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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

giovedì 6 marzo 2014

6.3.9: Disegualianze regionali (4): Disegualianza come artefatto?

6. L'imminente crollo della Cina
6.3 Disugualianze
Progetto urbanistico per Shenzhen. La differenza del costo delle abitazioni influenza fortemente le disegualinze in Cina che però sono più apparenti che reali
Finora abbiamo ragionato in base alle statistiche cinesi le quali poco ci dicono su due elementi essenziali ovvero sull'uso di inappropriati denominatori (domiciliati vs. residenti) per calcolare il PIL procapite o per il mancato uso di deflattori (il più famoso è il Big Mac) per trovare la reale differenza tra le diverse capacità d'acquisto sul territorio. Ad esempio se abbiamo davanti una città stato come Singapore piccola e piuttosto omogenea spazialmente e con pochi milioni di abitanti è molto probabile che la capacità d'acquisto si piuttosto uniforme a differenza di un continente come la Cina.
L'uso della provincia a livello di PIL pro capite come variabile dipendente tende dunque a produrre risultati distorti (Tsui 2007, Li e Gibson 2012, Chan e Wang 2008). Considerando che i dati del PIL si riferiscono alla produzione nella provincia, i dati sulla popolazione in generale si riferiscono alla popolazione registrata nella provincia ed escludono i migranti rurali-urbani provenienti da altre province che conservano il proprio hukou nei luoghi di provenienza. Questo approccio sovrastima il PIL pro capite nelle province più ricche che attirano i migranti. Poiché la migrazione è cresciuta rapidamente, i tassi di crescita del PIL pro capite di queste province sono esagerati. Pertanto, le prove di divergenza assoluta (ovvero della tendenza di lunga durata alla disugualianza sarebbero un artefatto).
Differenze tra il Pil per residenti domiciliati (non houkou) e quello per residenti registrati (houkou)
Scrive infatti Gibson:
I cambiamenti di percorso della disuguaglianza inter provinciale durante l’era delle riforme hanno avuto 4 fasi, di cui una sola riguarda l’aumento della disuguaglianza. Tra il 1978 e il 1990 la disuguaglianza inter provinciale è declinata quasi continuativamente. Circa un terzo di questo declino è stato rovesciato nei 3 anni successivi, poi un anno di crescita nel 2005 ha posto fine a una decade di cambiamenti minimi nella disuguaglianza. Ma anche con quella crescita, la disuguaglianza era tornata a soli due terzi dei valori di partenza del 1978. La disuguaglianza inter provinciale è poi diminuita rapidamente dopo il 2005, cosi che nel 2010 tornava al di sotto dei bassi livelli già visti nel 1990. L’unico episodio sostenuto di crescita della disuguaglianza inter provinciale è stato dal 1990 al 1993, solo 3 anni su 3 decenni di era delle riforme in Cina
Coloro che secondo Gibson mettono l'accento sull'aumento delle disegualinze in realtà ignorerebbero il fatto che il PIL pro capite cinese locale non può essere interpretato nella stessa modo di qulasiasi altro paese ovvero misurando il valore aggiunto per residente. Di solito viene riportato il dato del PIL per la popolazione residente registrata, che diverge dalla popolazione domicialita a causa dei migranti non-hukou, ovvero le persone che migrano dal loro luogo di residenza. All’avvio delle riforme nel 1978 c’erano poco meno di 5 milioni di migranti non-hukou, ma ora si è arrivati a più di 200 milioni.


All’epoca del censimento del 2000, la provincia del Guangdong aveva una popolazione registrata di 75 milioni di persone ed una popolazione di residenti totali (compresi i migranti) di 86 milioni – il PIL pro capite era sovrastimato del 15%. La stessa cosa vale pe Shanghai, Zhejiang, Fujian e il Guangodng a Beijing e Tianjin. Nelle singole contee e nelle grandi città, l’errore è ancora maggiore. La città di Shenzhen fornisce un chiaro esempio: mentre la popolazione registrata era appena superiore ad un milione di persone al censimento del 2000, la sua popolazione residente totale era di 7 milioni, facendo sì che il PIL pro capite fosse sovrastimato di almeno il 600% nei dati ufficiali. In termini di tassi di crescita, l’uso del PIL per popolazione registrata fa sovrastimare i tassi di crescita del Pil procapite a Beijing e Shanghai dal 1990 al 2010 di circa il 2% per anno.




Siamo in presenza anche di un doppio conteggio che può arrivare fino a 26 milioni di persone in più di quelle reali, dato dal fatto che alcune provincie hanno compiuto il passaggio verso il conto dei residenti registrati a quelli totali 18 anni prima delle ultime che l’hanno fatto. Quindi durante quel periodo qualcuno il loro PIL pro capite può essere stato registrato in due provincie contemporaneamente, ad es. come residente in una provincia e come registrato in un’altra.

Uno studio mostra che l’apparente crescita della disuguaglianza interprovinciale, e il cambiamento della tendenza nella disuguaglianza regionale attorno al 2003, è un artefatto statistico risultante da questi errori. La percezione di una crescente disuguaglianza regionale ha distorto il dibattito. Il cambiamento nella tendenza poi coincide con le iniziative per ridurre la disuguaglianza regionale che ha visto più di 157 miliardi di dollari investiti nello sviluppo di infrastrutture nelle provincie occidentali.

Questi errori impattano sulle tendenze della disuguaglianza inter provinciale. La disuguaglianza del PIL pro capite cresce ad un tasso annuale del 2% nella decade del 1990, quasi il doppio di quanto rivela il conteggio revisionato, basato sui dati del censimento del 2000. Se i calcoli del PIL pro capite non fossero cambiati, l’apparente disuguaglianza inter provinciale sarebbe continuata a crescere velocemente. I dati ufficiali del PIL hanno effettuato il cambio dall’uso della popolazione registrata a quella residente nel 2003. Dato che la disuguaglianza nel PIL per residente è molto inferiore di quella nel PIL per popolazione registrata, questo cambiamento ha automaticamente ridotto la disuguaglianza misurata dal PIL pro capite ufficialmente riportato. Questo da l’impressione di una brusca inversione di rotta nel 2003, senza che ci sia stato alcuno cambiamento nell’economia.
Vi è una notevole eterogeneità all'interno delle province, come illustrato nella mappa per 286 città (in particolare, i distretti urbani all'interno delle città a livello di prefettura, che sono più coerente urbane rispetto alla restante area, che comprende le contee rurali)

Gli studi di disuguaglianza in Cina sono anche ostacolati dai dati scarsi sulla differenza del potere d’acquisto tra le varie regioni che rendendo difficile distinguere la disuguaglianza reale da quella nominale. Nelle zone più ricche ci si aspetta che ci siano prezzi più elevati (effetto Balassa-Samuelson). In Cina non è possibile, perchè non rilevato dall’istituto di Statistica, fare confronti tra le varie zone in modo da capire se le disuguaglianze (e il loro aumento) siano semplicemente dovute alla variazione dei prezzi regionali.




La differenza spaziale tra dei prezzi è dovuta soprattutto alle abitazioni. In generale tale variazione dipende di più dal mercato della terra che dai costi di costruzione. L'attenzione si concentra sulle abitazioni urbane perché i dati sui costi delle abitazioni rurali sono principalmente dovuti alla costruzione e non al costo della terra e riflettono i prezzi per i materiali in quanto spesso autocostruiti. Il costo dei terreni è assente perché il diritto di utilizzare il terreno rurale residenziale è a disposizione di tutti i soci dei collettivi di villaggio, che poi sono responsabili per l'auto-finanziamento, l'auto-costruzione e ristrutturazione delle loro abitazioni. Al contrario, l'alloggio urbano è più orientato al mercato dopo le riforme nel 1998. La maggioranza dei residenti urbani tende ad acquistare le loro abitazioni, piuttosto che pagare l'affitto o vivere in un'abitazione auto-costruita.

(Gibson e Li 2013) stimano che le la disuguaglianze in Cina possa essere sopravvalutata ignorando le differenze territoriali nel costo della vita. In particolare essi utilizziano i dati sui prezzi degli appartamenti nelle città a sviluppando indici spaziali disaggregati dei prezzi delle abitazioni, che vengono poi utilizzati come deflatori spaziali per il PIL pro capite di province e città. Partiamo dal presupposto che il costo di variazione rispetto alle abitazioni riflette la variazione dei soli costi delle abitazioni, in modo che il vero impatto della deflazione sulla disuguaglianza è piuttosto grande e come prezzi di altre merci varia nello spazio.

Il prezzo medio di nuovi appartamenti a Pechino nel 2009 è stato CNY 17.000 (2800 dollari) per metro quadrato - due volte più alto dei prezzi nelle aree urbane del Guangdong - e oltre quattro volte più alto dei prezzi medi di appartamenti nuovi nelle aree urbane delle provincie interne. L'indice Törnqvist (indice standard dei prezzi delle abitazioni) mostra che, in media, i redditi nominali fuori Pechino dovrebbero essere aumentati del 33% per metterli su una base comparabile del costo della vita, anche basandosi solo sulle spese di alloggio differiscano tra Pechino e le altre città o province. Il fattore di aggiustamento prezzo varia da 1,03 a Shanghai, dove i prezzi delle case sono quasi alti come a Pechino, a 1,42 per Chongqing, e 1,43 per Liaoning. I redditi nominali sono molto inferiori a Chongqing e Liaoning ma almeno una parte della disuguaglianza è dovuta alle variazioni spaziali dei prezzi (Li e Gibson 2012b)..
La disegualinza tra regioni nel 2010 sarebbe uguale o persino diminuita rispetto a quella del 1990 anno in cui sarebbe iniziata la divergenza

Se non si tiene conto del costo della vita vi è una distorsione verso l'alto del coefficiente di Gini del 15-16% e del 30-35%di quello di Theil. Prendendo la media dei risultati per le due misure di disuguaglianza, circa un quarto della disuguaglianza spaziale apparente scompare una volta che si tenga conto delle differenze del costo vita, provenienti solo dai prezzi delle case.

Gli errori nelle misure di disuguaglianza calcolati a partire dai dati nominali sono aumentati nel corso del tempo. I mercati immobiliari urbani erano assenti all'inizio delle riforme, e la differenziazione territoriale è era più limitata di adesso. Di conseguenza, le differenze sul costo della vita, ora causate dal mercato immobiliare urbano, (che riflette la fissità dei terreni) è cresciuta da un livello molto basso. Così, l'apparente aumento della disuguaglianza in Cina che si trova da molti studi, è dovuto probabilmente solo alla crescita di differenze di prezzo a livello territoriale, piuttosto che alla crescente disuguaglianza dei redditi reali.

Bibliografia

Chan, Kam Wing  and Wang, Man 2008. Remapping China’s Regional Inequalities, 1990–2006: A New Assessment of de Facto and de Jure Population Data, Eurasian Geography and Economics, 2008, 49, No. 1, pp. 21–56. 
Soldato Kowalsky 13 agosto 2012

Knight, John 2013. Inequality in China, An Overview, Policy Research Working Paper, The World Bank, Giugno 2013.

Li, Chao & Gibson, John, 2013. "Rising Regional Inequality in China: Fact or Artifact?," World Development, Elsevier, vol. 47(C), pages 16-29.
Li, Chao & Gibson, John, 2013bHousing, spatial price differences, and inequality in China. 27 Novembre 2013.
Tsui Kai-yuan 2007Forces Shaping China's Interprovincial Inequality. Review of Income and Wealth 2007;53(1):61-92.

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Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.