Benvenuti

Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

mercoledì 31 luglio 2013

8.17: Sindacati liberi?

8. La schiavitù in fabbrica…ma dove?


Nota: L'iconografia di questa pagina è tratta in gran parte dalla guerra civile spagnola. La lotta che il Fronte Popolare antifascista chiedeva ai lavoratori e ai sindacati era quella di aiutare la produzione per sconfiggere i fascisti. Anche questa è lotta classe in realtà molto più avanzata della mera lotta economicista a cui gli "operaisti" senza operai vorrebbero ridurla. La lotta della Cina per riemergere dal secolo dell'umiliazione è attualmente il fronte più avanzato della lotta di classe a livello mondiale.


Scrive Domenico Losurdo a proposito del sindacato cinese che supera la logica grettamente corporativa:
Nel grande paese asiatico ogni anno tra i 10 e i 15 milioni di abitanti abbandonano la campagna (sovraffollata e ancora appesantita dall’arretratezza) per stabilirsi nelle città (comprese le nuove città che crescono dal nulla): in queste condizioni, anche la CGIL del grande Di Vittorio avrebbe messo l’accento sul posto di lavoro e dunque sull’espansione dell’economia. E comunque – si lamenta «Wall Street Journal–Europe» del 6 giugno 2007 – «da diversi anni i salari cinesi crescono ininterrottamente al ritmo annuale del 10% per cento». Il tasso di crescita tende a conoscere un’ulteriore accelerazione: a causa anche del netto miglioramento delle condizioni di vita nelle campagne, ora gli emigrati «si attendono salari più alti del 16% rispetto all’anno precedente» ed esigono e riescono a strappare anche benefici e miglioramenti ulteriori. Ancora più impressionanti sono i dati riportati dal settimanale tedesco «Die Zeit» del 18 ottobre, in un articolo di Georg Blume: «Attualmente, i salari più bassi crescono del 30% all’anno, mentre il reddito medio cresce del 14%, e dunque ben più rapidamente di un’economia che pure si sviluppa in modo dinamico». E’ vero, il costo del lavoro aumenta più lentamente, ma solo a causa del rapido sviluppo della produttività. A ben guardare, pur con tutti i suoi limiti e ritardi, il sindacato ufficiale cinese si rivela nettamente più maturo dei suoi critici (anche quelli di «sinistra»): chiama la classe operaia a non rinchiudersi in un gretto corporativismo, per essere invece la protagonista del processo di industrializzazione e modernizzazione del gigantesco paese asiatico nel suo complesso, la protagonista della lotta nazionale per l’acquisizione delle tecnologie più avanzate, in modo non solo da rafforzare l’indipendenza della Cina ma anche da spezzare il monopolio in questo campo finora detenuto dall’Occidente. E’ anche grazie all’incrinarsi di tale monopolio e alla possibilità di accedere ai prodotti industriali sempre più sofisticati e alla tecnologia in rapido sviluppo della Repubblica Popolare Cinese che paesi come Cuba e Venezuela sono in grado di resistere alla politica di strangolamento economico messa in atto da Washington. Lo sanno bene i circoli imperialisti maggiormente impegnati nella politica di isolamento del gigante asiatico: è attraverso questo isolamento che passano la riaffermazione della dottrina Monroe in America latina e l’imposizione dell’egemonia statunitense nel mondo. 
(Losurdo 2007).

Chi siamo

Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.