L'alienazione
"Molti si lamentano di un lavoro noioso, ripetitivo e deprimente. Solo 8,6% degli intervistati dice di sentirsi bene con il proprio lavoro (...). Vogliono ottenere una qualifica invece di ripetere gli stessi gesti, "dice Xin Lui, che ha condotto le indagini. Questa insoddisfazione cresce la mobilità (Bari et Sankar 2012). Il lavoro nello stabilimento Foxconn di Shenzhen può essere ripetitivo, faticoso e alienante come del resto ovunque nel mondo scrive Wired. La scoperta che il lavoro non sia sempre divertente è senz'altro da ascrivere alla sinistra occidentale. A questo punto non si capisce come mai la stessa sinistra non faccia nulla per far diventare divertente il lavoro in occidente. A quanto pare quando i lavoratori intervistati sostengono di non essere lì per divertirsi ma per lavorare e di volere fare degli straordinari non esprimono un'opinione radicalmente differente semplicemente sanno che in qualsiasi società sia essa capitalistica che socialista occorre lavorare. La vecchia sinistra aveva un'etica del lavoro ("chi non lavora non mangia", lo stakhanovismo, i lavoratori modello in Cina) la nuova si basa sul "rifiuto del lavoro". Per questo finirà con l'essere emarginata anche dalla classe operaia occidentale.
Ma vediamo quanto ci dice una sociologa di Hong Kong portata in processione dalla sinistra radicale come la Madonna Pellegrina. Secondo Pun Ngai: "I media mainstream parlano di questi tragici eventi come si trattasse di una questione personale: il suicidio di un giovane laureato che sembrava aperto e gioioso è ricondotto a un problema spirituale, altri che si sono suicidati lo avrebbero fatto per problemi psicologici. Fra questi c’è un lavoratore maschio, che si sarebbe gettato dal tetto del dormitorio a causa della pressione dovuta a problemi di fertilità.(Pun Ngai 2010). Inutile dire che queste sono anche le ragioni per le quali ci si suicida in tutto il mondo compresa proprio la fertiltà. Pun Ngai addirittura intitola il suo libro sulla Foxconn "Suicide or Murder? Unraveling Apple Dream and Foxconn Suicides" (Pascucci 2012), nel quale si parla di assassinio deliberato. Se si è trattato di un assassinio deliberato come mai i suicidi sono improvvisamente cessati?
Una piscina olimpionica nei pressi del nuovo dormitorio maschile a Foxconn City. |
I tirocinanti sul balcone della IT School / IE Academy della Foxconn. |
L'inurbamento e di conseguenza il lavoro in fabbrica è andato di pari passo con la diminuzione dei suicidi. |
Un altro giovane che ha rotto con la fidanzata e ha inviato un sms alla sua famiglia annunciando che si sarebbe suicidato. Questa persona è stata finalmente trovavata prima di compiere il gesto dopo che volontari avevano setacciato Shenzhen e Shanxi. Qausi tutti i casi di suicido rigurdavano gente assunta di recente che lavoravano da poco tempo in fabbrica da un minimo di 28 giorni a un massimo di 6 mesi. Qui non si vuole assolvere a tutti i costi la Foxconn ma troviamo del tutto stravagante che per i media (ma in particolar modo per la sinistra) trovare un lavoro per di più ben pagato e con condizioni superiori agli standard medi provochi il suicido. I media inoltre non parlano del fatto che il tasso di suicidi a Foxconn è di gran lunga inferiore alla media nazionale. Secondo il rapporto di ricerca 2009 dell'Organizzazione mondiale della sanità, circa 1 milione di persone si suicidarono in tutto il mondo nel 2009, di cui il 26% in Cina. Assumendo una popolazione di 1,3 miliardi di dollari in Cina, il tasso di suicidi è di circa 20 persone ogni 100.000 persone all'anno. Questo rapporto dice che il suicidio è la quinta causa più comune di morte in Cina, e la causa più comune tra le giovani donne. Nelle aree urbane però il tasso di suicidi, come si vede dal grafico sopra, è diminuito nel periodo della riforme. L'inurbamento e di conseguenza il lavoro in fabbrica è andato di pari passo con la diminuzione dei suicidi in particolare tra le donne. Dunque come ci si doveva aspettare il miglioramento delle condizioni di vita e l'occupazione stabile nelle fabbriche hanno ridotto il tasso di suicidi.
La Biblioteca della Foxconn |
Pun Ngai comincia bene; "Vediamo il problema, invece, da un punto di vista sociologico."(Pun Ngai 2010). Ci si aspetterebbe allora come premessa una disquisizione statistica sulla rilevanza del numero dei suicidati. Si perchè un sito ripostava i commenti dei netizin cinesi. Uno studente di psicologia ad esempio rileva: "In primo luogo, in base alle statistiche, la Cina il tasso di suicidi è di 20 per ogni 100.000. Il tasso globale medio dei suicidi è di 10 per ogni 100.000, ma l'attuale tasso di suicidi Foxconn è 1 per ogni 100.000. Di conseguenza, da un punto di vista statistico non c'è nulla di anormale. Quindi, il problema di Foxconn è lo stesso problema nostro, la confusione causata dalla disparità tra gli ideali e le aspirazioni di una persona e la realtà. Ma noi non ci siamo suicidati perché abbiamo ancora il sostegno della società, abbiamo ancora parenti in grado di capirci e sostenerci nel momento in cui confidiamo in loro. Tuttavia, i dipendenti Foxconn sono in gran parte singol e vengono dalla campagna, senza parenti al loro fianco, senza buoni amici, senza mezzi efficaci di sostegno su cui confidare. Per quanto riguarda i salari di Foxconn, non sono così male come alcuni hanno sostenuto. I dipendenti della Foxconn non possono esporre i loro problemi emotivi e di non hanno sostegno da parte della società, oltre ad una incertezza nella loro vita futura. Pertanto, è facile andare agli estremi." (Mileiux 2010). Beh sembra un'analisi ponderata della situazione che viene dopo l'avere rilevato che i suicidi erano un ventesimo di ciò che avrebbero dovuto essere. Quando Pun Ngai è venuta al convegno di Venezia su I paradossi cinesi come paradigma della contemporaneità, si è creato immediatamente un grandissimo equivoco. La ricercatrice cinese sosteneva che le condizioni di lavoro alla Foxconn non sono affatto malvagie: "A Shenzhen, il salario comune di un operaio è tra i 1000 e i 1500 RMB, quello della Foxconn tra i 1500 e i 2000, ovvero fondamentalmente più alto; le condizioni lavorative e la gestione sono leggermente migliori, e per questo, se in altre imprese più piccole c’è il problema di trovare operai, alla Foxconn ogni mattina alle 5.30 c’è gente che fa la fila per entrare in fabbrica."(Pun Ngai 2010). In effetti tutti i giorni 8.000 persone ogni giorno chiedono di essere assunte dal colosso taiwanese che ha preannunciato che l'attuale stipendio medio, attorno ai 4000 RMB, diventerà lo stipendio minimo entro la fine del 2013. Dopo gli straordinari legali, che tutti i lavoratori intendono fare .potrebbe diventare tranquillamente sui 6/7 mila RMB ossia in termini di capacità d'acquisto oltre 1.500 dollari che per lavoratori dequalificati o semiqualificati non è affatto male. Più di un coetaneo apprendista in Italia per non parlare di uno stagista aspirerebbe ad un tale stipendio.
Un giornalista di Wired ci mostra Foxconn City in cui viene accompagnato da personale dell'azienda::"I miei ospiti sono veloci a prospettare analogie con il college: Le cucine e la sale mensa sono "come una food court del college." Le stanze residenziali, dove fino a otto lavoratori condividono camere con circa le dimensioni di un garage per due auto, sono "come dormitori universitari." le strade e i viali nelle parti meno industriali del campus sono come i passeggi nei "centri commerciali "...."Con tutto il loro atteggiamento difensivo, le mie guide non sono lontano dalla realtà. I viali di certo sono più simili a un campus universitario che gli squallidi canyon di cemento della architettura comunista quale mi aspettavo di trovare. Certo, i marciapiedi sono un po' consunti con crepe, e la segnaletica a volte è più arrugginita dei college della Ivy League. Ma generalmente tutto è pulito. I lavoratori passeggiano sui marciapiedi chiacchierando e ridendo, fumando insieme sotto gli alberi, amabili come un qualsiasi gruppo di operai nel primo mondo... il campus è pieno di alberi, piscine e caffè " Il giornalista di Wired continua chiedendo lumi alla sua guida che ha visitato parecchie di fabbriche di Shenzhen nel corso degli anni. "Gli chiedo della Foxconn, e lui fa eco a ciò che ho sentito da altri: Qualunque problema abbia Foxconn è ancora uno dei posti migliori per lavorare della zona. "In termini di infrastrutture, Foxconn è di gran lunga la migliore fabbrica in Cina," dice."(Johnson 2011)
Il giornalista americano fa un'osservazione importante: "Nella parte della nostra mente dove noi americani possediamo un'immagine di ciò che una fabbrica asiatica possa essere, ci sono due visioni in competizione: campi fluorescenti di cinguettanti macchine automatiche guidate da tecnici in abiti lindi, o lavoratori a piedi nudi piegati su lunghe tavole di legno in soffocanti camere annebbiate dai fumi delle saldatrici.
L'epico murales di Thomas Hart Benton rende bene come si guardi
dall'Occidente alle fabbriche cinesi. Sebbene gli oggetti che provengano
da quel paese indichino una scenografia del tutto diversa.
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Ma quando pensiamo alla "fabbrica cinese", spesso ci immaginiamo la seconda. Alcuni negli USA -e qui forse dovrei smettere di parlare in termini generali e semplicemente fare riferimento al mio pensiero nascosto- hanno il sospetto colpevole che i prodotti che acquistiamo dalla Cina, anche quelli realizzati per le aziende americane, arrivino da noi a scapito di lavoratori sottopagati e oppressi."(Johnson 2011).
In effetti il giornalista coglie nel segno. I prodotti ellettronici che noi maneggiamo ogni giorno non possono uscire che da fabbriche ascettiche ma siccome sono fatti in Cina allora ci saranno operai alla catena che dormono sotto macchine delle catene di montaggio in un ambiente avvelenato dai miasmi delle lavorazioni. E' la nostra visione ad essere avvelenata dai desideri protezionistici e socialimperialisti (vedremo in un prossimo blog cosa intendiamo con una tale espressione) che noi chiamiamo pudicamente "rifiuto della globalizzazione".
Pun Ngai ci avvisa che vuole svelare: "Il segreto per cui la Cina è divenuta fabbrica del mondo consiste nel sostegno che le è stato dato da parte di 230 milioni di lavoratori contadini migranti con i loro bassi salari."(Pun Ngai 2010). Pun Ngai dovrebbe innanzitutto spiegare il perché considera bassi gli stipendi. Bassi rispetto a cosa? I lavoratori cinesi non confrontano i loro salari con quelli italiani o quelli di Hong Kong ma con quelli che avevano prima. E prima erano più bassi. Che gli stipendi dipendano da due fattori ossia l'abbondanza di manodopera (che in realtà proprio sulla costa scarseggia) e dalla produttività che è in forte aumento lo sa non dico un marxista ma anche la massaia di Voghera. Dunque i salari in Cina dovrebbero essere in forte crescita come in realtà sono. Anzi hanno il recond mondiale degli aumenti. Solo la povera Pun Ngai non lo sa. "I 1500 RMB - dice Pun- guadagnati oggi sono davvero di più dei 500 di ieri? Forse sono addirittura di meno, a causa dell’inflazione e dei prezzi che crescono."(Pun Ngai 2010).
Anno
|
Reddito
annuale procapite dei residenti rurali
|
Reddito
annuale procapite dei residenti urbani
|
Proporzione
tra il reddito procapite dei cittadini e dei residenti in campagna (residenti
rurali=1)
|
||
Cifra assoluta
(yuan)
|
Indice
(anno precedente=100)
|
Cifra assoluta
(yuan)
|
Indice
(anno precedente=100)
|
||
1978
|
133.6
|
343.4
|
2.57
|
||
1979
|
160.2
|
119.2
|
405.0
|
115.7
|
2.53
|
1980
|
191.3
|
116.6
|
477.6
|
109.7
|
2.50
|
1981
|
223.4
|
115.4
|
500.4
|
102.2
|
2.24
|
1982
|
270.1
|
119.9
|
535.3
|
104.9
|
1.98
|
1983
|
309.8
|
114.2
|
564.6
|
103.9
|
1.82
|
1984
|
355.3
|
113.6
|
652.1
|
112.2
|
1.84
|
1985
|
397.6
|
107.8
|
739.1
|
101.1
|
1.86
|
1986
|
423.8
|
103.2
|
900.9
|
113.9
|
2.13
|
1987
|
462.6
|
105.2
|
1002.1
|
102.2
|
2.17
|
1988
|
544.9
|
106.4
|
1180.2
|
97.6
|
2.17
|
1989
|
601.5
|
98.4
|
1373.9
|
100.1
|
2.28
|
1990
|
686.3
|
101.8
|
1510.2
|
108.5
|
2.20
|
1991
|
708.6
|
102.0
|
1700.6
|
107.1
|
2.40
|
1992
|
784.0
|
105.9
|
2026.6
|
109.7
|
2.58
|
1993
|
921.6
|
103.2
|
2577.4
|
109.5
|
2.80
|
1994
|
1221.0
|
105.0
|
3496.2
|
108.5
|
2.86
|
1995
|
1577.7
|
105.3
|
4283.0
|
104.9
|
2.71
|
1996
|
1926.1
|
109.0
|
4838.9
|
103.8
|
2.51
|
1997
|
2090.1
|
104.6
|
5160.3
|
103.4
|
2.47
|
1998
|
2162.0
|
104.3
|
5425.1
|
105.8
|
2.51
|
1999
|
2210.3
|
103.8
|
5854.0
|
109.3
|
2.65
|
2000
|
2253.
|
4 102.1
|
6280.0
|
106.4
|
2.79
|
2001
|
2366.4
|
104.2
|
6859.6
|
108.5
|
2.90
|
2002
|
2475.6
|
104.8
|
7702.8
|
113.4
|
3.11
|
2003
|
2622.2
|
104.3
|
8472.2
|
109.0
|
3.23
|
2004
|
2936.4
|
106.8
|
9421.6
|
107.7
|
3.21
|
2005
|
3254.9
|
106.2
|
10493.0
|
109.6
|
3.22
|
Fonte: Il rapporto tra il reddito procapite dei residenti urbanie rurali è calcolato sui dati di p.108, China Summary Statistics 2006 compilato dallo State Statistics Bureau. Nota: La cifre assolute sono calcolate sui prezzi del 2006 mentre gli indici sono calcolati a prezzi comparabili. Reddito annuale procapite dei residenti urbani = reddito totale – tasse pagate– contributi per la sicurezza sociale. Reddito annuale procapite dei residenti rurali i= reddito totale – tasse pagate– contributi per la sicurezza– ammortamento delle immobilizzazioni- contributi ai parenti al di fuori del villaggio (Tiejun 2006). |
Come si vede dalla tabella riportata qui sopra i redditi urbani sono aumentati ogni anno al netto dell'inflazione tranne che nel 1988 e questa fu una delle cause di malessere da cui scaturirono i moti di Piazza Tienanmen. I redditi urbani sono aumentati complessivamente di più di trenta volte fino al 2005. Approssimativamente più di 50 volte allo stato attuale. Circa tre volte rispetto agli anni '90.
La Cina ha in realtà degli stipendi piuttosto alti rispetto al resto dei paesi in via di sviluppo perché gli altri non sono stati altrettanto bravi nell'attirare gli investimenti stranieri che detto per inciso non hanno mai fatto male a nessuno (Lenin docet). Gli investimenti creano lavoro dunque diminuiscono la concorrenza tra i lavoratori per occupare posti di lavoro, quindi contribuiscono fortemente all'aumento degli stipendi. Portano lavoratori della campagne nelle fabbriche cittadine e importano know-how dunque contribuiscono fortemente allo sviluppo delle forze produttive. In due parole esercitano un ruolo molto più progressista che quello dei perdigiorno della sinistra radicale. Ma Pun si ripropone nientemeno che cercare di "vedere se è possibile interpretare i suicidi e gli scioperi come fenomeni di protesta nel quadro della tradizione teorica marxista o della sociologia." Il proposito è ottimo: "Quando noi leggiamo la formazione della classe operaia nel quadro della Cina come fabbrica del mondo, vediamo chiaramente chi sta costruendo la ricchezza, chi sta in definitiva edificando la Cina come fabbrica del mondo, chi si sacrifica, chi ne trae beneficio. Oggi si è già riproposto il fenomeno della società di classe: un paese socialista, che proprio per questo si dovrebbe liberare dai rapporti di produzione capitalisti, ha permesso alla divisione di classe di dilagare profondamente nei rapporti sociali."(Pun Ngai 2010). Le questioni riproposte sono essenzialmente due. La prima è se in una società capitalistica o socialista quando si assiste ad un enorme progresso economico ci sia chi guadagna e chi perde oppure se si ci sia chi guadagna meno e chi guadagna di più. Solo in una situazione di stagnazione il benessere di un ceto o classe può avvenire a spese delle altre classi, in situazioni di progresso ci guadagnano in generale tutti. Il capitalismo che i dottrinari vedono trionfare dappertutto non avrebbe potuto reggersi se solo una piccola minoranza si fosse arricchita a spese della stragrande maggioranza. Il capitalismo cui pensa Pun probabilmente non è mai esistito. Sicuramente non in Cina negli ultimi 35 anni. Dalla tabella sopra riportata è evidente che nel periodo della riforme i redditi sono aumentati, sebbene in modo diseguale in città come in campagna. Abbiamo preso questo parametro perché in molti parlano di un abisso tra città campagna. Sebbene la ratio tra i due redditi sia in aumento (in un post apposito però metteremo in dubbio anche questo) tutti e due le categorie prese in considerazione hanno considerevolmente aumentato i loro redditi. In particolare i contadini di quasi 25 volte fino al 2005. Si consideri che dopo quella data le campagne hanno avuto spesso aumenti in percentuale superiori alle città. Qualcuno pensa che questi vorrebbero tornare indietro perché un tempo la ratio dei redditi era di 2,57 invece di di 3,22? Sembra incredibile che a sinistra si creda ancora in queste baggianate. Il secondo elemento invece è se i ci si debba liberare immediatamente del capitalismo una volta andati al potere indipendentemente dal livello raggiunto dallo sviluppo delle forze produttive. L'esperienza storica suggerirebbe di no. Del capitalismo ci si potrebbe magari liberare nei paesi avanzati dove di solito vivono i critici della Cina socialista. Ma non sembra che nostri ipercritici si siano accorti che nei paesi dove sarebbe all'ordine del giorno sostituire il capitalismo non se li fili nessuno.
"Io - dice la Pun - sono diventata marxista (parliamone!!!) quando, per la prima volta, sono entrata nelle zone industriali cinesi, la prima volta che sono entrata in fabbrica, quando ero ancora studentessa universitaria nei primi anni Novanta; a quel tempo a Hong Kong ci sono stati dei grandi cambiamenti economici e molte fabbriche si trasferivano nella Cina continentale. Mentre gli operai di Hong Kong affrontavano la disoccupazione, la Cina viveva il fenomeno dei lavoratori contadini migranti che, anno dopo anno, andavano nel Guangdong per lavorare."(Pun Ngai 2010). Insomma la solita solfa protezionista (che già Arrighi aveva individuato) che va bene per "marxisti", leghisti e discorsi da bar passando per il signoraggio e le scie chimiche. Pun ci dovrebbe spiegare come mai il maggiore sindacato di Hong Kong dove lei vive e lavora sia quello comunista e non invece il sindacato giallo a cui lei fa riferimento. Per altro il tasso di suicidi ad Hong Kong è aumentato del 44% alla fine degli anni '90 mentre in Cina diminuiva.
"Io - dice la Pun - sono diventata marxista (parliamone!!!) quando, per la prima volta, sono entrata nelle zone industriali cinesi, la prima volta che sono entrata in fabbrica, quando ero ancora studentessa universitaria nei primi anni Novanta; a quel tempo a Hong Kong ci sono stati dei grandi cambiamenti economici e molte fabbriche si trasferivano nella Cina continentale. Mentre gli operai di Hong Kong affrontavano la disoccupazione, la Cina viveva il fenomeno dei lavoratori contadini migranti che, anno dopo anno, andavano nel Guangdong per lavorare."(Pun Ngai 2010). Insomma la solita solfa protezionista (che già Arrighi aveva individuato) che va bene per "marxisti", leghisti e discorsi da bar passando per il signoraggio e le scie chimiche. Pun ci dovrebbe spiegare come mai il maggiore sindacato di Hong Kong dove lei vive e lavora sia quello comunista e non invece il sindacato giallo a cui lei fa riferimento. Per altro il tasso di suicidi ad Hong Kong è aumentato del 44% alla fine degli anni '90 mentre in Cina diminuiva.
Dipendenti fumano vicino al cancello principale alla fine del turno. |
Le "terribili" condizioni di lavoro alla Foxconn
Oddio ci sono tanti modi di vedere il fenomeno della riforma nelle campagne. La più imitata dai paesi socialisti, dal Vietnam a Cuba. Certo quello di Pun Ngai è stravagante: "Penso che il fenomeno dei contadini migranti lavoratori non si possa separare dallo sviluppo degli ultimi 30 anni. Il periodo delle riforme cominciò dalle campagne, che distrusse la sua dimensione collettiva e favorì l’emergere di piccole economie contadine; la base di questa forza lavoro va ricercata nella fine del collettivismo, che ha prodotto una sorta di eccesso di forza lavoro contadina. I nostri sociologi usano una bella espressione per questo fenomeno: una ricca forza lavoro." (Pun Ngai 2010). Una spiegazione ridicola per un marxista. Se la fine della collettivizzazione ha prodotto un eccesso di forza lavoro significa che c'è stato un'aumento di produttività (le famose forze produttive di cui discuteva il barbuto di Treviri. Do you Know?) che dovrebbe essere una buona cosa anche per un marxista. Proprio la distribuzione della terra ha coinciso con quello che Stiglitz definisce il più importante avvenimento del '900 ossia l'uscita dalla povertà di 640 milioni di persone. Ma qui si ragiona non tenendo conto dei successi dell'avversario (i comunisti cinesi), non tenendo conto dei fallimenti della sinistra radicale (ridotta all'irrilevanza), che pure dall'alto dei suoi fallimenti vorrebbe insegnare agli altri. Un mondo capovolto. Tutto questo modo di argomentare in cui si fanno solo critiche e nessuna proposta pratica viene chiamato inspiegabilmente "marxismo". Ci si domanda se sia la stessa dottrina che Gramsci chiamava la "filosofia della prassi". Dove sia la prassi Dio solo lo sa.
L'epoca di cui stiamo parlando è coincisa con la nascita delle imprese collettive di municipalità e villaggio in cui "la coltivazione intensiva di piccoli appezzamenti si combina con forme di lavoro industriale o comunque non agricolo e con investimenti destinati a migliorare la qualità della forza-lavoro, non fa che confermare la validità di quella tesi." (Arrighi 2008, p. 402). Continua Arrighi "Come ha notato Gillian Hart riassumendo, sul piano dello sviluppo, i vantaggi comparati della Cina rispetto al Sud Africa - dove i contadini africani sono stati da tempo spogliati dei mezzi di produzione senza che si creassero le condizioni per un loro assorbimento nel sistema del lavoro salariato - gran parte della crescita cinese va ricondotta al contributo dato dalle aziende di municipalità e villaggio al reinvestimento e alla redistribuzione a livello locale dei profitti industriali e al loro impiego per fare scuole, ospedali e altre forme di consumo collettivo. Per di più, nelle aziende di municipalità e villaggio caratterizzate da una distribuzione relativamente uniforme di terre fra le famiglie, come quelle da lei visitate nel 1992 nelle province di Sichuan e di Hunan, i residenti avevano la possibilità di guadagnarsi da vivere integrando la coltivazione intensiva di piccoli appezzamenti con il lavoro industriale o altre forme di lavoro non agricolo. In effetti "la principale spinta allo sviluppo delle aziende di municipalità e villaggio viene dal fatto che esse, a differenza dei loro corrispettivi industriali urbani, non devono fornire ai lavoratori abitazioni, cure mediche, trattamenti pensionistici e altri servizi. Così le imprese sono sgravate di gran parte dei costi di riproduzione della forza-lavoro ma, almeno in certi casi, questi costi vengono sostenuti da meccanismi di redistribuzione". La Hart poi suggerisce che questo schema non è solo tipico della Cina, ma può essere osservato anche a Taiwan." La Hart infatti scrive "Ciò che distingue la Cina e Taiwan - rendendole completamente diverse dal Sud Africa - sono le riforme basate sulla redistribuzione della terra che, a partire dagli anni quaranta, hanno effettivamente spezzato il potere della classe dei proprietari terrieri. Le forze politiche che hanno portato avanti la riforma agraria in Cina e Taiwan sono diametralmente opposte, anche se strettamente collegate. Così tanto nella Cina socialista e post-socialista quanto nella Taiwan capitalista, le misure redistributive della riforma agraria sono sfociate in una rapida e delocalizzata accumulazione industriale senza perdita della proprietà della terra [...]. Il fatto che alcuni degli esempi più spettacolari di sviluppo industriale nella seconda metà del ventesimo secolo siano avvenuti senza che gli operai-contadini perdessero la proprietà della terra non solo mette in luce le forme di accumulazione specificamente "non occidentali" che stanno dietro la competizione globale [... ma dovrebbe anche spingerci] a rivedere le nostre assunzioni teleologiche sull' "accumulazione primitiva" che vedono necessariamente la spoliazione come condizione naturale dello sviluppo capitalistico." (Cit. in Arrighi 2008, p. 398). La povera Pun parla addirittura di Enclosures cioè di spoliazione, dare la terra ai contadini significa "spogliarli". Nientemeno!!! Insomma l'opposto di ciò che dice la Hart. Le analisi della Hart e di Arrighi sono interessanti ed innovative, ricche quanto quella della (estrema) semplificatrice Pun è rozza, dottrinaria (di una dottrina che non è il marxismo ma la contro-cultura anglosassone), povera.
Un dipendente gioca gratis ai videogiochi in internet all'X-Box del Cyberfox cafè. |
La Pun scrive: "Non importa se in eccesso o ricca (la manodopera), importa dire che una generazione di giovani non ebbe più nulla da fare in campagna, nessuna opportunità di lavoro poiché la terra della campagna non poteva più occuparli. Così iniziarono a migrare in cerca di lavoro nelle città, in particolare in quelle delle costa dove arrivavano capitali stranieri. Così venne fondata la Cina come fabbrica del mondo, fondata grazie alla forza lavoro a basso costo; la riforma delle campagne e la “open door strategy” hanno interamente fabbricato il segreto dei lavoratori contadini migranti." (Pun Ngai 2010). La prima obbiezione che si può fare è che la strategia del governo fu di "lasciare la terra senza abbandonare il villaggio" come ricorda anche Arrighi sfruttando l'antica propensione della Brigate di lavoro nel cimentarsi in lavorazioni non agricole. Questa fu la chiave degli anni '80, mentre quella degli anni '90 con l'aumento della redditività del lavoro (che la Pun definisce in termini assai poco marxisti non avere 'più nulla da fare in campagna') e l'abolizione progressiva delle tessere alimentari che favorì la libertà di movimento (la libertà è negativa?) fu la cifra degli anni '90, così come il ritorno nelle zone d'origine per impiantare attività imprenditoriali o occuparsi in aziende localizzate vicino a casa è stata la cifra del primo decennio del nuovo secolo.
Il ragionamento della Pun non fa una piega e addirittura ha scoperto l'alienazione nel senso materiale del termine: "Recentemente un operaio della Foxconn si è ucciso, sotto pressione da parte dell’azienda, per aver perduto il prototipo di un iPOD. Ma riflettiamo su come, negli anni Novanta, nella fabbrica dove facevo ricerca pagavano gli operai 400/500 RMB e il cellulare che si produceva ne costava 10.000. Consideriamo questa, di differenza.". Nemmeno un operaio della Ferrari potrà difficilmente permettersi la fuoriserie in questione. A parte il fatto che oggi il celluare praticamente in Cina l'hanno tutti e probabilmente infinitamente più potente di quello degli anni 90. Senza contare che gli stipendi sono almeno dieci volte quelli degli anni '90 mentre in Italia sono diminuiti. Non so ad Hong Kong. Intanto ci dice Pun Ngai che gli stipendi degli operai non specializzati sarebbero la metà degli stipendi normali. Insomma se tanto mi da tanto, gli stipendi degli operai specializzati gareggiano ormai con quelli italiani almeno in relazione al potere d'acquisto: "Diciamocelo chiaramente che essa si regge solo esclusivamente sui lavoratori contadini migranti, il cui salario è la metà di quello di un lavoratore normale; inoltre vivendo nell’alloggio della fabbrica, si può risparmiare soldi per il proprio futuro, dato che non è detto che alla Foxconn ti accettino ancora quando avrai superato i trent’anni."(Pun Ngai 2010).
In Cina si parla sovente di bolla immobiliare che per altro non scoppia mai. Ovvero di un forte aumento delle construzioni immobiliari. Per chi sarebbero queste nuove abitazioni? Sempre per i soliti 10 supericchi dell'ufficio politico? La Pun come tutte i personaggi petulanti della sinistra radicale non ha nè il senso della misura nè il senso del ridicolo: "Un’analisi attenta ci direbbe che, sebbene la prima generazione avesse maggiore forza di sopportazione di fatica e avversità, tuttavia aveva speranze e obbiettivi: i soldi guadagnati li usava per costruirsi una casa e una vita onorevole, ciò che gli consentiva di sopportare angosce e fatica del lavoro in città. La seconda generazione si è formata interamente in ambito urbano, e aspira ad un modo di vita metropolitano, ovvero uno stile prodotto negli ultimi anni; una civiltà urbana continuamente inseguita dicendo che bisogna lasciare la campagna altrimenti “si perde la faccia”, l’onore, sei poco sviluppato, non hai la possibilità di ricambiare quello che i tuoi genitori ti hanno dato a suo tempo: è questo il contesto odierno. La strada dello sviluppo odierno e la sua cultura ci fa vedere come nemica la nostra campagna e il nostro passato." (Pun Ngai 2010),. In realtà è abbastanza discutibile che i migranti siano fortemente interessati ad ottenere un hukou cittadino (tutti le inchieste fatte lo smentiscono). Poi viene fuori il rimpianto per la campagna e il passato, quando tutti avevamo meno ma eravamo più felici.
"Negli anni ‘90 ai “bordi” (slums) di Shenzhen o Canton potevi trovare, per duecento o trecento RMB, una casa in affitto dove vivere con la famiglia. Oggi no. I lavoratori contadini migranti sono costretti a stare nelle zone industriali nel dormitorio offerto dall’impresa, quegli stessi dormitori dai cui tetti si sono buttati alla Foxconn." In realtà non è così dato che la maggior parte dei lavoratori non vive nei dormitori. Gli stessi dormitori furono progettati per essere migliori degli alloggi che solitamente i migranti riuscivano a trovare da soli ovvero in case fatiscenti, senza servizi, stipati in parecchi in poche stanze come nelle altre parti del mondo. I lavoratori migranti in reatà vedono la loro situazione come provvisoria. Per questo vedono nel dormitorio una sorta di benefit."
In conclusione sembra che per la sinistra radicale il lavoro sia solo fonte di sventura. Il mondo è cambiato non si sa se in bene o in male. La sinistra occidentale sicuramente è peggiorata.
Se la situazione nell'avanzata Hong Kong (che ha un reddito procapite superiore a quello italiano) era questa figuriamoci nella poverissima Cina. L'unica spiegazione possibile è che a questa "marxista" siano poco chiari concetti come lo sviluppo delle forze produttive, la produttività del lavoro che pure fanno parte pienamente del marxismo.
In conclusione sembra che per la sinistra radicale il lavoro sia solo fonte di sventura. Il mondo è cambiato non si sa se in bene o in male. La sinistra occidentale sicuramente è peggiorata.
Note
[1] Dopo avere affermato di essere marxista una tale tirata che non ha nulla a che vedere con il marxismo non l'avremmo mai aspettata. "Negli anni '70, le condizioni di lavoro nelle fabbriche di Hong Kong erano orribili. Al fine di contenere i costi e di aumentare la produzione, le fabbriche davano il lavoro ai subappaltatori e anche sub-sub-appaltatori (di solito un nucleo familiare). Era comune che una famiglia di 6 persone, che vivono in una casa di 150 metri quadrati in una baraccopoli, ottenessero ordini di lavoro da una fabbrica di "eseguire il loro lavoro." Erano lavori a bassa retribuzione di assemblaggio fiori, etichette di seta, ecc. tutta la famiglia, dai bambini alla nonna, avrebbe lavorato durante la notte per finire il lavoro e poi rispedirlo alla fabbrica. Non si riusciva a smettere, perché questo era di solito il solo reddito della famiglia." (Lee Siu hin 2004).Se la situazione nell'avanzata Hong Kong (che ha un reddito procapite superiore a quello italiano) era questa figuriamoci nella poverissima Cina. L'unica spiegazione possibile è che a questa "marxista" siano poco chiari concetti come lo sviluppo delle forze produttive, la produttività del lavoro che pure fanno parte pienamente del marxismo.
Bibliografia
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Mattimore, Patrick 2010. Media badly misplaying Foxconn suicides. People Daily Online. 21.maggio.2010.
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Pun Ngai 2010. La proletarizzazione incompiuta. Vedere la Cina a partire dai suicidi della Foxconn. “Forum su globalizzazione e sviluppo sociale”, 19 / 7 / 2010 Centro di studi di politica ed economia internazionale il 14 Maggio 2010 presso la China University of Political Science and Law
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