Benvenuti

Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

martedì 29 gennaio 2013

8.4: Schiavitù, lavoro minorile e incidenti sul lavoro

 8. La schiavitù in fabbrica…ma dove?




Troppo spesso si continua ad associare il lavoro minorile con le forme estreme di sfruttamento presenti nei paesi in via di sviluppo. Bisogna invece comprendere che il problema della negazione dei diritti dei minori non riguarda soltanto paesi lontani, ma tocca anche noi. Per questo abbiamo insistito molto perché venisse riconsiderato con attenzione anche in Italia.
Sergio Cofferati (Cofferati 2000).

Con queste parole l’ex segretario della CGIL introduceva un libro sul lavoro minorile in Italia che interessa ancora qualcosa come 400.000 bambini ossia il quasi il 10% della popolazione in età infantile[1]. Basterebbe poi citare una inchiesta di qualche anno fa, tra i lavoratori schiavi immigrati in Puglia[2] di Fabrizio Gatti (Gatti 2006), comparsa sull’Espresso, per vedere come il problema della schiavitù sia presente senz’altro in Italia. (Pleuteri 2006).

Nel 2007 dopo la sparizione di un ragazzo sedicenne (dunque in età da lavoro) la polizia cinese ha eseguito un'indagine a tappeto in un paio di regioni tra le più arretrate del paese. Il 22 giugno 2007, 359 persone, inclusi 12 ragazzi con meno di 16 anni, erano state liberate dai forni per mattoni illegali nello Shanxi e la polizia aveva arrestato 38 persone. Nell’Henan, in quattro giorni durante i quali più di 35.000 poliziotti hanno ispezionato 7500 forni, sono state liberate 217 persone, inclusi 29 ragazzi non ancora in età da lavoro. Più di 30 capi-forno e impiegati sono finiti sotto giudizio in relazione allo scandalo del lavoro coatto. Le accuse comprendono la coercizione al lavoro in condizioni indicibili e lesioni intenzionali (Lavoro coatto 2008).
L’Alto Comitato del Congresso Nazionale del Popolo (NPC), organo legislativo della Cina, il 29 giugno 2007 ha adottato la Legge sui contratti di lavoro che, al fine di facilitare la difesa dei lavoratori, prevede l’obbligatorietà dei contratti per iscritto. Con la nuova legge, se i datori di lavoro non sigleranno un contratto scritto con i loro dipendenti entro un anno dall’inizio del lavoro, questi saranno considerati contrattualizzati a tempo indeterminato. “I datori di lavoro non dovrebbero costringere i loro dipendenti al lavoro straordinario, e i dipendenti potranno porre termine al contratto senza il dovuto preavviso se sono costretti a lavorare sotto violenza, minaccia o restrizione delle libertà personali”, recita la legge entrata in vigore il 1 gennaio 2008.

Lo scandalo è stato enorme con una copertura mediatica fortissima il che testimonia dell’eccezionalità dell’avvenimento. Mentre in Occidente si pensa che questa sia la norma con frotte di bambini schiavi, confondendo spesso la Cina con il Bangaladesh o l’India, quando l’età per andare al lavoro in Cina è 16 anni contro i 15 dell’Italia, quando in Cina l’obbligo scolastico a 15 anni è stato introdotto 10 anni prima che in Italia e i ragazzi sono scolarizzati al 99,1%.

Da notare che il governo ha preso molto sul serio la cosa mobilitando 35.000 poliziotti setacciando in lungo e in largo due intere regioni delle dimensioni di uno Stato europeo. Xi'an, la maggiore città del Nord-Ovest ha chiuso le agenzie di collocamento attorno alle stazioni ferroviarie che erano fortemente indiziate per il reclutamento di lavoro nelle fornaci spesso illegali di mattoni, che se non fornivano lavoro schiavistico lo fornivano in nero e non protetto. Il governo provinciale dello Shanxi ha addirittura messo al bando per le costruzioni di edifici pubblici i mattoni fatti con argilla provenienti dai terreni arabili che sono stati sostituiti da blocchi "environment-friendly” fatti con materiale di recupero. La decisione è stata presa per portare un attacco al circuito dello sfruttamento del lavoro coatto (China strikes 2007). Si tratta comunque di ragazzi con problemi di ritardo mentale che spesso le stesse famiglie in generale affidano ai fabbricanti di mattoni nelle zone più povere del paese. Una storia di miseria insomma. Ma il  governo intende sradicare questa moderna schiavitù ci dice il giornalista Mitch Moxley (Moxley 2011).

La metafora della schiavitù: ha una risonanza potente proprio perché la storia della vera schiavitù è terribile. L'Oxford English Dictionary definisce lo schiavo come qualcuno 'che è di proprietà e interamente soggetto ad un'altra persona, sia per cattura, acquisto o dalla nascita; è stato utilizzato completamente Chiamata spossessato di libertà e di diritti personali. Oggi, la metafora della schiavitù è usata per descrivere qualcosa di molto diverso da ciò. Perché? Poiché il termine di schiavitù, come altri termini quali Olocausto e genocidio hanno  acquisto una potente valenza morale. E in tempi di informazione gridata, molti sentono la tentazione di usare parole altamente cariche moralmente al fine di ricevere attenzione per le proprie idee oppure per le proprie campagne propagandistiche.


La schiavitù in Cina non si ricorda nemmeno nei tempi antichi. "Se la Cina è davvero un "campo di lavoro quasi forzato", dove le multinazionali estraggono fino all'ultima goccia di sangue del lavoratore, è strano che non ci siano grandi reazioni, inclusa la contestazione del potere del PCC. Le rivolte recenti in Cina sono molto più legate ai problemi dello sviluppo, alla contaminazione delle fonti idriche, alle infrastrutture che occupano aree agricole che non con l"eccesso di lavoro sottopagato". Così è bene chiedersi quando si parla di sfruttamento in Cina, il lavoratore medio cinese vive meglio o peggio oggi rispetto a 30 anni fa" (Jabbour 2007). Si vuole che i comunisti cinesi facciano da sbirri per le aziende di proprietà straniera (e qui rimando al capitolo sui diritti dei lavoratori). A parte che il salario minimo di queste aziende è superiore del 20% a quelle nazionali ma anche il salario medio che nel 2003 risultava essere di 36.000 RMB, superiore di oltre il 40% rispetto alla media degli stipendi della costa orientale che sono anche i più alti della Cina. Oggi uno stipendio medio di alcune multinazionali, a parità di capacità d’acquisto, non è dissimile da uno stipendio italiano (Salary 2005). Francesco Piccioni afferma: "Ora che l’industria cinese ha conquistato un posto di rilievo nell’economia globale, però, si pone l’esigenza di sviluppare un mercato interno, potenzialmente vastissimo. Che in alcune zone e settori, del resto, vanta già performance discrete: il salario di un metalmeccanico «ufficiale», ovvero della grande industria, viaggia ormai sui 250 euro mensili, con un potere d’acquisto reale equivalente o superiore al suo corrispettivo, qui da noi, in Fiat" (Piccioni 2005). Eravamo ancora nel 2005.

Ma come per il lavoro minorile per cercare la schiavitù non si dovrebbe fare poi molta strada:
"Non c'è limite alla vergogna nel triangolo degli schiavi. Il caporale vuole una ragazza da far violentare dal padrone. Questo è il prezzo della manodopera nel cuore della Puglia. Un triangolo senza legge che copre quasi tutta la provincia di Foggia. Da Cerignola a Candela e su, più a Nord, fin oltre San Severo. Nella regione progressista di Nichi Vendola. A mezz'ora dalle spiagge del Gargano. Nella terra di Giuseppe Di Vittorio, eroe delle lotte sindacali e storico segretario della Cgil. Lungo la via che porta i pellegrini al megasantuario di San Giovanni Rotondo. Una settimana da infiltrato tra gli schiavi è un viaggio al di là di ogni disumana previsione. Ma non ci sono alternative per guardare da vicino l'orrore che gli immigrati devono sopportare."

Incidenti sul lavoro

Il lavoro in miniera è molto pericoloso ovunque. A Marcinelle 
in Belgio nel 1956 ci furono 262 vittime  nelle maggior 
parte emigranti tra cui 136 italiani. In Cina nel 1942 in un 
solo incidente morirono 1.549 minatori.


Tra l’altro mentre in Italia ci sono i notori problemi per gli incidenti sul lavoro questi in Cina sono diminuiti negli ultimi anni. Nel 2007 si sono avuti il 21,9% degli incidenti in meno ed è diminuito del 13,8% il bilancio de morti (Travail 2007). lNel 2012 sono diminuiti del 3,1% rispetto all'anno precedente. Gli incidenti in Cina avvengono in molti casi nelle miniere, dato che la Cina produce gran parte della sua energia attraverso il carbone. Come ben sanno gli immigrati italiani che spesso andavano a fare i minatori all’estero, il lavoro in miniera è tra i più pericolosi. In Sudafrica, che è il primo produttore di oro, gli incidenti in miniera sono altrettanto disastrosi che in Cina. La mortalità dei minatori, nella stragrande maggioranza neri, anche in Sudafrica è altissima. Perché, come nella Elandrsand, la manutenzione e l'ammodernamento di pozzi che si devono scavare sempre più in profondità - fino a 4000 metri sotto terra - è scarsa, se non nulla, e perché per non perdere profitti si lavora 24 ore su 24. Per un salario medio di 2500 rand, più o meno 250 euro (Matteuzzi 2008).

In Cina spesso gli incidenti avvengono in miniere abbandonate perché poco sicure, ma che vengono sfruttate abusivamente. Infatti, sono state chiuse 11.000 piccole miniere di carbone perché al di sotto degli standard di sicurezza e produttività. Sono state dimezzate, nel biennio 2008-2009, le miniere di carbone nella provincia dello Shanxi, nel nord della Cina. Il provvedimento è stato indirizzato ad aumentare la sicurezza e dar vita a pochi grandi gruppi minerari. Le miniere nella zona sono passate da 2.840 a 1.414, ma la produzione dovrebbe mantenersi sugli stessi livelli. Sono state 903 le vittime nelle miniere in tre mesi nel 2008[5]. Gli incidenti mortali nel 2008 sono diminuiti del 15% e le autorità per la sicurezza sul lavoro hanno annunciato la chiusura di circa 1000 piccole miniere di carbone per “capacità obsoleta” e ragioni di sicurezza (Whitney Jr. 2009)

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stimava fino al 2006 che il tasso annuo di mortalità sul posto di lavoro in Cina fosse di 11,1 ogni 100.000 lavoratori, rispetto al tasso di 2,19 per 100.000 negli Stati Uniti. Ma oggi la situazione è molto migliorata. Secondo il governo, circa il 74 per cento degli gravi incidenti industriali e delle imprese minerarie si è verificato nel settore privato (Tucker 2007).

Se facciamo il raffronto con la situazione in India scopriamo che:
Minatori soccorrono un collega 
Di miniere e soprattutto cave informali ce ne sono a migliaia, che sfuggono a ogni controllo pubblico. Non hanno nessuna misura di protezione ambientale e, quanto al lavoro, il settore è simbolo della fatica inumana di adulti e bambini, spesso in condizioni di semischiavitù per debiti e con salari di meno di un dollaro al giorno per gli uomini e la metà per le donne, ancor meno per i bambini. Niente toilettes, niente acqua a disposizione, niente protezione antinfortunistica. Nelle miniere di Makrana c'è in media un morto al giorno per incidenti, tre se si mette nel conto anche chi si ammala di silicosi e tubercolosi. L'estrazione intensiva di arenaria, marmo e altri minerali ha convertito la bassa catena montuosa degli Aravalli - «area ecologicamente sensibile» dal 1992 - in una desolata landa rocciosa. L'erosione dei suoli è ovunque, il ricarico delle acqua di falda è diminuito, i letti dei fiumi sono pieni di sabbia. Nei villaggi vicini alle cave la scarsità di acqua è acuta e la falda si abbassa via via. I residui minerari continuano a far danno dopo anni dalla chiusura di una miniera (Correggia 2009).
Già nel 2005 il Comitato permanente della Assemblea Popolare aveva dedicato riunioni straordinarie all’argomento sicurezza ospitando 60 forum di discussione, organizzando avvocati che hanno condotto studi sul posto di lavoro in più di 70 aziende e 30 miniere. Hanno chiuso 5.243 miniere illegali (NPC 2006). Infatti gli incidenti succedono spesso in miniere abbandonate sfruttate illegalmente. Ad esempio il Quotidiano del Popolo riportava che il governo aveva ordinato la chiusura di un miniera per ben sette volte prima della chiusura ma il proprietario ha ignorato l’ordine (Griswold 2002). "La nostra passata esperienza mostra che la tracuratezza dei doveri e delle norma è sempre dietro ai maggiori incidenti. I magistrati doverebbero imparare ad sulla negligenza dei funzionari quando i maggiori incidenti sono esposti dai media” (China strikes 2007). Comunque noi in Italia siamo gli ultimi a poter dare lezioni sulla sicurezza del lavoro.

Il sistema di supervisione sulla sicurezza sul lavoro è stato messo in piedi dai cinesi nel 1993. Alla fine del 2001, in Cina c’erano 3.174 agenzie di supervisione della sicurezza sul lavoro, con 40.000 ispettori. Gli ispettorati dipendono dal governo locale per il loro finanziamento e sono gestiti dall'ufficio del lavoro locale. Le norme sull'ispezione del lavoro obbligano queste agenzie a sollecitare il punto di vista dei sindacati e di altri "servizi competenti" (Consiglio di Stato, 2004, regolamenti in materia di ispezione del lavoro, l'articolo 7). Il sindacato ACFTU ha una propria rete di controllo e comitati di ispezione del lavoro a vari livelli. Secondo l'ACFTU quasi un quarto di tutte le aziende e delle organizzazioni aveva 'commissioni d'esame e controllo sulla protezione del lavoro', con 1.621.000 ispettori per la protezione del lavoro nel 2006, che coprivano oltre il 40% della forza lavoro, mentre un terzo delle organizzazioni sindacali di livello superiore aveva anche il 'controllo della protezione del lavoro e delle organizzazioni esaminatrici'. Nel complesso, le organizzazioni sindacali a tutti i livelli hanno partecipato alla conduzione di 2.301.000 ispezioni sulla sicurezza nel 2006 (Clarke e Pringle 2009).
Occorre anche sottolineare l’elemento strumentale di coloro che piagnucolano sulla “schiavitù” in Cina. In generale è gente che si lamenta della presenza del sindacato in Italia e denuncia la presunta schiavitù del paese asiatico solo per mettere i bastoni tra le ruote alle merci di produzione cinese. D’altra parte certe condizioni di lavoro sono il risultato di anni di lotte dei lavoratori nei paesi avanzati, mentre le aziende spesso impongono ai paesi delocalizzati le vecchie condizioni definite “valori tradizionali dell’impresa”: "Tutto si regge su un'ipocrisia che non può durare all'infinito e che non riesce già ora a nascondere del tutto il fatto che l'Occidente criminalizza processi di crescita industriale "selvaggia" altrui che esso ha usato invece impunemente per decenni e che solo le lotte dei suoi lavoratori hanno reso meno disumani, e che le sue aziende leader continuano ad usare in tutte le imprese delocalizzate e ad imporre ai loro fornitori stranieri"(Marconi 2007).




Intervista a Giovganni Arrighi in cui parla anche dell'aspetto 
protezionista dei sindacati del nord del mondo


Dumping  sociale

Spesso la polemica è sul “dumping sociale” sulle condizioni di lavoro "ingiuste" mantengono basso il costo del lavoro e dunque rendono i prodotti cinesi "ingiustamente" competitivi. (…) L’argomentazione del dumping sociale viene così utilizzata frequentemente per richiedere che l’apertura dei commerci con la Cina sia accompagnata da un’armonizzazione delle condizioni di lavoro a standard internazionali. Questa richiesta che unisce in un’improbabile alleanza i produttori di calzature, in difesa delle loro aziende, e i no global, in difesa dei diritti dei lavoratori nei paesi poveri. E’ stato davvero commovente vedere la sostanziale concordanza di vedute tra “economisti” che sarebbe più corretto definire fiscalisti specializzati in evasione fiscale come Tremonti e barricadieri “comunisti” istuzionalizzati come Bertinotti nella trasmissione televisiva Annozero.
Anno

Estrazione carbone 
(in mgliardi di tonnellate)
Morti
2001
1,11

2002
1,42
4.344
2003
1,61
2004
2,01
3.639
2005
2,14
3.341
2006
2,38

2007
2,52

2008
2,72
3.200
2009
2,92
2.550
2011

1,970
(Fu Huayou 2009,  Chen Xin and Zhi Yun 2012). Nei primi sei mesi del 2012 gli incidenti erano diminuiti del 33,5 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e i morti del 32%.

Queste obbiezioni: "..non tengono conto del contesto socio economico in cui si innesta il problema. (…) al fatto che grande povertà, una riserva infinita di braccia e una produttività più bassa inducano i lavoratori cinesi a lavorare per un salario bassissimo e in condizioni spesso precarie? Se teniamo conto che l’ingresso di Cina, India e Russia sul mercato internazionale ha di fatto raddoppiato la forza lavoro mondiale, non è difficile dare una risposta" (Barba Navaretti 2005). Si deve aggiungere che oggi i salari non sono poi così bassi.

Se ci si pone da un punto di vista etico non si può tenere conto della volontà dei lavoratori cinesi o di altri paesi in via di sviluppo. E’ del tutto ovvio che le condizioni di lavoro hanno subito una evoluzione anche nei paesi occidentali avanzati. La Cina sta facendo in pochi anni quello che i paesi avanzati hanno fatto in due secoli: "La risposta può essere data solo tenendo conto del punto di vista dei lavoratori cinesi. Il problema è che le condizioni di lavoro nelle imprese esportatrici sono spesso migliori di ogni altra alternativa disponibile. Dunque, l’obiettivo condivisibile di migliorare le condizioni dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo, se venisse tradotto in misure protezionistiche, avrebbe il solo effetto di aumentare la povertà di quei lavoratori, che probabilmente perderebbero la migliore opportunità di impiego possibile nella loro economia." (Barba Navaretti 2005).


Gli interventi contro le condizioni di lavoro nei paesi in via di sviluppo quando non nascondano malevoli intenzioni protezioniste spesso, quando apllicati, portano a conseguenza che sono peggiori del male. Nel 1993 il senatore Tom Harkins propose una legge che vietasse l’importazione di beni prodotti con lavoro minorile. La conseguenza immediata della legge fu che le imprese tessili del Bangladesh licenziarono tra trenta e quarantamila bambini. Tre anni dopo, Oxfam condusse un’inchiesta per scoprire cosa era successo a questi bambini. Trovò che circa diecimila erano tornati a scuola, ma gli altri avevano trovato lavori ancora peggiori, compresa la prostituzione (Barba Navaretti 2005).



Cina

Italia

India

Brasile

Germania
16 anni

15 anni

al di sotto dei 14 anni proibite attività pericolose, al di sotto dei 12 divieto assoluto
14 anni, apprendistato a 12

15 anni
Età legale di accesso al lavoro

E’ stato proprio il ministro indiano per lo sviluppo del bambino e della donna che ha dichiarato l'opportunità di permettere ai minori attività tradizionali come la tessitura dei tappeti nelle imprese familiari, che fanno parte del sistema di trasmissione delle arti e dei mestieri da una generazione all'altra, attraverso lo strumento del lavoro. Secondo il ministro, l'India dovrebbe valorizzare la propria cultura e fare sentire la propria voce a livello internazionale, dove spesso si elaborano normative indifferenti alle situazioni locali dei vari paesi. Secondo il ministro di fronte a paesi anche avanzati che reclutano minori per gare sportive ribadisce il diritto ad imparare una professione che normative come quelle che vietano di vendere beni prodotti da manodopera minorile rischiano di negare ai giovani indiani (Abolizione. 2006).

Dobbiamo però mettere il cuore in pace su una cosa: la situazione migliorerà solo con l’aumento dei redditi e questi aumenteranno solo con la conquista di quote di mercato:
I paesi in via di sviluppo, da parte loro, sono molto attenti al rischio che l’argomento del dumping sociale sia utilizzato a fini protezionistici. è infatti emblematico che l’elenco dei quattro standard minimi dei lavoratori condiviso dalla comunità internazionale e messo a punto dall’International Labor Organization, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi del lavoro, e dall’Ocse includa solo libertà di associazione, diritto di formare un sindacato, proibizione del lavoro forzato, definizione di un’età minima per lavorare e divieto di discriminare i lavoratori. Garanzie di condizioni di lavoro accettabili, dal salario minimo a un numero massimo di ore di lavoro non sono incluse.Allo stesso modo, i paesi in via di sviluppo si sono fieramente opposti all’apertura di un negoziato sull’armonizzazione delle condizioni di lavoro nell’ambito della World Trade Organization e dunque a legare esplicitamente le condizioni dei lavoratori alle regole del commercio internazionale. Il nodo della questione è che le condizioni dei lavoratori dei paesi poveri possono solo migliorare attraverso una crescita del reddito e dunque attraverso la (da noi) temuta conquista di quote crescenti sui mercati internazionali di prodotti ad alta intensità di lavoro. Se si vuole eliminare la povertà nel mondo, o comunque ridurla in modo sginificativo che è l’obiettivo del nostro secolo: Non è dunque pensabile chiedere l’applicazione di standard che rischiano di eliminare il solo vantaggio comparato dei poveri nell’economia mondiale: lavorare per un basso salario. (Barba Navaretti 2005).
L’esempio è la Cina dove sono già stati superati gli obbiettivi del millennio riducendo la povertà dal 77% al 7%.
ll sindacato dell'Henan Electricity Company tiene uno stage sulla sicurezza 
sul lavoro. L'anno scorso sono diminuiti del 3,1% gli incidenti a livello
 nazionale.

Per Veritè, un'organizzazione Americana, i problemi più comuni alla Cina sono la sicurezza sul lavoro, i salari, l’orario di lavoro e la libertà di organizzazione sindacale. Occorre dire che l’indagine è stata fatta prima dell’introduzione del nuovo codice del lavoro. Eccesso di ore e paghe inferiori al minimo  per ore regolari sono specialmente frequenti. Le violazioni delle leggi vigenti sono alte per quanto riguarda la salubrità e la sicurezza sul lavoro, e sono particolarmente serie nell’industria delle costruzioni e nel settore minerario. Nel settore minerario il livello di morti è 10 volte quello USA. Ovviamente si dovranno comparare con altri stati in via di sviluppo. In Brasile ad esempio i problemi maggiori sono il lavoro forzato, e la disparità di trattamento tra uomo e donna assieme alla sicurezza sul lavoro. Migliaia di lavoratori dell’agricoltura finiscono i schiavitù per debiti, attraverso rapimenti e altri mezzi.

Lavoro infantile

"In Cina non ci sono quei nugoli di bambini mendicanti che sono una componente del paesaggio e delle strade in molte città del Terzo Mondo. È stato praticamente eliminato il lavoro minorile. A questo proposito l'Organizzazione Internazionale del Lavoro mette in evidenza la Cina e il Brasile come  paesi modello. Questo contrasta sorprendentemente con l'India, dove (ci sono) 1,2 milioni di bambini dediti alla prostituzione" (Vandepitte 2013) .
L’India oltre ad avere tutti i problemi della Cina ha 65 milioni di schiavi a vari livelli molti dei quali della casta Dalit. sono circa 100 milioni di bambini che lavorano da 5 a 14 anni, di cui almeno 12 milioni e seicentomila a tempo pieno. L’Indonesia è ricordata per il lavoro infantile. Nelle miniere ovviamente la sicurezza è bassa come nella pesca. In Messico forse c’è la libertà di costruire sindacati che però sono poi vietati dalle aziende. Un quarto del mondo lavorativo è in settori del tutto privi di sindacati. Fare il sindacalista è pericoloso e si rischiano aggressioni e licenziamenti. Il lavoro minorile è comune, sfruttamento nelle aziende situate vicine al confine americano e vocate all’export, discriminazioni nei confronti delle partorienti. Nelle Filippine è comune il lavoro minorile. 4 milioni di minori tra i 5 e i 17 anni lavorano e più della metà in lavori rischiosi. La media dello stipendio delle donne è la metà di quello degli uomini. Il Sud Africa governato per altro dall'ANC con una forte presenza comunista (40% dei deputati in parlamento) è considerato a rischio moderato per le condizioni di lavoro ma ha il problema del lavoro minorile. Si considera che ci sia il 36% del lavoro minorile i alcuni settori. Lo Sri Lanka oltre ai problemi che ha la Cina ha problemi in particolare sulla sicurezza del lavoro. Uno studio dice che il 60% dei lavoratori dei mulini per il grano e le spezie abbia perso le dita in incidenti e/o contratto malattie della pelle. Scarsità estrema di sicurezza sul lavoro con uscite chiuse a chiave nelle officine. (Labor conditions 2008)

E’ significativo comunque che alla Cina non venga imputato né il lavoro infantile né il lavoro forzato. Naturalmente ci sarebbe da riflettere su come considerare il “lavoro sottopagato” (relatiovamente a cosa?) oppure la “libertà sindacale” che hanno alcuni paesi liberali ma in un contesto i cui è impossibile ad esercitarsi. La maggior parte dei paesi del mondo (in particolare del terzo mondo) si oppone a mettere un legame tra diritti umani, diritti dei lavoratori e il commercio tra stati (Wong e Bernard 2001). Questo legame infatti configurerebbe una sorta di imperialismo del lavoro in cui i paesi sviluppati imporrebbero condizioni impossibile alle aziende dei paesi in via di sviluppo.

Note
[1] Il lavoro minorile è presente anche nei paesi avanzati e non solamente per effetto dei rom e degli immigrati. I minori di nazionalità italiana sono: "il 3,1% del totale dei minori compresi in quella fascia di età, rappresentando un’incidenza non trascurabile se confrontata con le statistiche internazionali fornite dall’ILO che collocano l’Italia ben oltre la media europea dell’1,5%, e oltre quella del 2% dei principali paesi occidentali. Altri istituti forniscono stime diverse sui minori impegnati in attività lavorative in Italia, per esempio la Fondazione del Banco di Napoli stima un totale di oltre 380.000 minori mentre l’IRES-CGIL di oltre 400.000, entrambi comprendendo anche i minori immigrati ad i rom. Come sottolineato dal rapporto CNEL 2005, le differenze delle stime in questo complesso settore sono causate dall’adozione di metodologie diverse per la rilevazione e valutazione dei dati." (Sidoli e Zanotelli 2005).
[2] Il sottotitolo recitava: Sfruttati. Sottopagati. Alloggiati in luridi tuguri. Massacrati di botte se protestano. Diario di una settimana nell'inferno. Tra i braccianti stranieri nella provincia di Foggia (Gatti 2006).

Bibliografia

Abolizione. 2006. India: ministro contrario all'abolizione assoluta del lavoro minorile, Indian Express, 19/11/2006
Barba Navaretti, Giorgio. 2005. Questione morale e competitività della Cina. La Voce, 28.10.2005
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1824.html
Chen Xin and Zhi Yun 2012. China's mines still risky. China Daily 25 bluglio 2812 
China strikes 2007. China strikes at root of brick kiln slavery, Xinhua, 21-06-2007
Clarke, Simon; Pringle, Tim 2009. Can party-led trade unions represent their members? Post-Communist Economies Vol. 21, No. 1, Marzo 2009, pp. 85–101.Cofferati, Sergio 2000Un'ingiustizia che ci riguarda.
Correggia, Marinella 2009. Miniere insostenibili. il manifesto, 18.04.2009 
Fu Huayou 2009. Quel est le degré d’insécurité des charbonnages chinois? 19 agosto 2009. 
Gatti, Fabrizio 2006. Io schiavo in Puglia. L'Espresso,1 settembre 2006
Griswold, Deirdre 2002. Private owners spur mine disasters in China, 25 Luglio 2002, Workers World newspaper.
Jabbour,  Elias  2007. O trabalhador chinês é ultraexplorado? , Vermelho.
Labor conditions 2008. Table: Global Comparisons, How China's labor conditions stack up against those of other low-cost nations www.verite.org.
Marconi, Silvio. 2007. Ipocrisie su made in Italy/made in China, 3 Ottobre 2007
Matteuzzi, Maurizio. 2008. Il paese dell'oro che guarda alla Cina. Il Manifesto.
Miniere 2008. Dimezzate in un biennio le miniere di carbone nello Shanxi, 30.9.2008 http://www.peacereporter.net/default_news.php?idn=54634
Moxley, Mitch 2011.China intenta erradicar esclavitud moderna, Rebellion.
16-01-2011 
NPC 2006. NPC & CPPCC Sessions 2006. GD Provincial People's Congress & CPPCC annual Sessions
Piccioni, Francesco 2005. La Cina cambia obiettivi: meno disparità. Il Manifesto, 01/10/2005. http://www.resistenze.org/sito/te/po/ci/poci5l03.html
Pleuteri, Lorenza 2006. Blitz contro gli schiavisti a 7 anni lavorava sui campi. La Repubblica 23 settembre 2006
Tucker, Noah 2007. How China rises. 4 Novembre 2007. 
Vandepitte, Marc 2013. La situación social en China. Perspectivas y desafíos, Rebelión, 01-08-2013
Whitney Jr. W. T. 2009. People's Weekly World Newspaper, 03/05/09
Wong, Kent and Bernard, Elaine. 2001, “Rethinking the China Campaign – A Critique of the American Labor Movement’s Stance”, China Rights Forum, Spring 2001.






























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Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.