8. La schiavitù in fabbrica…ma dove?
Le accuse rivolte dai media contro le condizioni di lavoro dei lavoratori cinesi della Apple si sono trasformate in un fiasco.
Le Figaro.
Caldwell, Christopher. 2009. French suicides complicate corporate life ,18 settembre 2009.
Condon, Emily 2012. For immediate release. This American Life Retracts Story. 16 Marzo 2012.
Culpan, Tim 2012. Now Can We Start Talking About the Real Foxconn?, Bloomberg, 20 Marzo 2012Dubois, Jean-Pierre 2012. Désinformation contre la Chine : l’enquête sur Apple en Chine entâchée par un bidonnage. Le Grand Soir. 31 marzo 2012.
ESWN 2010. Numbers 14+15 At Foxconn?, 05/28/2010.
Farber, Maurice 1979. Suicide in France: Some Hypotheses. Suicide and Life. Threatening Behavior, Volume 9, Issue 3, pp. 154–162, Autunno1979
Foremski, Tom 2010. Suicides At France Telecom Are 5 Times Higher Than At Foxconn. 46 suicides at France Telecom, 9 at Foxconn - the human cost of cheap bandwidth and gadgets? 26, Maggio, 2010.
Hackel. Joyce 2012. Why Chinese Factory Workers Don't Covet Your iPad , Public Radio International, 27 Marzo 2012.
Hesseldahl, Arik 2012. The Failures and Fallacies of Mike Daisey’s Apple Attack and the Media. 18. Maezo. 2012.
Martorana, Alessandro 2013. Crisi economica ed aumento dei suicidi: studio conferma il legame, International Business Times, 18-09-2013
Padieu, René 2009. René Padieu, inspecteur général honoraire de l’Insee : « Suicides à France Télécom : attention à leur interprétation ». Interviews. L'info expoprotection. 28-10-2009
Pascucci, Angela. 2012. Colpi di genio in California, suicidi-omicidi a Shenzhen, 15 / 3 / 2012.
Raventos, Sergi 2011. Europa: crisis económica y suicidios: una relación demostrada. 21 dicembre 2011.
Rothschild, Nathalie 2012. Mike Daisey and the great Foxconn con, Spiked, 12 Aprile 2012
Riley-Smith, Ben 2011. How can rising suicide rates be reversed in the face of cuts to mental health services? guardian.co.uk, 15 Dicembre 2011
Sage, Adam 2009. Why are France Télécom employees committing suicide? The Times 23-09-2009.
Schmitz, Rob 2012. An acclaimed Apple critic made up the details, Marketplace.org, 16 Marzo 2012
Schmitz, Rob 2012b. A look behind the gates of Foxconn, Interview with Rob Schmitz, Marketplace.org, 9 Aprile 2012.
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Suicidi alla Telecom France
I suicidi alla Foxconn non sono nulla se paragonati a quelli della Telecom France. Quando ancora alla Foxconn eravamo a quota 9 nell'azienda francese erano 46, maggiori di 5 volte. 11 nei primi mesi dell'anno 2010. Per di più la Telecom ha solo 102 mila addetti in tutta la Francia e il tasso di suicidi in Francia è (forse) inferiore a quello cinese. Il tasso dei suicidi in Francia è 17 ogni 100 mila abitanti. Siccome veniamo a sapere che tra il 2008-2009 i suicidi alla Telcom France sono stati 35 e probabilmente si è trattato di un cluster allora dobbiamo ancora constatare che il numero di suicidi rispetto alla popolazione di riferimento non è eccezionale sebbene nettamente più alto di quello della Foxconn. Il solito Foremski ha commentato: "E' questo il costo umano della banda larga a prezzi competitivi?" (Foremski 2010). Sembrerebbe che sia il lavoro in quanto tale, anzi un buon lavoro per la verità quale quello dell'azienda francese e pagato bene a provocare i suicidi.
La Living International, una società di consulenza statunitense, ha descritto la Francia come il "miglior paese del mondo" dal punto di vista della qualità della vita eppure: "I francesi, per esempio, hanno 1,9 volte più probabilità di suicidarsi rispetto agli olandesi, 2,8 volte più probabilità rispetto agli italiani e 2,4 volte più probabilità rispetto gli spagnoli o gli inglesi. Ci sono nazioni con tassi peggiori - la Finlandia, per esempio, dove i suicidi vengono attribuiti all'alcolismo, o il Giappone, che è stato storicamente tollerante per il suicidio. Ma nella ricca Europa occidentale, la Francia si distingue, con almeno 10.500 persone che hanno posto fine alla propria vita l'anno scorso" (Sage 2009). Quindi il tasso di suicidi non dovrebbe dipendere nemmeno dalla qualità della vita.
Evidenze statistiche ci sarebbero tra il suicidio e il tasso di disoccupazione, in special modo in Francia. I suicidi sarebbero stati in forte aumento dopo la crisi petrolifera del 1970 e poi all'inizio degli anni 1990. "Ma non è necessariamente il disoccupato che si uccide durante questi periodi", dice lo psicologo Chauvel. "Sono tutti coloro che sentono che i loro posti di lavoro sono minacciati, che hanno paura di perdere qualcosa di essenziale" (Sage 2009).
Aumento dei suicidi per la crisi economica |
Nondimeno questo rapporto esiste ed è evidente: "Vi è una relazione diretta tra crisi economica, la disoccupazione e un peggioramento della salute mentale. Un fatto: la gente con problemi psicologici tra i disoccupati è mediamente del 34%, mentre tra gli occupati è del 16%. Un altro risultato è che più lunga è la durata della disoccupazione e maggiore è l'impatto negativo sulla salute mentale. E' noto da molti anni, il rapporto tra la crisi economica e il suicidio, confermato recentemente, alla fine degli anni novanta, nei paesi asiatici, dove i tassi di suicidio per i maschi nel 1998 sono aumentatati del 39% in Giappone, del 44 % a Hong Kong e del 45% nella Repubblica di Corea. I paesi con i tassi di suicidio più alti dell'UE oggi sono: Lituania con 39 casi ogni 100.000 abitanti, Ungheria, Lettonia, Estonia e Slovenia, con tassi di 23/24 casi e tra i più ricchi sono: Finlandia, Francia e Belgio con circa 20 casi. E con la crisi di questi indici sono aumentati soprattutto di notevoli proporzioni nei paesi baltici e in Grecia. In particolare nel 2009 in Lituania c'è stato un aumento del 14% rispetto al 2008. In Estonia è stato del 15,6% e in Lettonia il 19%" (Raventos 2011).
Questo significa che avere un lavoro distoglie dal suicidio che è cosa ben diversa dal legare lo stress del lavoro al suicidio. Anche se alcuni dei 24 dipendenti Telecom che hanno perso la loro vita dal febbraio 2008 al 2009 hanno chiamato in causa le condizioni di lavoro, sarebbe sbagliato concludere che la Telecom sia la principale responsabile di quelle morti. In effetti, c'è stato un picco di suicidi nella società francese tra l'estate e l'autunno 2009, ma i 24 morti di Telecom sono statisticamente meno di quelli della Francia nel suo complesso, che ha un tasso di suicidi di circa il 50% superiore a quello degli Stati Uniti, e più del doppio del Regno Unito. René Padieu, presidente del Comitato Etico della Società Francese di Statistica, ha sostenuto che nel 2007, in tutta la popolazione in età lavorativa, da 20 a 60 anni, il tasso di suicidi è stato di 19,6 per 100.000. Tuttavia, i 24 suicidi in 19 mesi della France Telecom, corrispondono a 15 all'anno. L'azienda ha più di 100.000 dipendenti. Quindi ci si suicida meno alla France Telecom che altrove. Le condizioni di lavoro non sono dunque il solo elemento con cui spiegare i suicidi (Padieu 2009). Per altro i dipendenti Telecom hanno buoni stipendi comparati non solo a quelli cinesi ma anche a quelli francesi e non sono oberati da straordinari. Inoltre la privatizzazione (che viene chiamata in causa) della Telecom è stata solo parziale dato che lo stato detiene ancora il 27% della azioni e comunque è iniziata negli anni '90.
Avner Bar-Hen professore di statistica sostiene che i confronti con la popolazione in età di lavoro siano incongrui. I dati andrebbero normalizzati (Bar-Hen 2009). In effetti ci fu nel 1990 una indagine sull'eccezionale numero di suicidi tra i poliziotti i cui dati normalizzati portarono alla conclusione che non erano significativi rispetto al resto della popolazione. Occorrerebbe fare una indagine dello stesso tipo sulla Telecom. La questione è che i giornalisti che hanno montato il caso non hanno fatto nessuna di queste indagini. Inoltre quando questa "normalizzazione" viene fatta si scopre che non è molto favorevole alla tesi colpevolista. "Tutti tranne uno dei suicidi alla France Telecom erano maschi, per la maggior parte attorno ai 50 anni. Se questo gruppo è più incline al suicidio alla Telecom, lo stesso è anche nella società nel suo insieme. Il tasso di suicidi tra gli uomini francesi di età compresa tra 45-54 è di oltre 40 per 100.000" (Caldwell 2009). Tutte le indagini sui suicidi dei poliziotti oppure avvenuti presso l'operatore ferroviario SNCF o della Renault, sebbene questi suicidi siano stati sfruttati (comprensibilmente) dai sindacati per ottenere condizioni migliori per i lavoratori, hanno invariabilmente dimostrato la non rilevanza statistica dei suicidi. Anche i suicidi della crisi in Italia parlano più di gente che non trova o che perde il lavoro. In effetti proprio in Francia il tasso di suicidi tra i disoccupati è da due a quattro volte superiore a quella tra le persone occupate. Mentre sembrerebbe, secondo alcune interpretazioni di sinistra, che i suicidi siano dovuti allo stress da lavoro che certi "marxisti" riconducono all'alienazione.
Avner Bar-Hen professore di statistica sostiene che i confronti con la popolazione in età di lavoro siano incongrui. I dati andrebbero normalizzati (Bar-Hen 2009). In effetti ci fu nel 1990 una indagine sull'eccezionale numero di suicidi tra i poliziotti i cui dati normalizzati portarono alla conclusione che non erano significativi rispetto al resto della popolazione. Occorrerebbe fare una indagine dello stesso tipo sulla Telecom. La questione è che i giornalisti che hanno montato il caso non hanno fatto nessuna di queste indagini. Inoltre quando questa "normalizzazione" viene fatta si scopre che non è molto favorevole alla tesi colpevolista. "Tutti tranne uno dei suicidi alla France Telecom erano maschi, per la maggior parte attorno ai 50 anni. Se questo gruppo è più incline al suicidio alla Telecom, lo stesso è anche nella società nel suo insieme. Il tasso di suicidi tra gli uomini francesi di età compresa tra 45-54 è di oltre 40 per 100.000" (Caldwell 2009). Tutte le indagini sui suicidi dei poliziotti oppure avvenuti presso l'operatore ferroviario SNCF o della Renault, sebbene questi suicidi siano stati sfruttati (comprensibilmente) dai sindacati per ottenere condizioni migliori per i lavoratori, hanno invariabilmente dimostrato la non rilevanza statistica dei suicidi. Anche i suicidi della crisi in Italia parlano più di gente che non trova o che perde il lavoro. In effetti proprio in Francia il tasso di suicidi tra i disoccupati è da due a quattro volte superiore a quella tra le persone occupate. Mentre sembrerebbe, secondo alcune interpretazioni di sinistra, che i suicidi siano dovuti allo stress da lavoro che certi "marxisti" riconducono all'alienazione.
Uno studio pionieristico sul suicido in Francia si proponeva di indagare il tasso relativamente alto di suicidi in Francia dove venivano ipotizzate una serie di influenze causali. "Tra queste, a livello sociale e demografico, una storia di forte immigrazione, e di bassa emigrazione, un'alta percentuale di anziani, di forte urbanizzazione, alcolismo straordinariamente elevato e l'estremo divario di redditi tra le classi superiori e inferiori. La rigida burocrazia statale che può essere percepita individualmente con un senso di rabbia e sconfitta. Il sistema giuridico che produce molte ingiustizie, come una lunga detenzione senza accuse. La Chiesa è liberale e fornisce poco assistenza contro il suicidio. Nel complesso, l'integrazione sociale è bassa. Culturalmente, i valori francesi includono un pessimismo di fondo, a una scarsa paura della morte, poi forti pressioni a comportarsi correttamente e tanto odio verso i vicini. La struttura di personalità modale contiene elementi angusti e difensivi che producono una vulnerabile pseudo-autonomia. Le pratiche educative francesi sono efficaci nel produrre tali personalità" (Farber 1979). Come si vede lo stress da lavoro non era nemmeno menzionato tra le cause del suicidio e si può agevolmente concludere che avere un'occupazione salva la gente dal suicidio. Se la Foxconn è un inferno in quali girone infernale si dibattono i lavoratori della Telecom? Sebbene i suicidi alla Telecom France siano cinque volte maggiori rispetto alla Foxconn è assai discutibile che anche nel colosso francese essi siano imputabili alle condizioni di lavoro. Le saghe sui suicidi alla Telecom France e alla Foxconn segnano il passaggio della sinistra compassionevole da un'etica fondata sul lavoro come soluzione di tutti i mali ad un'altra che individua nel lavoro la fonte di tutti i mali.
L'affare Daisey
"Un report esteso (del New York Times, sulla Foxconn) era stato preceduto dal monologo di un attore, Mike Daisey, la cui pièce «Estasi e Agonia di Steve Jobs» ha fatto sussultare le coscienze americane. La piece una volta trasmessa sulla radio nazionale ha squarciato il velo dell'ambito teatrale dove era rimasta rinchiusa, ignorata dai più. Un j'accuse frutto di un viaggio di 18 mesi nelle fabbriche cinesi" (Pascucci 2012). Così informa i lettori italiani Angela Pascucci sul Manifesto. Mike Daisey, ha visitato nell'estate del 2010 la Foxconn. Tornato negli Stati Uniti, Daisey, sulle onde di una radio pubblica molto popolare, sostiene
che gli operai nelle fabbriche siano vigilati da guardie armate e riporta di aver visto
bambini-lavoratori di età compresa tra 12, 13 e 14 anni. Questo
costituisce non solo una violazione delle leggi locali ma anche delle
politiche di Apple per quanto riguarda i propri fornitori. Egli sostiene di avere parlato con lavoratori che erano stati avvelenati da una sostanza
chimica, l'n-esano, usato per pulire i monitor. Ma la scena
più commovente e strappalacrime è stata quando ha mostrato un iPad
acceso ad un lavoratore che aveva avuto una mano paralizzata sotto una
pressa della Foxconn e che gli avrebbe confessato che non ne aveva mai
visto uno acceso. Daisey mostra l'ipad acceso dicendo che ha qualcosa di
magico o fantastico.
L'unica cosa fantastica sono state le invenzioni della fantasia di Daisey. Il suo spettacolo teatrale, "Il tormento e l'estasi di Steve Jobs" ripetuto nella trasmissione radio This American Life (TAL) è stato recensito positivamente dal New York Times. I media occidentali immediatamente si sono affrettati a diffondere la testimonianza schiacciante di Mike Daisey. Il NYT ha pontificato con la solita lagna sulle menti appannate che devono aprire gli occhi sulle scelte morali che inconsapevolmente e senza pensarci fanno quando acquistano un gadget elegante come l'iPhone. In Italia le affermazioni di Daisey sono subito state raccolte dal settimanale Internazionale (e dal Manifesto).
L'unica cosa fantastica sono state le invenzioni della fantasia di Daisey. Il suo spettacolo teatrale, "Il tormento e l'estasi di Steve Jobs" ripetuto nella trasmissione radio This American Life (TAL) è stato recensito positivamente dal New York Times. I media occidentali immediatamente si sono affrettati a diffondere la testimonianza schiacciante di Mike Daisey. Il NYT ha pontificato con la solita lagna sulle menti appannate che devono aprire gli occhi sulle scelte morali che inconsapevolmente e senza pensarci fanno quando acquistano un gadget elegante come l'iPhone. In Italia le affermazioni di Daisey sono subito state raccolte dal settimanale Internazionale (e dal Manifesto).
Il monologo radiofonico di Daisey sulla condanna delle aziende occidentali che “esportano il lavoro, ma non i valori” è
stato l'episodio più scaricato di sempre di "This American Life". Gli
ascoltatori si sono organizzati inviando una petizione che in brevissimo
tempo ha raccolto 250 mila firme rivolta alla Apple.
Daisey
è diventato improvvisamente l'avanguardia del proletariato cinese e la
voce più importante per i diritti dei lavoratori nel settore
dell'elettronica della Cina. E' apparso ovunque nei media. Daisey è
andato al CBS News Sunday Morning, un programma che poi è stato chiuso a
causa dello scandalo Daisy.
Un'altra
emittente di proprietà della CBS, la CNET, ha ospitato Daisey come parte
di una "tavola rotonda di reporters" insieme a Charles Duhigg del New
York Times. Duhigg ha concluso la sua apparizione alla Tavola Rotonda esortando le persone che hanno a cuore il problema ad andare a vedere lo
spettacolo di Daisey. Egli è poi apparso anche su MSNBC per ripetere
gli stessi aneddoti e a parlar male dell'Apple e in seguito su HBO, PBS e C-SPAN.
L’interprete cinese che ha lavorato per Daisey si chiama Cathy Lee e non Anna come sostenuto dall'intrattenitore che diceva di non riuscire a mettersi in contatto con lei a chi gli chiedeva di potere verificare i fatti. Ma Robert Schmidz, il corrispondente dalla Cina della testata Marketplace, l'ha rintracciata nella sua controinchiesta sul monologo, ed ha smentito una ad una le balle di Daisey. L'attore sarebbe stato solo in tre stabilimenti, non in dieci, e ha incontrato un paio di operai in tutto, nessun minorenne. Non ha incontrato operai intossicati dall'N-esano dato che l'incidente non si è verificato alla Foxconn a Shenzen, dove è stato Daisey, ma in un impianto a Wintek in Suzchou, più di 1500 chilometri a nord di Shenzen. Le guardie ai cancelli non erano armate.
Naturalmente sono seguite una serie di ritrattazioni. Daisey sostiene di essersi preso "una licenza poetica" in alcune parti del suo monologo. L'emittente radiofonica che ha ospitato il monologo di Mike Daisey ammette che ci sono state "notevoli imprecisioni" e ha ritrattato (Condon 2012). L'attore stesso ammette "una serie di inesattezze". mentre la sua interprete rivelava che la maggior parte delle scene descritte sono state inventate o distorte. Un giornalista afferma: "A questo punto, è difficile determinare ciò che è più scandaloso. Le bugie di Daisey oppure la volontà dei media nazionali di dare a Daisey una piattaforma per ripetere le stesse menzogne e invenzioni senza fare il minimo sforzo per verificarle" (Hesseldahl 2012).
Come ha fatto un semplice intrattenitore a beneficiare di un tale grande spazio alla radio e sulla stampa degli Stati Uniti? I media occidentali per alimentare l'ostilità verso la Cina sono disposti a divulgare "informazioni" che possono, in un modo o nell'altro, offuscare l'immagine di questo paese - come si è visto- ricorrendo a bugie. Un sito web ha riportato le reazioni della stampa cinese sul caso. Essa ha riconosciuto "che le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi sono tutt'altro che ideali", ma che "le condizioni estreme hanno maggiori probabilità di essere incontrate nelle piccole fabbriche indipendenti che in unità di un colosso taiwanese." I giornalisti cinesi ha aggiunto: "Quanto al lavoro infantile in queste fabbriche, sembra altamente improbabile". Certamente in un clima economico globale che rende il pubblico molto disponibile alle teorie anti-cinesi, "il successo di questo tipo di trasmissione non è sorprendente" (Dubois 2012).
Adam Minter, un giornalista di Bloomberg che ha visitato oltre 150 fabbriche cinesi, ha detto a Schmitz : 'La Foxconn è cattiva. l’iPhone è cattivo. Firma una petizione. Ora sei diventato bravo ... Questo è un grande e semplice messaggio e che va a colpire l’ascoltatore della radio pubblica e colpisce anche il lettore del New York Times . E penso che sia uno dei motivi per cui Daisey è stato così seguito' (Schmitz 2012).
Dopo la ritrattazione di TAL, Schmitz è andato davanti ai cancelli della Foxconn, divenendo così il secondo giornalista ad avere accesso alle linee di produzione di Apple. Nel suo programma radiofonico, egli guarda a cosa significhi assemblare iPhone e iPad e perché i cinesi scelgano di percorrere chilometri per cercare lavoro alla Foxconn, che produce il 40 per cento dei prodotti elettronici di tutto il mondo. Schmitz parla anche con i lavoratori fuori dai cancelli, senza l’autorizzazione di Foxconn e di Apple (Schmitz 2012b).
Una questione importante per Daisey erano le lunghe ore di lavoro nelle fabbriche di Foxconn e il fallimento di Apple nel responsabilizzare la Foxconn che avrebbe violato il codice di condotta, che limita la settimana lavorativa a 60 ore e richiede almeno un giorno libero la settimana. La Foxconn ha recentemente accettato di ridurre le ore di lavoro straordinario per i suoi lavoratori. Così i dipendenti cinesi dovrebbero essere felici, giusto? Dopo tutto, questo darà loro più tempo per rilassarsi, più tempo per se stessi. Secondo Schmitz, il taglio delle ore può far si che molti cinesi rimangano senza lavoro. 'Ora tenete a mente', dice , 'che il 99 per cento della forza lavoro presso la fabbrica di Shenzhen sono lavoratori migranti. Sono venuti a Shenzhen da centinaia di chilometri di distanza per lavorare qui, e sono venuti qui appositamente per fare un sacco di straordinari. Così molte delle risposte che ho ricevuto erano come questa qui, da un operaio di nome Xu ... egli dice che tornerà presto a casa, al suo villaggio. Si è reso conto che non riesce a risparmiare abbastanza soldi vivendo in una città costiera sviluppata come Shenzhen - il costo della vita è troppo alto' (Schmitz 2012b).
Altri scrittori che hanno passato del tempo alla Foxconn e hanno potuto effettivamente parlare con gli operai - con o senza l'approvazione ufficiale dei padroni delle fabbriche - hanno inoltre dimostrato che la realtà, a Shenzhen, non corrisponde così facilmente al racconto morale che Daisey ha cercato di presentare, in maniera "ben intenzionata", come egli pretende che sia. Tim Culpan, un giornalista che ha coperto Foxconn per più di un decennio, inclusa la co-scrittura di Inside Foxconn, un'inchiesta per Bloomberg Businessweek. "Nella nostra inchiesta, come riportato in Inside Foxconn, abbiamo trovato un gruppo di lavoratori che si lamentavano, ma le denunce erano decisamente diverse da quelle dei lavoratori in qualsiasi altra azienda. Il più grande cruccio, che ci ha sorpreso un po', è che essi non riuscivano a fare abbastanza ore di straordinario. Volevano lavorare di più, per ottenere più soldi" (Culpan 2012). Ma poi è una cosa così strana? la maggior parte dei lavoratori è favorevole allo straordinario. Una cosa che in Italia sembra abbia capito solo Berlusconi.
Meno di un anno dopo, sono tornato di nuovo con un altro collega.'Volevano lavorare di più, per ottenere più soldi.' E Leslie Chang, che ha trascorso due anni a parlare con i lavoratori alla catena di montaggio in Cina, come parte della sua ricerca per il suo libro Factory Girls , ha detto : 'Non sono vittime. I lavoratori scelgono di lasciare la campagna per andare in città ... Certamente il sistema non è fatto su misura per loro. Ma la loro scelta è quella di abbandonare il vecchio lavoro per uno migliore. E nel corso del tempo, davvero le fabbriche peggiori non hanno più lavoratori e devono migliorare le condizioni oppure uscire dal business" (Hackel 2012). Infatti la mancanza endemica di forza lavoro sulla costa fa si che i lavoratori possano decidere con i piedi ossia spostarsi verso un'aziende dove hanno condizioni migliori.
Meno di un anno dopo, sono tornato di nuovo con un altro collega.'Volevano lavorare di più, per ottenere più soldi.' E Leslie Chang, che ha trascorso due anni a parlare con i lavoratori alla catena di montaggio in Cina, come parte della sua ricerca per il suo libro Factory Girls , ha detto : 'Non sono vittime. I lavoratori scelgono di lasciare la campagna per andare in città ... Certamente il sistema non è fatto su misura per loro. Ma la loro scelta è quella di abbandonare il vecchio lavoro per uno migliore. E nel corso del tempo, davvero le fabbriche peggiori non hanno più lavoratori e devono migliorare le condizioni oppure uscire dal business" (Hackel 2012). Infatti la mancanza endemica di forza lavoro sulla costa fa si che i lavoratori possano decidere con i piedi ossia spostarsi verso un'aziende dove hanno condizioni migliori.
"Questi tipi di racconti - meno drammatici, meno in bianco e nero, e meno dickensiani - non si adattano al racconto confortante che Daisey ha presentato e che TAL, senza indagare troppo, ha diffuso raggiungendo migliaia di ascoltatori. La storia di Daisey, straziante da ascoltare, era però confortante per molti, perché ha confermato una visione dei cinesi e di noi stessi che era già profondamente radicata. Questo spiega anche perché alcuni ancora giustifichino le sue "bugie buone" sulla base del fatto che abbiano presumibilmente suscitato dibattito e abbiano contribuito a far pressione sulla Foxconn per fare un po' di pulizia, Non importa che ciò possa avere un effetto negativo sui migranti che si trovano a Shenzhen per lavorare il più possibile e poi andarsene al più presto" (Rothschild 2012).
In un intervista con Schmitz e Ira Glass, Daisey ha spiegato che la ragione per cui ha arricchito la sua storia - anche mentendo di avere incontrato un uomo la cui mano è finita in una tenaglia nella costruzione di iPad - è che voleva raccontare una storia che rappresentasse l’insieme del suo viaggio. In altre parole, che cosa è una bugia qui o un abbellimento là quando il messaggio generale si adatta ancora meglio al punto vista di Daisey?
Sequel
Dopo che "This American Life" ha ritirato il pezzo, Daisey ha scritto una sua difesa. Egli avrebbe utilizzato onestamente una combinazione di realtà, memoria, e la licenza drammatica per raccontare la storia. Poi si appella alle corrispondenze del New York Times (insomma il Gatto e la Volpe di questa vicenda) e alle notizie diffuse dai gruppi per i diritti del lavoro (quasi tutti sponsorizzati dalla CIA) per documentare le condizioni delle fabbriche di elettronica. Per la verità lo stesso Mike Daisey nel 2011 aveva dato una mano al New York Times scrivendogli un editoriale che lo stesso giornale in seguito aveva ritrattato dato che sarebbero stati sollevati dubbi sull'attendibilità di un paragrafo.
Mike Daisey però è tornato alla carica con il "Il tormento e estasi di Steve Jobs 2.0." così il New York Times non contento di essere stato scornato una prima volta recensisce positivamente la versione 2.0 che sarebbe nientemeno che più divertente, coinvolgente e potente della versione precedente cosa che Daisy ha preso al volo riproducendo la recensione nel proprio blog. La cosa davvero singolare è che la scornata precedente è diventata addirittura uno strumento per la promozione dello spettacolo presentato nientemeno come il "'più famoso e controverso del decennio." La nuova versione più aderente a quella della sua traduttrice in realtà contiene ancora notevoli discrepanze giustificate dal fatto (dice Daisy) che si possono avere ricordi diversi dello stesso evento. Cosa legittima se si fossero riportati correttamente i ricordi della traduttrice, che diventa però molto sospetta se avviene dopo le smentite della stessa.
Ma il New York Time non ha solo calatp la carta del collega di sventura di Daisy del e il9 settembre 2012, ha intitolato " “China Contractor Again Faces Labor Issue on iPhones, ma il giorno dopo è stato costretto a smentire alla Foxconn si è avura un'esplosione non diverse.
Ma il New York Time non ha solo calatp la carta del collega di sventura di Daisy del e il9 settembre 2012, ha intitolato " “China Contractor Again Faces Labor Issue on iPhones, ma il giorno dopo è stato costretto a smentire alla Foxconn si è avura un'esplosione non diverse.
Leggende internautiche
A breve sono comparsi anche il 14° e 15° suicido secondo quanto riportano i blog qui sotto:
Traduzione: Foxconn Longhua edificio C4, doppio suicidio di cui è stato riferito ampiamente su Internet: sono il quattordicesimo e il quindicesimo suicidio alla Foxconn: Verso mezzogiorno del 28 maggio, doppio suicidio a Foxconn Longhua, edificio C4, la scena era terribile, la zona è stata chiusa. Dettagli devono essere confermati. Ecco le foto che qualcuno ha fornito:
Traduzione: alla Foxconn il quattordicesimo suicida è sul tetto, la polizia sta cercando di fermarlo. Non ci sono solo donne che gridavano "non saltare", ma ci sono anche "spettatori" con il sorriso sulle labbra.
Date un'occhiata a questa foto. Come sono vestite le persone? Con giacche invernali. Il 28 maggio del 2011 a Shenzhen, la temperatura era di 28 gradi centigradi. Dato che era anche piovuto in precedenza, il tempo era caldo e afoso. La gente in strada era vestita con t-shirt, minigonne e pantaloncini, ma non indossavano giacche invernali come nelle foto. Le foto sono chiaramente foto false (ESWN 2010).
Questo collegamento ci riporta alla verità. La scena si svolge il 21 febbraio 2010 a Zhangjiajie, nella provincia di Hunan.
E' normale indossare giacche invernali a Zhangjiajie (Henan), nel mese di febbraio ma non a Shenzhen alla fine di maggio. |
Bibliografia
Bar-Hen, Avner 2009. Comparer les suicides chez France Télécom et dans le reste de la population n'a pas de sens. Le Monde.fr. 22.10.2009Caldwell, Christopher. 2009. French suicides complicate corporate life ,18 settembre 2009.
Condon, Emily 2012. For immediate release. This American Life Retracts Story. 16 Marzo 2012.
Culpan, Tim 2012. Now Can We Start Talking About the Real Foxconn?, Bloomberg, 20 Marzo 2012Dubois, Jean-Pierre 2012. Désinformation contre la Chine : l’enquête sur Apple en Chine entâchée par un bidonnage. Le Grand Soir. 31 marzo 2012.
ESWN 2010. Numbers 14+15 At Foxconn?, 05/28/2010.
Farber, Maurice 1979. Suicide in France: Some Hypotheses. Suicide and Life. Threatening Behavior, Volume 9, Issue 3, pp. 154–162, Autunno1979
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Hesseldahl, Arik 2012. The Failures and Fallacies of Mike Daisey’s Apple Attack and the Media. 18. Maezo. 2012.
Martorana, Alessandro 2013. Crisi economica ed aumento dei suicidi: studio conferma il legame, International Business Times, 18-09-2013
Padieu, René 2009. René Padieu, inspecteur général honoraire de l’Insee : « Suicides à France Télécom : attention à leur interprétation ». Interviews. L'info expoprotection. 28-10-2009
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Raventos, Sergi 2011. Europa: crisis económica y suicidios: una relación demostrada. 21 dicembre 2011.
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