, il 98% dei 589 mila villaggi cinesi hanno comitati locali eletti democraticamente (Corvetti 2014).
Infine un aggiornamento dalle decisioni prese dal Terzo plenum alla fine del 2013. In merito alla questione urbano-rurale, si è deciso di favorire il processo di urbanizzazione, promuovendo l’uguaglianza giuridica dei residenti rurali e di quelli urbani. Le nuove disposizioni intendono espandere il diritto d’uso della terra dei contadini in modo da renderli giuridicamente più forti contro gli espropri abusivi da parte delle amministrazioni locali. Oltre a ciò, si prevede un rafforzamento del diritto d’uso della terra che dovrebbe comprendere anche maggiori possibilità di profitto per i contadini che decidano di affittare la terra per usi non agricoli. Inoltre, i contadini potrebbero proporsi come azionisti nelle operazioni di industrializzazione delle zone rurali, stimolando, in questo modo, anche un processo di industrializzazione dell’attività agricola e incentivando il flusso di investimenti privati (Congiu 2013).
Note
1. Di lotta di classe sembra che ne parli sovente la redazione del Manifesto a cena o in qualche altra riunione conviviale.Bibliografia
Battaglia. Gabriele 2013. Cina, la democrazia fragile di Wukan. Perché l'esperimento nel villaggio delle rivolte contadine è fallito. 15 Febbraio 2013
Chan, Anita 2004. La condition ouvrière en Chine: les signes d’une évolution, Perspectives chinoises, n°86, 2004.
Chinese authorities 2008. Chinese authorities issue rules on misuse of police in handling mass incidents, Xinhua, 25 luglio 2008.
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Cineresie 2012. Land grabbing a casa propria: una lettura dal campo, 28 febbraio 2012.
Cocco Michelangelo 2011. La rivolta di Wukan ha «vinto», Il manifesto, 24/12/2011.Congiu, Francesca 2013. «Due sistemi politici un ’ economia »: autoritarismo cinese edemocrazia taiwanese alle prese con il neoliberismo, in Il drago cinese e l’aquila americana sullo scacchiere asiatico, (a cura di Torri, Michelguglielmo; Mocci, Nicola), Asia Maior - Osservatorio italiano sull’Asia, pp-339-368, 2013
Corvetti, Ernesto 2014. Cina, il flop della democrazia di Wukan, Lettera 43, 23 Gennaio 2014.
Franceschini, Ivan 2010. Il miracoloso “risveglio” dei lavoratori cinesi e la curiosa baldanza dei media, 19 giugno 2010
Facchin, Tommaso 2011. Cosa ci insegna Wukan? Un editoriale dal Quotidiano del Popolo, 23 dicembre 2011; Zhang Tie, “Che cosa c’insegna la risoluzione della situazione a Wukan”.
Fardella, Enrico; Vignoli, Valentina e Beauchamp-Mustafag, Nathan 2012. Quanto sono soddisfatti i cittadini cinesi? Cineresie, 16 aprile 2012.
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Franceschini, Ivan 2011. La Cina oggi: società armoniosa o vulcano sociale?, Cineresie, 19 maggio 2011.
Ho-fung Hung 2011. Protest with Chinese Characteristics: Demonstrations, Riots, and Petitions in the Mid-Qing Dynasty, Columbia University press.
Ho-fung Hung 2012. South China’s Protests Are Not as Subversive as Many Think, 24 Gennaio 2012.
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Huanxin, Zhao 2007. Farmers' protests drop 20% last year , China Daily, 31 Gennaio 2007.
Ng, Teddy 2014. Suspicion clouds Wukan leader's 'bribery', SCMP, 20 March 2014.
Paper 2007. China's Party paper tells local governments to restrain from force when dealing with protests, Xinhua, 23 marzo 2007.
Police heads 2007. Police heads mishandling "mass incidents" face sacking, Xinhua, 01-05-2007.
Pieranni, Simone 2013. E li chiamano “incidenti di massa”, il Manifesto, 23.4.2013.
Police heads 2007. Police heads mishandling "mass incidents" face sacking, Xinhua, 01-05-2007.
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Sisci, Francesco 2006b. La rivoluzione cinese per tutti e per nessuno (II parte), Comedonchisciotte, 22/03/2006.
Sisci, Francesco 2006a. La Cina si dirige verso un'"Allarme rosso" sociale? (I parte) Comedonchisciotte, 21/03/2006.
Smith, Brendan; Brecher,Jeremy; Costello, Tim 2006. China's Emerging Labor Movement, Zspace, 9 Ottobre 2006.
Whyte M. K. 2010. Myth of a Social Volcano: Perceptions of Inequality and Distributive Injustice in Contemporary China. Stanford, CA: Stanford University Press; 2010.
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