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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

domenica 5 maggio 2013

8.7. Il lavoro: dall'alienazione alla noia

8. La schiavitù in fabbrica…ma dove?

l lavoro nello stabilimento Foxconn di Shenzhen può essere ripetitivo, faticoso e alienante come ovunque nel mondo. Foto e didascalia prese da Wired

I giornali sono pieni degli stessi banali discorsi di intellettuali che ritengono che il 12% della popolazione mondiale che vive in Occidente può continuare a dominare l'88% delle persone che vivono altrove.
Kishore Mahbuban
L'alienazione

"Molti si lamentano di un lavoro noioso, ripetitivo e deprimente. Solo 8,6% degli intervistati dice di sentirsi bene con il proprio lavoro (...). Vogliono ottenere una qualifica invece di ripetere gli stessi gesti, "dice Xin Lui, che ha condotto le indagini. Questa insoddisfazione cresce la mobilità (Bari et Sankar 2012). Il lavoro nello stabilimento Foxconn di Shenzhen può essere ripetitivo, faticoso e alienante come del resto ovunque nel mondo scrive Wired. La scoperta che il lavoro non sia sempre divertente è senz'altro da ascrivere alla sinistra occidentale. A questo punto non si capisce come mai la stessa sinistra non faccia nulla per far diventare divertente il lavoro in occidente. A quanto pare quando i lavoratori intervistati sostengono di non essere lì per divertirsi ma per lavorare e di volere fare degli straordinari non esprimono un'opinione radicalmente differente semplicemente sanno che in qualsiasi società sia essa capitalistica che socialista occorre lavorare. La vecchia sinistra aveva un'etica del lavoro ("chi non lavora non mangia", lo stakhanovismo, i lavoratori modello in Cina) la nuova si basa sul "rifiuto del lavoro". Per questo finirà con l'essere emarginata anche dalla classe operaia occidentale.

Ma vediamo quanto ci dice una sociologa di Hong Kong portata in processione dalla sinistra radicale come la Madonna Pellegrina. Secondo Pun Ngai: "I media mainstream parlano di questi tragici eventi come si trattasse di una questione personale: il suicidio di un giovane laureato che sembrava aperto e gioioso è ricondotto a un problema spirituale, altri che si sono suicidati lo avrebbero fatto per problemi psicologici. Fra questi c’è un lavoratore maschio, che si sarebbe gettato dal tetto del dormitorio a causa della pressione dovuta a problemi di fertilità.(Pun Ngai 2010). Inutile dire che queste sono anche le ragioni per le quali ci si suicida in tutto il mondo compresa proprio la fertiltà. Pun Ngai addirittura intitola il suo libro sulla Foxconn "Suicide or Murder? Unraveling Apple Dream and Foxconn Suicides" (Pascucci 2012), nel quale si parla di assassinio deliberato. Se si è trattato di un assassinio deliberato come mai i suicidi sono improvvisamente cessati?  


Una piscina olimpionica nei pressi
del nuovo dormitorio maschile a Foxconn City.
Spostare la colpa per l'atto del suicidio ad un soggetto diverso da colui che commette l'atto che si tende a designare, per un comprensibile sentimento di pietà, come vittima di circostanze esterne è proprio del comportamento umano. Tuttavia, non è un modo ragionevole di interpretare la situazione. Allora esaminiamo una versione alternativa.  Il primo caso di suicidio è quello di  Ma Xiangqian, la cui famiglia si è rifiutata di accettare che il proprio famigliare si fosse ucciso. Si è detto inizialmente che era morto dopo essere stato aggredito dai suoi supervisori, in seguito, hanno detto che fosse stato picchiato a morte dagli operai della sua città natale, alla fine che è era stato picchiato a morte dalle guardie di sicurezza. Il secondo suicidio sarebbe stato causato dalle pressioni economiche su una persona che ha il padre malato chavrebbe portato a condizioni di impoverimento della famiglia. Il terzo caso era una persona la cui paga per gli straordinari delle vacanza primaverili è stata rubata. Il settimo caso era una persona con un problemi mentali. Durante la festa del Labor Day, la Foxconn gli assegnò due colleghi per fargli compagnia. I suoi genitori avrebbero dovuto presentarsi a Shenzhen il giorno successivo. I due compagni rimasero con lui nell'albergo della compagnia, ma non sono riusciti a impedirgli di saltare nel vuoto. L'ottavo caso era una persona con problemi sentimentali. La famiglia del nono caso pensa che avesse a che fare con un trasferimento di lavoro. Il motivo dichiarato per il decimo caso era che dovesse restituire diverse migliaia di yuan per un debito di gioco.
I tirocinanti sul balcone della 
IT School / IE Academy della Foxconn.
In seguito la Foxconn focalizzandosi sulla prevenzione ha riscontrato più di 30 casi "anormali". La maggior parte di questi riguardano problemi sentimentali. Un lavoratore Foxconn ha chiesto di incontrare la sua ex-fidanzata che lavora nella stessa azienda. Ha anche chiesto 250.000 yuan dalla Foxconn, altrimenti minacciava di far saltare l'edificio. C'era una coppia di Hubei con il ragazzo che picchiava e rimproverava la sua donna in modo che si buttasse dall'edificio per avere il risarcimento. La questione dei risarcimenti è interessante. Scrive Lippi. "Un certo coinvolgimento dell'azienda parebbe delinearsi se è vero quello che scrive gizmodo.it: "Foxconn versa alle famiglie dei lavoratori che si suicidano 110.000 Yuan (11.850 euro circa), pari a dieci anni di salario medio, mentre lo stipendio mensile non supera i 900 Yuan (107 euro circa). Dare un'indennizzo così elevato sembra quasi una istigazione al suicidio. Se uno è già depresso e sa che la famiglia è in gravi condizioni economiche, potrebbe fare 2+2.".(Lippi 2010). Infatti il programma di indennizzo è stato annullato dopo che un suicida aveva lasciato un biglietto scrivendo che si sarebbe suicidato per aiutare la famiglia.(Johnson 2011). Al di là delle cifre sullo stipendio mensile dei lavoratori Foxconn che non sono propriamente esatte, questi risarcimenti sono una delle mosse fatte in fretta dalla Foxconn sull'onda dei suicidi arrivati al loro picco sotto pressione dei media. La fretta ha spinto l'azienda, secondo Mattimore, a prendere misure imprevidenti e sbagliate che hanno solo aggravato i problemi (Mattimore 2010).
L'inurbamento e di conseguenza il lavoro in fabbrica è andato di pari passo con la diminuzione dei suicidi.

Un altro giovane che ha rotto con la fidanzata e ha inviato un sms alla sua famiglia annunciando che si sarebbe suicidato. Questa persona è stata finalmente trovavata prima di compiere il gesto dopo che volontari avevano setacciato Shenzhen e Shanxi. Qausi tutti i casi di suicido rigurdavano gente assunta di recente  che lavoravano da poco tempo in fabbrica da un minimo di 28 giorni a un massimo di 6 mesi. Qui non si vuole assolvere a tutti i costi la Foxconn ma troviamo del tutto stravagante che  per i media (ma in particolar modo per la sinistra) trovare un lavoro per di più ben pagato  e con condizioni superiori agli standard medi provochi  il suicido. I media inoltre non parlano del fatto che il tasso di suicidi a Foxconn è di gran lunga inferiore alla media nazionale. Secondo il rapporto di ricerca 2009 dell'Organizzazione mondiale della sanità, circa 1 milione di persone si suicidarono in tutto il mondo nel 2009, di cui il 26% in Cina. Assumendo una popolazione di 1,3 miliardi di dollari in Cina, il tasso di suicidi è di circa 20 persone ogni 100.000 persone all'anno. Questo rapporto dice che il suicidio è la quinta causa più comune di morte in Cina, e la causa più comune tra le giovani donne. Nelle aree urbane però il tasso di suicidi, come si vede dal grafico sopra, è diminuito nel periodo della riforme. L'inurbamento e di conseguenza il lavoro in fabbrica è andato di pari passo con la diminuzione dei suicidi in particolare tra le donne. Dunque come ci si doveva aspettare il miglioramento delle condizioni di vita e l'occupazione stabile nelle fabbriche hanno ridotto il tasso di suicidi.
La Biblioteca della Foxconn


Pun Ngai comincia bene; "Vediamo il problema, invece, da un punto di vista sociologico."(Pun Ngai 2010). Ci si aspetterebbe allora come premessa una disquisizione statistica sulla rilevanza del numero dei suicidati. Si perchè un sito ripostava i commenti dei netizin cinesi. Uno studente di psicologia ad esempio rileva: "In primo luogo, in base alle statistiche, la Cina il tasso di suicidi è di 20 per ogni 100.000. Il tasso globale medio dei suicidi è di 10 per ogni 100.000, ma l'attuale tasso di suicidi Foxconn è 1 per ogni 100.000. Di conseguenza, da un punto di vista statistico non c'è nulla di anormale. Quindi, il problema di Foxconn è lo stesso problema nostro, la confusione causata dalla disparità tra gli ideali e le aspirazioni di una persona e la realtà. Ma noi non ci siamo suicidati perché abbiamo ancora il sostegno della società, abbiamo ancora parenti in grado di capirci e sostenerci nel momento in cui confidiamo in loro. Tuttavia, i dipendenti Foxconn sono in gran parte singol e vengono dalla campagna, senza parenti al loro fianco, senza buoni amici, senza mezzi efficaci di sostegno su cui confidare. Per quanto riguarda i salari di Foxconn, non sono così male come alcuni hanno sostenuto. I dipendenti della Foxconn non possono esporre i loro problemi emotivi e di non hanno sostegno da parte della società, oltre ad una incertezza nella loro vita futura. Pertanto, è facile andare agli estremi." (Mileiux 2010). Beh sembra un'analisi ponderata della situazione che viene dopo l'avere rilevato che i suicidi erano un ventesimo di ciò che avrebbero dovuto essere. Quando Pun Ngai è venuta al convegno di Venezia su I paradossi cinesi come paradigma della contemporaneità, si è creato immediatamente un grandissimo equivoco. La ricercatrice cinese sosteneva che le condizioni di lavoro alla Foxconn non sono affatto malvagie: "A Shenzhen, il salario comune di un operaio è tra i 1000 e i 1500 RMB, quello della Foxconn tra i 1500 e i 2000, ovvero fondamentalmente più alto; le condizioni lavorative e la gestione sono leggermente migliori, e per questo, se in altre imprese più piccole c’è il problema di trovare operai, alla Foxconn ogni mattina alle 5.30 c’è gente che fa la fila per entrare in fabbrica."(Pun Ngai 2010). In effetti tutti i giorni 8.000  persone ogni giorno chiedono di essere assunte dal colosso taiwanese che ha preannunciato che l'attuale stipendio medio, attorno ai 4000 RMB, diventerà lo stipendio minimo entro la fine del 2013. Dopo gli straordinari legali, che tutti i lavoratori intendono fare .potrebbe diventare tranquillamente sui 6/7 mila RMB ossia in termini di capacità d'acquisto oltre 1.500 dollari che per lavoratori dequalificati o semiqualificati non è affatto male. Più di un coetaneo apprendista in Italia per non parlare di uno stagista aspirerebbe ad un tale stipendio.

Un giornalista di Wired ci mostra Foxconn City in cui viene accompagnato da personale dell'azienda::"I miei ospiti sono veloci a prospettare analogie con il college: Le cucine e la sale mensa sono "come una food court del college." Le stanze residenziali, dove fino a otto lavoratori condividono camere con circa le dimensioni di un garage per due auto, sono "come dormitori universitari." le strade e i viali nelle parti meno industriali del campus sono come i passeggi nei "centri commerciali "...."Con tutto il loro atteggiamento difensivo, le mie guide non sono lontano dalla realtà. I viali di certo sono più simili a un campus universitario che gli squallidi  canyon di cemento della architettura comunista quale mi aspettavo di trovare. Certo, i marciapiedi sono un po' consunti con crepe, e la segnaletica a volte è più arrugginita dei college della Ivy League. Ma generalmente tutto è pulito. I lavoratori passeggiano sui marciapiedi chiacchierando e ridendo, fumando insieme sotto gli alberi, amabili come un qualsiasi gruppo di operai nel primo mondo... il campus è pieno di alberi, piscine e caffè Il giornalista di Wired continua chiedendo lumi alla sua guida che ha visitato parecchie di fabbriche di Shenzhen nel corso degli anni. "Gli chiedo della Foxconn, e lui fa eco a ciò che ho sentito da altri: Qualunque problema abbia Foxconn è ancora uno dei posti migliori per lavorare della zona. "In termini di infrastrutture, Foxconn è di gran lunga la migliore fabbrica in Cina," dice."(Johnson 2011)
Le condizioni di lavoro alla Foxconn sono simili alle linea di produzione degli ambienti di lavoro in altre fabbriche cinesi. Il fotografo Thomas Lee ha osservato che la Foxconn ha impianti più sicuri e più puliti di quelli da lui conosciuti nelle altre fabbriche. Il lavoro nelle linee di produzione è come sempre piuttosto monotono sia in Cina che nel resto del mondo, e alla Foxconn non è diverso.


Il giornalista americano fa un'osservazione importante: "Nella parte della nostra mente dove noi americani possediamo un'immagine di ciò che una fabbrica asiatica possa essere, ci sono due visioni in competizione: campi fluorescenti di cinguettanti macchine automatiche guidate da tecnici in abiti lindi, o lavoratori a piedi nudi piegati su lunghe tavole di legno in soffocanti camere annebbiate dai fumi delle saldatrici.
L'epico murales di Thomas Hart Benton rende bene come si guardi 

dall'Occidente alle fabbriche cinesi. Sebbene gli oggetti che provengano 

da quel paese indichino una scenografia del tutto diversa.
Quando compriamo un nuovo dispositivo elettronico, immaginiamo la fabbrica da cui proviene. La nostra piccola meraviglia di vetro, metallo, plastica è all'altezza del moderno progresso tecnologico, ma deve essere stata fatta da lavoratori-robot (con mani da chirurgo-robot), o, in mancanza di questi, da esseri umani estremamente competenti.
Ma quando pensiamo alla "fabbrica cinese", spesso ci immaginiamo la seconda. Alcuni negli USA  -e qui forse dovrei smettere di parlare in termini generali e semplicemente fare riferimento al mio pensiero nascosto- hanno il sospetto colpevole che i prodotti che acquistiamo dalla Cina, anche quelli realizzati per le aziende americane, arrivino da noi a scapito di lavoratori sottopagati e oppressi."(Johnson 2011). 
In effetti il giornalista coglie nel segno. I prodotti ellettronici che noi maneggiamo ogni giorno non possono uscire che da fabbriche ascettiche ma siccome sono fatti in Cina allora ci saranno operai alla catena che dormono sotto macchine delle catene di montaggio in un ambiente avvelenato dai miasmi delle lavorazioni. E' la nostra visione ad essere avvelenata dai desideri protezionistici e socialimperialisti (vedremo in un prossimo blog cosa intendiamo con una tale espressione) che noi chiamiamo pudicamente "rifiuto della globalizzazione".

Pun Ngai ci avvisa che vuole svelare: "Il segreto per cui la Cina è divenuta fabbrica del mondo consiste nel sostegno che le è stato dato da parte di 230 milioni di lavoratori contadini migranti con i loro bassi salari."(Pun Ngai 2010). Pun Ngai dovrebbe innanzitutto spiegare il perché considera bassi gli stipendi. Bassi rispetto a cosa? I lavoratori cinesi non confrontano i loro salari con quelli italiani o quelli di Hong Kong ma con quelli che avevano prima. E prima erano più bassi. Che gli stipendi dipendano da due fattori ossia l'abbondanza di manodopera (che in realtà proprio sulla costa scarseggia) e dalla produttività che è in forte aumento lo sa non dico un marxista ma anche la massaia di Voghera. Dunque i salari in Cina dovrebbero essere in forte crescita come in realtà sono. Anzi hanno il recond mondiale degli aumenti. Solo la povera Pun Ngai non lo sa. "I 1500 RMB - dice Pun- guadagnati oggi sono davvero di più dei 500 di ieri? Forse sono addirittura di meno, a causa dell’inflazione e dei prezzi che crescono."(Pun Ngai 2010).

Anno
Reddito annuale procapite dei residenti rurali

Reddito annuale procapite dei residenti urbani
Proporzione tra il reddito procapite dei cittadini e dei residenti in campagna (residenti rurali=1)
Cifra assoluta
(yuan)
Indice
(anno precedente=100)
Cifra assoluta
(yuan)
Indice
(anno precedente=100)

1978
133.6

343.4

2.57
1979
160.2
119.2
405.0
115.7
2.53
1980
191.3
116.6
477.6
109.7
2.50
1981
223.4
115.4
500.4
102.2
2.24
1982
270.1
119.9
535.3
104.9
1.98
1983
309.8
114.2
564.6
103.9
1.82
1984
355.3
113.6
652.1
112.2
1.84
1985
397.6
107.8
739.1
101.1
1.86
1986
423.8
103.2
900.9
113.9
2.13
1987
462.6
105.2
1002.1
102.2
2.17
1988
544.9
106.4
1180.2
97.6
2.17
1989
601.5
98.4
1373.9
100.1
2.28
1990
686.3
101.8
1510.2
108.5
2.20
1991
708.6
102.0
1700.6
107.1
2.40
1992
784.0
105.9
2026.6
109.7
2.58
1993
921.6
103.2
2577.4
109.5
2.80
1994
1221.0
105.0
3496.2
108.5
2.86
1995
1577.7
105.3
4283.0
104.9
2.71
1996
1926.1
109.0
4838.9
103.8
2.51
1997
2090.1
104.6
5160.3
103.4
2.47
1998
2162.0
104.3
5425.1
105.8
2.51
1999
2210.3
103.8
5854.0
109.3
2.65
2000
2253.
4 102.1
6280.0
106.4
2.79
2001
2366.4
104.2
6859.6
108.5
2.90
2002
2475.6
104.8
7702.8
113.4
3.11
2003
2622.2
104.3
8472.2
109.0
3.23
2004
2936.4
106.8
9421.6
107.7
3.21
2005
3254.9
106.2
10493.0
109.6
3.22
Fonte: Il rapporto tra il reddito procapite dei residenti urbanie rurali è calcolato sui dati di p.108, China Summary Statistics 2006 compilato dallo State Statistics Bureau. 
Nota: La cifre assolute sono calcolate sui prezzi del 2006 mentre gli indici sono calcolati a prezzi comparabili. Reddito annuale procapite dei residenti urbani = reddito totale – tasse pagate– contributi per la sicurezza sociale. Reddito annuale procapite dei residenti rurali i= reddito totale – tasse pagate– contributi per la sicurezza– ammortamento delle immobilizzazioni- contributi ai parenti al di fuori del villaggio (Tiejun 2006).

Come si vede dalla tabella riportata qui sopra i redditi urbani sono aumentati ogni anno al netto dell'inflazione tranne che nel 1988 e questa fu una delle cause di malessere da cui scaturirono i moti di Piazza Tienanmen. I redditi urbani sono aumentati complessivamente di più di trenta volte fino al 2005. Approssimativamente più di 50 volte allo stato attuale. Circa tre volte rispetto agli anni '90.

La Cina ha in realtà degli stipendi piuttosto alti rispetto al resto dei paesi in via di sviluppo perché gli altri non sono stati altrettanto bravi nell'attirare gli investimenti stranieri che detto per inciso non hanno mai fatto male a nessuno (Lenin docet). Gli investimenti creano lavoro dunque diminuiscono la concorrenza tra i lavoratori per occupare posti di lavoro, quindi contribuiscono fortemente all'aumento degli stipendi. Portano lavoratori della campagne nelle fabbriche cittadine e importano know-how dunque contribuiscono fortemente allo sviluppo delle forze produttive. In due parole esercitano un ruolo molto più progressista che quello dei perdigiorno della sinistra radicale. Ma Pun si ripropone nientemeno che cercare di "vedere se è possibile interpretare i suicidi e gli scioperi come fenomeni di protesta nel quadro della tradizione teorica marxista o della sociologia." Il proposito è ottimo: "Quando noi leggiamo la formazione della classe operaia nel quadro della Cina come fabbrica del mondo, vediamo chiaramente chi sta costruendo la ricchezza, chi sta in definitiva edificando la Cina come fabbrica del mondo, chi si sacrifica, chi ne trae beneficio. Oggi si è già riproposto il fenomeno della società di classe: un paese socialista, che proprio per questo si dovrebbe liberare dai rapporti di produzione capitalisti, ha permesso alla divisione di classe di dilagare profondamente nei rapporti sociali."(Pun Ngai 2010). Le questioni riproposte sono essenzialmente due. La prima è se in una società capitalistica o socialista quando si assiste ad un enorme progresso economico ci sia chi guadagna e chi perde oppure se si ci sia chi guadagna meno e chi guadagna di più. Solo in una situazione di stagnazione il benessere di un ceto o classe può avvenire a spese delle altre classi, in situazioni di progresso ci guadagnano in generale tutti. Il capitalismo che i dottrinari vedono trionfare dappertutto non avrebbe potuto reggersi se solo una piccola minoranza si fosse arricchita a spese della stragrande maggioranza. Il capitalismo cui pensa Pun probabilmente non è mai esistito. Sicuramente non in Cina negli ultimi 35 anni. Dalla tabella sopra riportata è evidente che nel periodo della riforme i redditi sono aumentati, sebbene in modo diseguale in città come in campagna. Abbiamo preso questo parametro perché in molti parlano di un abisso tra città campagna. Sebbene la ratio tra i due redditi sia in aumento (in un post apposito però metteremo in dubbio anche questo) tutti e due le categorie prese in considerazione hanno considerevolmente aumentato i loro redditi. In particolare i contadini di quasi 25 volte fino al 2005. Si consideri che dopo quella data le campagne hanno avuto spesso aumenti in percentuale superiori alle città. Qualcuno pensa che questi vorrebbero tornare indietro perché un tempo la ratio dei redditi era di 2,57 invece di di 3,22? Sembra incredibile che a sinistra si creda ancora in queste baggianate. Il secondo elemento invece è se i ci si debba liberare immediatamente del capitalismo una volta andati al potere indipendentemente dal livello raggiunto dallo sviluppo delle forze produttive. L'esperienza storica suggerirebbe di no. Del capitalismo ci si potrebbe  magari liberare nei paesi avanzati dove di solito vivono i critici della Cina socialista. Ma non sembra che nostri ipercritici si siano accorti che nei paesi dove sarebbe all'ordine del giorno sostituire il capitalismo non se li fili nessuno.

"Io - dice la Pun - sono diventata marxista (parliamone!!!) quando, per la prima volta, sono entrata nelle zone industriali cinesi, la prima volta che sono entrata in fabbrica, quando ero ancora studentessa universitaria nei primi anni Novanta; a quel tempo a Hong Kong ci sono stati dei grandi cambiamenti economici e molte fabbriche si trasferivano nella Cina continentale. Mentre gli operai di Hong Kong affrontavano la disoccupazione, la Cina viveva il fenomeno dei lavoratori contadini migranti che, anno dopo anno, andavano nel Guangdong per lavorare."(Pun Ngai 2010). Insomma la solita solfa protezionista (che già Arrighi aveva individuato) che va bene per "marxisti", leghisti e discorsi da bar passando per il signoraggio e le scie chimiche. Pun ci dovrebbe spiegare come mai il maggiore sindacato di Hong Kong dove lei vive e lavora sia quello comunista e non invece il sindacato giallo a cui lei fa riferimento. Per altro il tasso di suicidi ad Hong Kong è aumentato del 44% alla fine degli anni '90 mentre in Cina diminuiva.

Dipendenti fumano vicino al cancello principale alla fine del turno.
La Pun si domanda "Cambiamo prospettiva, all’inizio degli anni ’90 la pressione sul lavoro era molto più forte, lo stipendio era solo di 500 RMB attuali, e invece oggi lo stipendio ha raggiunto i 1000-1500 RMB (si parla dello stipendio minimo dei non qualificati che è in realtà 1500 RMB); i dormitori e gli spazi della fabbrica sono migliorati, le condizioni di vita lavorative anche. Ma allora, mi chiedo, come mai i suicidi e gli scioperi degli operai non si sono verificati con la prima generazione di lavoratori contadini migranti e invece si verificano oggi?"(Pun Ngai 2010). Innanzitutto la Pun omette che la Foxconn aggiunge due volte l'anno un bonus di merito il quale ammonta a 5/8 volte lo stipendio di base (Franceschini 2010). Sono poi così tanti e così massicci gli scioperi in Cina? Come mai a tre anni di distanza da quella breve stagione di scioperi ("la presunta ondata di scioperi" la chiama Franceschini-2010) non se ne sente più parlare? Pun continua "Quando sono entrata in fabbrica e ho visto le condizioni orrende di lavoro, non capivo come mai nel nostro paese socialista potesse verificarsi una cosa del genere [1]; ero arrabbiata, eppure le operaie non lo erano, pensavo che ciò dipendesse dal fatto che erano angosciate, sotto pressione, che non ci fosse modo affinché ciò che provavano potesse esprimersi; eppure non ho visto suicidi, capitavano morti improvvise o per la fatica, ma non come oggi" (Pun Ngai 2010). La cosa è assai semplice quegli operai stavano meglio dei loro colleghi rimasti nei villaggi e infinitamente meglio di quando c'era (secondo lei) il "socialismo". Naturalmente il discorso va a finire sui migranti "Inoltre dovremmo approfondire le differenze fra le due generazioni di nonmingong nella medesima composizione di classe, rapporti di produzione, operai che fanno lo stesso lavoro nella fabbrica del mondo e affrontano le contraddizioni del capitalismo; poiché fra le due generazioni la differenza è davvero ampia.". (Pun Ngai 2010). Questa radicale diversità tra le generazioni sebbene se ne accenni persino in un documento ufficiale del Partito è fortemente contestata proprio da studiosi cinesi: "A fronte di questa nuova generazione di giovani, i “vecchi” lavoratori sono stati descritti come un caso clinico di apatia e passività, quasi si trattasse poco più che di animali da soma pronti a tutto per qualche centinaio di yuan. In realtà studi basati su criteri statistici più accurati hanno messo in discussione l’esistenza di una significativa frattura generazionale tra i lavoratori nati prima e dopo il 1980. In particolare, uno studio di Zhang Yi, specialista dell’Accademia delle scienze sociali, condotto sui dati dell’indagine sulla mobilità della popolazione fluttuante in Cina lanciata dall’Ufficio statistico nazionale nel 2010 riesce a sfatare tutta una serie di luoghi comuni." (Franceschini 2011b). Pun parla poi della trasformazione dei contadini in operai "Infine dovremmo riflettere sul processo di formazione della nuova classe dei lavoratori contadini migranti: in trenta anni di rimodellamento il contadino è diventato lavoratore (temporaneo, senza garanzie), soggetto del lavoro ma non lavoratore a pieno titolo; non è chiaro se sia ancora contadino o lavoratore. Anche se oggettivamente le condizioni che vive sono quelle di un operaio, tuttavia da un punto di vista soggettivo, come lavoratore, ha un problema legato alla propria identità" (Pun Ngai 2010). Oddio anche questa non è affatto una cosa nuovissima. Qualsiasi paese che ha vissuto l'industrializzazione e l'urbanizzazione dal 1700 ad ora ha vissuto queste trasformazioni. In Italia il fenomeno si chiamava "metalmezzadria". Spesso la "temporanietà" del lavoratore è dovuta ad una precisa scelta in quanto il lavoratore va dove viene pagato di più e spesso non ha che l'imbarazzo della scelta
Le "terribili" condizioni di lavoro alla Foxconn


Oddio ci sono tanti modi di vedere il fenomeno della riforma nelle campagne. La più imitata dai paesi socialisti, dal Vietnam a Cuba. Certo quello di Pun Ngai è stravagante: "Penso che il fenomeno dei contadini migranti lavoratori non si possa separare dallo sviluppo degli ultimi 30 anni. Il periodo delle riforme cominciò dalle campagne, che distrusse la sua dimensione collettiva e favorì l’emergere di piccole economie contadine; la base di questa forza lavoro va ricercata nella fine del collettivismo, che ha prodotto una sorta di eccesso di forza lavoro contadina. I nostri sociologi usano una bella espressione per questo fenomeno: una ricca forza lavoro." (Pun Ngai 2010). Una spiegazione ridicola per un marxista. Se la fine della collettivizzazione ha prodotto un eccesso di forza lavoro significa che c'è stato un'aumento di produttività (le famose forze produttive di cui discuteva il barbuto di Treviri. Do you Know?) che dovrebbe essere una buona cosa anche per un marxista. Proprio la distribuzione della terra ha coinciso con quello che Stiglitz definisce il più importante avvenimento del '900 ossia l'uscita dalla povertà di 640 milioni di persone. Ma qui si ragiona non tenendo conto dei successi dell'avversario (i comunisti cinesi), non tenendo conto dei fallimenti della sinistra radicale (ridotta all'irrilevanza), che pure dall'alto dei suoi fallimenti vorrebbe insegnare agli altri. Un mondo capovolto. Tutto questo modo di argomentare in cui si fanno solo critiche e nessuna proposta pratica viene chiamato inspiegabilmente "marxismo". Ci si domanda se sia la stessa dottrina che Gramsci chiamava la "filosofia della prassi". Dove sia la prassi Dio solo lo sa.

Per l'attuazione del sistema di responsabilità familiare il villaggio è stato conservato come unità di gestione della economia collettiva e svolge il ruolo di progettista, coordinatore e fornitore di servizi. In un'organizzazione a livello di villaggio in Hanjiawan Village, Chang'an County, provincia dello Shaanxi, viene firmato il contratto con i contadini.
L'epoca di cui stiamo parlando è coincisa con la nascita delle imprese collettive di mu­nicipalità e villaggio in cui "la coltivazione intensiva di piccoli appezzamenti si combina con forme di lavoro industriale o comunque non agricolo e con investimenti destinati a migliorare la qualità della forza-lavoro, non fa che confermare la validità di quella tesi." (Arrighi 2008, p. 402). Continua Arrighi "Come ha notato Gillian Hart riassumendo, sul piano dello svi­luppo, i vantaggi comparati della Cina rispetto al Sud Africa - do­ve i contadini africani sono stati da tempo spogliati dei mezzi di produzione senza che si creassero le condizioni per un loro assor­bimento nel sistema del lavoro salariato - gran parte della crescita cinese va ricondotta al contributo dato dalle aziende di municipa­lità e villaggio al reinvestimento e alla redistribuzione a livello locale dei profitti industriali e al loro impiego per fare scuole, ospe­dali e altre forme di consumo collettivo. Per di più, nelle aziende di municipalità e villaggio caratterizzate da una distribuzione relati­vamente uniforme di terre fra le famiglie, come quelle da lei visita­te nel 1992 nelle province di Sichuan e di Hunan, i residenti ave­vano la possibilità di guadagnarsi da vivere integrando la coltiva­zione intensiva di piccoli appezzamenti con il lavoro industriale o altre forme di lavoro non agricolo. In effetti "la principale spinta allo sviluppo delle aziende di municipalità e villaggio viene dal fat­to che esse, a differenza dei loro corrispettivi industriali urbani, non devono fornire ai lavoratori abitazioni, cure mediche, tratta­menti pensionistici e altri servizi. Così le imprese sono sgravate di gran parte dei costi di riproduzione della forza-lavoro ma, almeno in certi casi, questi costi vengono sostenuti da meccanismi di redi­stribuzione". La Hart poi suggerisce che questo schema non è solo tipico della Cina, ma può essere osservato anche a Taiwan." La Hart infatti scrive "Ciò che distingue la Cina e Taiwan - rendendole completamente di­verse dal Sud Africa - sono le riforme basate sulla redistribuzione della terra che, a partire dagli anni quaranta, hanno effettivamente spezzato il potere della classe dei proprietari terrieri. Le forze poli­tiche che hanno portato avanti la riforma agraria in Cina e Taiwan sono diametralmente opposte, anche se strettamente collegate. Co­sì tanto nella Cina socialista e post-socialista quanto nella Taiwan capitalista, le misure redistributive della riforma agraria sono sfo­ciate in una rapida e delocalizzata accumulazione industriale senza perdita della proprietà della terra [...]. Il fatto che alcuni degli esem­pi più spettacolari di sviluppo industriale nella seconda metà del ventesimo secolo siano avvenuti senza che gli operai-contadini per­dessero la proprietà della terra non solo mette in luce le forme di accumulazione specificamente "non occidentali" che stanno dietro la competizione globale [... ma dovrebbe anche spingerci] a rivede­re le nostre assunzioni teleologiche sull' "accumulazione primitiva" che vedono necessariamente la spoliazione come condizione natu­rale dello sviluppo capitalistico." (Cit. in Arrighi 2008, p. 398). La povera Pun parla addirittura di Enclosures cioè di spoliazione, dare la terra ai contadini significa "spogliarli". Nientemeno!!! Insomma l'opposto di ciò che dice la Hart. Le analisi della Hart e di Arrighi sono interessanti ed innovative, ricche quanto quella della (estrema) semplificatrice Pun è rozza, dottrinaria (di una dottrina che non è il marxismo ma la contro-cultura anglosassone), povera.

Un dipendente gioca gratis ai videogiochi
in internet all'X-Box del Cyberfox cafè.
Continuiamo con la volonterosa Pun: "Dopo aver sfruttato la forza lavoro non hanno il minimo piano per la sua riproduzione né della sua cura; il piano è quello di rispedirli nella campagna che da vent’anni è in rovina, senza sviluppo, e dove adesso, addirittura, incombe la vendita della terra.". (Pun Ngai 2010). La campagna sarebbe da ventanni in rovina. L'aumento dei redditi che abbiamo mostrato prima ci parla di una storia diversa. Come tutti i documenti ufficiali riportano il futuro prossimo della Cina sta nell'urbanizzazione e il sistema Hukou serve solo a regolamentare il flusso affinchè non avvenga in maniera anarchica (o liberista?). Significativo che al convegno a Venezia gli interventi dei supporter della Pun siano incentrati invece sull'urbanizzazione forzata. Naturalmente non hanno capito nulla di quanto dice la povera (e incompresa) Pun.

La Pun scrive: "Non importa se in eccesso o ricca (la manodopera), importa dire che una generazione di giovani non ebbe più nulla da fare in campagna, nessuna opportunità di lavoro poiché la terra della campagna non poteva più occuparli. Così iniziarono a migrare in cerca di lavoro nelle città, in particolare in quelle delle costa dove arrivavano capitali stranieri. Così venne fondata la Cina come fabbrica del mondo, fondata grazie alla forza lavoro a basso costo; la riforma delle campagne e la “open door strategy” hanno interamente fabbricato il segreto dei lavoratori contadini migranti." (Pun Ngai 2010). La prima obbiezione che si può fare è che la strategia del governo fu di "lasciare la terra senza abbandonare il villaggio" come ricorda anche Arrighi sfruttando l'antica propensione della Brigate di lavoro nel cimentarsi in lavorazioni non agricole. Questa fu la chiave degli anni '80, mentre quella degli anni '90 con l'aumento della redditività del lavoro (che la Pun definisce in termini assai poco marxisti non avere 'più nulla da fare in campagna') e l'abolizione progressiva delle tessere alimentari che favorì la libertà di movimento (la libertà è negativa?) fu la cifra degli anni '90, così come il ritorno nelle zone d'origine per impiantare attività imprenditoriali o occuparsi in aziende localizzate vicino a casa è stata la cifra del primo decennio del nuovo secolo.

Il ragionamento della Pun non fa una piega e addirittura ha scoperto l'alienazione nel senso materiale del termine: "Recentemente un operaio della Foxconn si è ucciso, sotto pressione da parte dell’azienda, per aver perduto il prototipo di un iPOD. Ma riflettiamo su come, negli anni Novanta, nella fabbrica dove facevo ricerca pagavano gli operai 400/500 RMB e il cellulare che si produceva ne costava 10.000. Consideriamo questa, di differenza.". Nemmeno un operaio della Ferrari potrà difficilmente permettersi la fuoriserie in questione. A parte il fatto che oggi il celluare praticamente in Cina l'hanno tutti e probabilmente infinitamente più potente di quello degli anni 90. Senza contare che gli stipendi sono almeno dieci volte quelli degli anni '90 mentre in Italia sono diminuiti. Non so ad Hong Kong. Intanto ci dice Pun Ngai che gli stipendi degli operai non specializzati sarebbero la metà degli stipendi normali. Insomma se tanto mi da tanto, gli stipendi degli operai specializzati gareggiano ormai con quelli italiani almeno in relazione al potere d'acquisto: "Diciamocelo chiaramente che essa si regge solo esclusivamente sui lavoratori contadini migranti, il cui salario è la metà di quello di un lavoratore normale; inoltre vivendo nell’alloggio della fabbrica, si può risparmiare soldi per il proprio futuro, dato che non è detto che alla Foxconn ti accettino ancora quando avrai superato i trent’anni."(Pun Ngai 2010).

Un dipendente Foxconnal Cyberfox cafè.

In Cina si parla sovente di bolla immobiliare che per altro non scoppia mai. Ovvero di un forte aumento delle construzioni immobiliari. Per chi sarebbero queste nuove abitazioni? Sempre per i soliti 10 supericchi dell'ufficio politico? La Pun come tutte i personaggi petulanti della sinistra radicale non ha nè il senso della misura nè il senso del ridicolo: "Un’analisi attenta ci direbbe che, sebbene la prima generazione avesse maggiore forza di sopportazione di fatica e avversità, tuttavia aveva speranze e obbiettivi: i soldi guadagnati li usava per costruirsi una casa e una vita onorevole, ciò che gli consentiva di sopportare angosce e fatica del lavoro in città. La seconda generazione si è formata interamente in ambito urbano, e aspira ad un modo di vita metropolitano, ovvero uno stile prodotto negli ultimi anni; una civiltà urbana continuamente inseguita dicendo che bisogna lasciare la campagna altrimenti “si perde la faccia”, l’onore, sei poco sviluppato, non hai la possibilità di ricambiare quello che i tuoi genitori ti hanno dato a suo tempo: è questo il contesto odierno. La strada dello sviluppo odierno e la sua cultura ci fa vedere come nemica la nostra campagna e il nostro passato." (Pun Ngai 2010),. In realtà è abbastanza discutibile che i migranti siano fortemente interessati ad ottenere un hukou cittadino (tutti le inchieste fatte lo smentiscono). Poi viene fuori il rimpianto per la campagna e il passato, quando tutti avevamo meno ma eravamo più felici.

"Negli anni ‘90 ai “bordi” (slums) di Shenzhen o Canton potevi trovare, per duecento o trecento RMB, una casa in affitto dove vivere con la famiglia. Oggi no. I lavoratori contadini migranti sono costretti a stare nelle zone industriali nel dormitorio offerto dall’impresa, quegli stessi dormitori dai cui tetti si sono buttati alla Foxconn." In realtà non è così dato che la maggior parte dei lavoratori non vive nei dormitori. Gli stessi dormitori furono progettati per essere migliori degli alloggi che solitamente i migranti riuscivano a trovare da soli ovvero in case fatiscenti, senza servizi, stipati in parecchi in poche stanze come nelle altre parti del mondo. I lavoratori migranti in reatà vedono la loro situazione come provvisoria. Per questo vedono nel dormitorio una sorta di benefit."

In conclusione sembra che per la sinistra radicale il lavoro sia solo fonte di sventura. Il mondo è cambiato non si sa se in bene o in male. La sinistra occidentale sicuramente è peggiorata.

Note
[1] Dopo avere affermato di essere marxista una tale tirata che non ha nulla a che vedere con il marxismo non l'avremmo mai aspettata. "Negli anni '70, le condizioni di lavoro nelle fabbriche di Hong Kong erano orribili. Al fine di contenere i costi e di aumentare la produzione, le fabbriche davano il lavoro ai subappaltatori e anche sub-sub-appaltatori (di solito un nucleo familiare). Era comune che una famiglia di 6 persone, che vivono in una casa di 150 metri quadrati in una baraccopoli, ottenessero ordini di lavoro da una fabbrica di "eseguire il loro lavoro." Erano lavori a bassa retribuzione di assemblaggio fiori, etichette di seta, ecc. tutta la famiglia, dai bambini alla nonna, avrebbe lavorato durante la notte per finire il lavoro e poi rispedirlo alla fabbrica. Non si riusciva a smettere, perché questo era di solito il solo  reddito della famiglia." (Lee Siu hin 2004).
Se la situazione nell'avanzata Hong Kong (che ha un reddito procapite superiore a quello italiano) era questa figuriamoci nella poverissima Cina. L'unica spiegazione possibile è che a questa "marxista" siano poco chiari concetti come lo sviluppo delle forze produttive, la produttività del lavoro che pure fanno parte pienamente del marxismo.

Bibliografia

Arrighi, Giovanni 2008. Adam Smith a Pechino. Genealogie Del Ventunesimo Secolo. Feltrinelli. 
Bari, Dominique et Sankar, Lina 2012. Le Mingongs Les damnés de la terre. L'Humanité 20 Novembre 2012. 
Franceschini Ivan 2010. Abbandoni (I): la Foxconn lascia Shenzhen. 8 agosto 2010.
Franceschini, Ivan 2011b. Generazioni di migranti a confronto. 1 giugno 2011
Johnson, Joel. 2011. 1 Million Workers. 90 Million iPhones. 17 Suicides. Who’s to Blame? 28 Febbraio 2011.
Lee Siu hin 2004. My Journey to Hong Kong and ChinaKong and China. Z magazine, Agosto 2004.
Lippi, Francesco 2010. Cordoglio e pregiudizio. Noise from amerika. 22 agosto 2010 
Mattimore, Patrick 2010. Media badly misplaying Foxconn suicides. People Daily Online. 21.maggio.2010. 
Mileiux 2010. Foxconn “Suicides” & “Secrets”, Chinese Netizen Reactions. 25 Maggio 2010 
Pascucci, Angela 2012. Colpi di genio in California, suicidi-omicidi a Shenzhen. 15 / 3 / 2012.
Pun Ngai 2010. La proletarizzazione incompiuta. Vedere la Cina a partire dai suicidi della Foxconn. “Forum su globalizzazione e sviluppo sociale”, 19 / 7 / 2010 Centro di studi di politica ed economia internazionale il 14 Maggio 2010 presso la China University of Political Science and Law
S.a.L.E. docks 2011. I paradossi cinesi come paradigma della contemporaneità. 22-23 ottobre 2011. Convegno. 
Tiejun, Wen 2006. The migrant labor and China’s new industrial time. 2006. 



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