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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

mercoledì 7 marzo 2012

2.1.13: Il ruolo dei lavoratori

2. Ancora una primavera. Tienanmen e dintorni 
2.1 Il mito del massacro di Tienanmen



Fallita clamorosamente la possibilità di incolpare al governo cinese per la strage inesistente di studenti inermi a Piazza Tienanmen si è cercato almeno di dargli la colpa per i "cittadini" ribattezzati "lavoratori" morti lungo la strada per Tienanmen. Gli studenti erano per la sinistra e in generale per i progressisti l’elemento ideale poiché richiamavano l’esperienza del ’68. Essi rimandavano ai fasti rivoluzionari della Rivoluzione Culturale: vicende originariamente innescate dagli studenti, e per estensione dai giovani come parte della società cinese più istruita e più occidentalizzata, meno legata alle tradizioni (necessariamente feudali) e per questo più sensibile alla fascinazione della democrazia occidentale. Siccome nelle strade non c’erano molti studenti, allora si è cercato di far apparire che il governo di Pechino, come suggeriscono Black e Munro, avesse intenzionalmente preso di mira i lavoratori, anche se ciò è del tutto indimostrabile. E’ però una tesi che i più informati avversari della Cina, soprattutto a sinistra, hanno sfoderato dopo il fallimento del piano A, ossia del massacro intenzionale degli studenti sulla piazza. I principali istigatori e allo stesso tempo vittime della violenza per le strade divennero allora i cosiddetti scioperanti (così furono battezzati) sebbene nessuno sciopero fosse in atto. Essi furono i principali responsabili dell’uccisione dei primi soldati arrivati solamente con i manganelli e pressoché disarmati portando così all’escalation dagli avvenimenti. Se diamo uno sguardo alle informazioni sugli arrestati per fatti violenti connessi con dimostrazioni, soprattutto Xhian e Changsha dove vi furono i disordini più violenti abbiamo un altro panorama. Gli studenti (con una sorprendente presenza dei ragazzi delle scuole medie) sono poco meno degli operai ma assieme le due componenti non sono nemmeno maggioritarie. La maggior parte sono disoccupati, vagabondi, contadini, piccoli commercianti. In realtà è tipico della "sinistra radicale" occidentale assimilare tutta questa gente eterogenea agli operai con tanto di "coscienza di classe".

Vediamo cosa scrive un ex liberale cinese assimilato alla sinistra radicale.

Mentre molti lavoratori cinesi potevano essere pronti ad accettare il capitalismo in astratto dalla sua rappresentazione in televisione, in realtà certamente hanno capito dove erano loro interessi materiali. Hanno amato le loro "ciotole di riso di ferro" (cioè, sicurezza del lavoro a vita e di una serie completa dei programmi di welfare) e il loro sostegno iniziale delle manifestazioni studentesche è stato in parte basato sulla convinzione che gli studenti stavano protestare contro la corruzione e la disuguaglianza economica. Tuttavia, una volta politicamente e ideologicamente disarmata, la classe operaia cinese non è stata in grado di agire come una forza politica indipendente per i propri interessi di classe. Al contrario, sono diventati politicamente irrilevanti o costretti a partecipare a un movimento politico il cui massimo obiettivo era diametralmente opposto ai loro interessi. La classe operaia cinese ha imparato una lezione amara, e pagato un duro prezzo di sangue. (Li Minqi 2008).
Cosa c'è di sbagliato o quantomeno di superficiale in questo ragionamento? Il fatto che la classe operaia, come vedremo, avesse migliorato la propria condizione materiale nei dieci anni della riforma, che, di fatto, non aveva eliminato affatto il welfare, che gli organizzatori del "sindacato autonomo" avessero gli stessi obiettivi degli studenti e di numerosi dirigenti aziendali e capitalisti privati: la restaurazione del capitalismo. E infine che gli "operai" che erano nelle strade a contrastare l'Esercito Popolare non erano l'avanguardia bensì la retroguardia della classe operaia. Forse l'avanguardia della classe operaia erano le milizie operaie che a Xhian e Shanghai furono organizzate dal Partito per garantire la sicurezza nelle strade.


Secondo molti analisti tra cui lo storico americano e specialista della Cina, il professor Merle Goldman, gli intellettuali e gli studenti coinvolti nel movimento del 1989 erano 'elitari' nel loro atteggiamento verso i lavoratori nei confronti dei quali ebbero un atteggiamento discriminatorio. Li Minqi scrive:
Come le manifestazioni studentesche sono cresciute, i lavoratori a Pechino hanno cominciato a riversarsi per le strade a sostegno degli studenti, che erano, naturalmente, felici. Tuttavia, essendo uno studente di economia, non ho potuto che vivere questo sostegno con un profondo senso d’ironia. Da un lato, queste erano le persone che noi consideravamo passive, obbedienti, ignoranti, pigre e stupide, ora però ci sostenevano. D'altra parte, poche settimane prima, abbiamo sostenuto il programma "riformatore" che avrebbe chiuso tutte le fabbriche statali lasciando i lavoratori disoccupati. Mi sono chiesto se questi lavoratori sapessero realmente chi stessero sostenendo? Purtroppo, i lavoratori non lo sapevano. (Li Minqi 2008).

I sociologi Andrew G. Walder e Gong Xiaoxia sostengono che gli operai fossero in lotta per il diritto di rappresentanza sul posto di lavoro e per il potere di contrattazione collettiva, e cosi proteggersi dalle conseguenze inevitabili derivate della transizione verso il mercato. Le conseguenze della nuova politica economica erano state un innalzamento dell'inflazione e il progressivo smantellamento della ciotola di ferro piena di riso (ossia quel poco di welfare che poteva offrire un paese molto povero). I riferimenti degli studenti sembravano non essere propriamente gli stessi dei lavoratori giacché il programma di questi ultimi poteva sembrare oggettivamente conservatore.
Gli studenti in realtà da una parte peroravano le riforme e sostenevano l’ala riformista ma erano imbarazzati dal fatto che i nuovi parvenu li avessero superati nella scala sociale. Gli studenti, tutto sommato, intendevano anch’essi esercitare un ruolo conservatore di coscienza critica della società che mal si addice all’accelerazione delle riforme di mercato che essi auspicavano. La loro ricerca della purezza, il non farsi contaminare dalle mere richieste economiche dei lavoratori s’inscrive in questo contesto.


Fin dall'inizio del loro movimento gli studenti hanno compiuto uno sforzo consapevole per mantenere la loro 'purezza', mantenendo il monopolio delle trattative con il governo nel tentativo consapevole di dividerlo al suo interno. Questa ricerca della purezza, era volta a impedire ad altri di entrare all’interno del movimento stesso. Durante l'occupazione della piazza, la ricerca della purezza è stata fisicamente rappresentata da una serie di cerchi concentrici di sicurezza che proteggevano il cerchio interno degli scioperanti della fame e i maggiori leader studenteschi da curiosi e gruppi potenzialmente pericolosi.


Gli attivisti dei lavoratori si lamentarono in seguito dell’elitarismo degli studenti. I picchetti degli studenti cacciarono letteralmente via dalla piazza i “lavoratori delle costruzioni”. Gli studenti non erano disposti ad incontrarsi con loro. Molta gente aveva questo atteggiamento nei confronti dei lavoratori edili provenienti dai villaggi. Sempre secondo un attivista dopo il 29 maggio i lavoratori cercarono di organizzare uno sciopero generale ma non furono sostenuti dagli studenti che si opposero affermando che questo era il loro movimento e i lavoratori dovevano obbedire a loro. Dopo il 28 maggio dice l’attivista non avevamo più simpatia per loro. Gli studenti consideravano rozzi, stupidi e avventati gli operai e incapaci di negoziare e per questo non accettarono di farli partecipare al dialogo con il governo. Scrivono Walder e Gong:
Dal punto di vista del movimento operaio polacco di un decennio prima, il significato politico di gongzilian (i lavoratori del "sindacato autonomo") appare davvero limitato. In una valutazione scritta poco dopo i fatti, abbiamo osservato che gongzilian "erano più il risultato di quel fermento che la causa”. Un movimento che ha approfittato dello spazio politico creato da un movimento di studenti molto più grande, della disunione del governo, e della paralisi conseguente dell'apparato politico del regime. (Walder e Gong Xiaoxia 1993). 
Nonostante che il loro numero fosse rapidamente cresciuto fino a circa 70/80, gli attivisti spesso non identificavano se stessi come 'gongzilian' durante discorsi in piazza almeno fino alla metà di maggio ma sebbene i loro discorsi fossero piuttosto radicali contro il regime comunista, essi dimostravano di avere una scarsa “cultura e una limitata capacità di scrittura (come i loro manifesti e volantini rendevano evidente)” (Walder e Gong Xiaoxia 1993). I temi principali erano di orientamento populista e riguardavano la condanna dello stile di vita privilegiato dei funzionari di alto livello. 

Han Dongfang, feroce anticomunista, emerse come leader dei 'gongzilian'. Egli ha detto di credere nel “libero” mercato e non nel socialismo (Vukovich 2009). Che da sinistra si credesse in simili personaggi appare po’ ingenuo se si tiene presente il sostegno dato al movimento dai manager di alcune aziende statali favorevoli alla privatizzazione. Il Washington Post riportava: "Secondo i diplomatici, il fatto che i lavoratori che protestavano siano stati in grado di utilizzare i camion delle imprese di stato e ottenere facilmente la benzina dimostra che le forze pro-democrazia hanno un sostegno di alto livello." (Kelly 1992)

Al suo apice nella settimana precedente il 4 giugno, il sindacato ha mobilitato circa 150 attivisti impegnati continuamente nella piazza. Ha proclamato uno sciopero generale, ma dal momento che il sindacato non aveva filiali in luoghi di lavoro, è rimasto in gran parte inascoltato. La sua composizione è stata decimata dal salasso degli arresti di giugno. (Walder e Gong Xiaoxia 1993)

La Federazione Autonoma dei Lavoratori di Pechino, aveva parecchi limiti organizzativi. E’ certamente vero che il sindacato è stato un prodotto della paralisi politica causata dalle manifestazioni degli studenti e l'occupazione della piazza. I suoi leader e gli attivisti erano abbastanza raccogliticci. L'organizzazione non ha mai stabilito filiali nei luoghi di lavoro, e quindi non era in grado di coordinare il lavoro dalle fabbriche nei momenti cruciali. I leader studenteschi, fecero ripetuti tentativi di arginare il movimento sindacale. (Walder e Gong Xiaoxia 1993)


Il movimento è cresciuto più rapidamente dopo la proclamazione della legge marziale - proprio nel momento in cui il movimento studentesco ha cominciato a sciogliersi e dividersi svolgendo un ruolo meno decisivo negli eventi. Ha comunque ricevuto aiuti significativi cosa che ha molto allarmato i funzionari governativi. Quando fu lanciata l'operazione di sgombero del 4 giugno, il numero degli studenti e cittadini in piazza era in rapida diminuzione ma rimanevano i più radicalizzati. (Walder e Gong Xiaoxia 1993).

Significativa, tuttavia, è stata la mentalità populista dell'organizzazione. I Gongzilian non erano molto sensibili all’elemento elitario basato sull’atteggiamento morale (la "purezza" ricercata dagli studenti). Non cercavano di influenzare le lotte di fazione all'interno del partito (Walder e Gong Xiaoxia 1993). La loro concezione era di fondare un’organizzazione sindacale indipendente all’interno di un’economia sostanzialmente liberista (ancora da venire e che essi auspicavano a detta del loro leader). Essi pensavano che il socialismo avesse fallito l’obiettivo di migliorare l’economia ed erano favorevoli al libero gioco trade-unionista tra datori di lavoro e lavoratori. In un certo senso si capisce come questo convenisse agli aspiranti capitalisti privati delle aziende statali da cui indubbiamente furono foraggiati. (Walder e Gong Xiaoxia 1993) Essi addirittura finirono con l’essere la punta di diamante della rivoluzione colorata che avrebbe instaurato il capitalismo in Cina sotto il dominio dei nuovi capitalisti legati alle multinazionali.

I lavoratori da essi intervistati da Walder e Gong Xiaoxia ammettono che oltre l’indiscutibile crescita economica si assiste ad un miglioramento del tenore di vita dei lavoratori ma i due sociologi credono che i riformatori tentando di motivare i lavoratori con benefici materiali, premi e punizioni non avessero compreso il bisogno dei lavoratori di essere trattati come cittadini a pieno titolo sul luogo di lavoro (tra l’altro ancora in gran parte statale). In altre parole la piena dignità si sarebbe raggiunta con la libera rappresentanza sindacale e non con i miglioramenti nel livello di vita che non erano affatto peggiorati come si pensa in occidente. Lo stesso Li Minqi afferma: "Negli anni ottanta, in termini di standard di vita materiale, la classe operaia cinese era rimasta relativamente benestante" (Li Minqi 2008). Ilario Fiore afferma che "La punta dell'iceberg è la classe intellettuale, vittima della Riforma, mentre contadini e ope­rai ne sono i massimi beneficiari" (Fiore 1989, p. 14).

Il concetto stesso di "lavoratore" era assai vago, spesso erano in realtà piccoli commercianti e artigiani. Una delle eminenti attiviste sindacali era un ex operaia a Pechino che in seguito aprì un negozio privato di abbigliamento in città (quindi un'imprenditrice) e aveva la responsabilità dei contatti con l’informazione. Mentre altre due studentesse la coadiuvavano.
Il populismo ha fatto sì che alcuni gruppetti 
radicali abbiano visto  negli uomini della CIA 
come Han Dongfang nientemeno che 
l'avanguardia del proletariato.

I "lavoratori" avevano costituito alcuni gruppi paramilitari come il ”Corpo del picchetto dei lavoratori” e le “Brigate che sfidano la morte” per contrastare l’azione della polizia e dell’esercito (Walder e Gong Xiaoxia 1993). Quest'ultimo era un gruppo composto quasi interamente da piccoli imprenditori privati il cui ruolo soprattutto dopo la legge marziale era quello di pattugliare le strade facendo circolare notizie e messaggi. Queste furono le prime a cadere non appena la polizia cominciò a fare sul serio: "Le pattuglie di motociclisti che nelle scorse notti funzionavano da staffette del movimento avevano preso nomi esotici: "Squadra della Guardia di Ferro", "Stormo delle Tigri Volanti", dalla squadriglia del generale ameri­cano che bombardò Tokyo per la prima volta durante la guerra. Passavano di notte in formazione alata sul vialone del centro e sui viali della periferia, dando l'impressione di appartenere a un movimento ben organizzato, un'imma­gine di potenza che in realtà non avevano. Sono state bloc­cate dai servizi di sicurezza per disturbo dell'ordine pub­blico. Undici giovani delle "Tigri Volanti" sono accusati di aver diffuso notizie false e commesso atti illegali davanti a fabbriche e uffici governativi. Le indagini continuano per identificare gli altri, oltre un centinaio" (Fiore 1989, p. 223).


I Gonzillan avevano anche una loro teoria sull’inflazione che sarebbe dovuta al pizzo pagato ai figli dei funzionari sui materiali importati dall’estero e pubblicamente sostenevano nei loro volantini che il livello di vita era calato a causa “dittatura burocratica” ma in realtà nonostante la forte inflazione degli ultimi anni il tenore di vita non era affato diminuito per la maggior parte dei lavoratori, ammettevano i gongzilian intervistati da Walder. Ma ciò su cui insistevano è che mentre il livello di vita dei quadri continuava ad aumentare non era invece così per i lavoratori nonostante le aspettative indotte dai riformatori. Alcuni degli intervistati pensano che il punto di partenza delle riforme dopo l’era maoista fosse buono ma sempre riemergeva il populismo: “Al lavoro ci vado in bicicletta o in macchina?”. Era implicito che il lavoratore ci andasse in biciletta e il funzionario in macchina (Walder e Gong Xiaoxia 1993).
Secondo un attivista i gonzillan erano segretamente ammiratori del Guomintang. Nei discorsi in piazza si diceva che non avendo mia visto il Guomintang non si poteva fare un paragone. Nei discorsi fatti in privato si diceva che il Partito Comunista era talmente buono che si riusciva a mala pensa a mangiare. Polemiche si innestavano anche contro il controllo della nascite dato dato che i figli erano in qualche modo una risorsa per coloro che li facevano in quanto sarebbero stati loro ad occuparsi dei genitori ormai anziani. (Walder e Gong Xiaoxia 1993)
Secondo gli attivisti operai, gli studenti furono trattati molto bene dalla polizia che li aveva arrestati ma poi li ha lasciati andare. Un attivista parla anche di un operaio che aveva nascosto una pistola che venne pestato dalla polizia. I lavoratori si sentivano oggetto di discriminazione e avevano perso la fiducia negli studenti.


Han Dongfang, il Walesa cinese [1] che ha ricevuto il NED's Democracy Award nel 1993- ed è il Direttore del China Labour Bulletin (che è un gruppo che ottiene ampi finanziamenti dal NED) via Asian-American Free Labor Institute, giornalista radiofonico per Radio Free Asia, e membro del comitato direttivo della emanazione del NED World Movement for Democracy (egli è anche ex direttore della emanazione del NED Human Rights in China).


E’ problematico che mentre le maggiori organizzazioni imperiali erano ben conosciute e rinnegate dalla larga comunità progressista, il lavoro dell’Human Rights Watch, in particolare, è ancora pienamente celebrata dalla sinistra, anche se tuttavia i modus operandi dell’organizzazione sono stati delegittimati da scrittori come Edward S. Herman e i suoi legami intimi con l’organizzazione chiave della manipolazione della democrazia, il NED, siano stati ampiamente riconosciuto.


[1] Anche Wuer Kaixi ha dichiarato che gli studenti miravano a fare della loro organizzazione una sorta di Solidarnos (Wuer Kaixi 2004) che divenne il modello dell'organizzazione anticomunista di massa.

Bibliografia

Li Minqi. 2008. The Rise of China and the Demise of the Capitalist World-Economy. London: Pluto Press; New York: Monthly Review Press (November 2008 / January 2009)
Operaie. 2009. “Le operaie e le contraddizioni della Cina contemporeanea.” http://www.icl-fi.org/italiano/spo/72/cina.html..
Wuer Kaixi. 2004. “Witnessing Tiananmen: Student Talks Fail.” BBC NEWS | Asia-Pacific |. http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/3757433.stm.

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Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.