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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

martedì 20 marzo 2012

2.2.7: Alla ricerca della società civile

2. Ancora una primavera. Tienanmen e dintorni 
2.2 Dopo Tienanmen 
"Fuck your crazy American!!!"Scritte anti-americane all'Università di Pechino nel 1999

The West have not had to understand the developing world, because they have the might to not care. 
Martin Jacques 

Vukovich scrive che siccome ogni manifestazione in Cina non può avvenire che a opera dei “nostri” dissidenti, le manifestazioni antioccidentali del 1999 sono state duramente condannate come una regressione rispetto dal 1989. Se la Statua della Libertà riappare, ma ora è rivestita in vernice rosso sangue e avvolta in una svastica (come è avvenuto), allora la società civile deve opporsi ai moti irrazionali dei nazionalisti fanatici, manipolati dallo stato. Questi moti sarebbero solo una breve interruzione nella lunga marcia della Cina verso una società civile e moderna (Vukovich 2009).

"La società civile" rimane il parametro di riferimento. La facile conclusione dei semplificatori è che mentre il movimento dell’89 era reale e spontaneo quello del '99 era apparente e organizzato dal governo. Nella New Left Review che si auto-professa "giornale di punta della sinistra di lingua inglese" le proteste del 1999 vengono archiviate come retorica xenofoba mentre la società civile si stava sviluppando verso una sfera pubblica veramente liberale, cosmopolita e anti-regime.

Dopo la disintegrazione del "socialismo di Stato", prima in Europa orientale e successivamente nella ex Unione Sovietica, spazzato via dal vento di riforma liberale a favore del "libero mercato" e della società civile, gli intellettuali in Occidente hanno dedicato molta attenzione allo studio di una "società civile e sfera pubblica" in Cina. La nascita di una diversa cultura politica in Cina, nel loro calcolo stava emergendo dalla riforma avviata negli anni ’80. Come risultato degli ingenti afflussi provenienti dalla finanza internazionale e della maggiore esposizione alla cultura straniera (leggi occidentale) che in precedenza non conosceva, la società cinese, chiusa ermeticamente, si era finalmente aperta ai nuovi posti di aggregazione quali le discoteche, Karaoke-bar, e i ristoranti Macdonald. Ciò unito alla fascinazione per l'Occidente degli intellettuali liberali e al consumismo come mezzo di comunicazione nuovo per la diffusione dell'individualismo avrebbe portato la Cina sulla scia dell’Occidente. 

Dopo il “movimento per la democrazia” di Tienanmen il tema della società civile-sfera pubblica è diventato dominante tra i ricercatori occidentali con migliaia di articoli, saggi, libri sull’avvenimento. La Cina come già notava un professore dell’Università Nankai di Tianjin, Ge Ouan diventa negli anni ’90 sempre più importante come oggetto di ricerca e gli studi vertevano sull’emergere di una nuova cultura democratica originata dalle riforme economiche degli anni ’80. Questi studiosi vedono nel movimento democratico dell’89 lo sbocco della crescita di una società civile grazie alle riforme di mercato e pensano che tutti i concetti nati in Occidente siano facilmente esportabili in altre culture.

Gli avvenimenti di Tienanmen sono codificati come una carenza della società civile. Si applicano concetti radicati nella storia occidentale ma universalizzati ad una realtà che non si conosce. I cinesi sono visti non semplicemente come controllati ma dominati da uno stato dispotico, totalitario e premoderno. L’onnipresenza dello stato ha inibito lo sviluppo della società civile. Ma se per società civile si intendono associazioni indipendenti di cittadini derivate ad esempio dal commercio e dagli affari allora la Cina ha una lunga storia di gilde. Se si intendono pure le associazioni dei lavoratori, delle donne, le organizzazioni scientifiche, onlus ecc ci sono e sono state promosse per la maggior parte dal Partito Comunista Cinese.

Occorre dire che invece gli studiosi cinesi hanno studiato profondamente la disintegrazione del socialismo nei paesi dell’est. Il "libero mercato" e l"occidentalizzazione della cultura". hanno dimostrato che i sogni di "libertà", "democrazia" e "prosperità", che erano stati promessi dalla cosiddetta società civile sono stati offuscati dalla persistente insicurezza sociale e finanziaria per la grande maggioranza della popolazione, dalla disoccupazione diffusa e dal peggioramento complessivo di tutti gli aspetti della vita in questi paesi. 

La crisi morale, culturale e sociale nella Russia degli anni ’90 che aveva adottato la terapia shock del libero mercato e che ha gettato la società russa in una situazione in cui l'identità nazionale e culturale si trovava seriamente minacciata ha allarmato gli stessi intellettuali cinesi. Quindi non sorprende il fallimento dei dissidenti pro-democrazia che hanno attribuito le loro difficoltà alle differenze in termini di tradizioni storiche, la struttura sociale, a livello economico e delle condizioni naturali, tra la Cina e l'ex "campo socialista". Molti degli stessi intellettuali che un tempo sostenevano l’analogia tra la Cina e l'Europa orientale ora pensano che un cambiamento della struttura politica senza livelli di alta crescita economica è destinata a rivelarsi ancora più disastrosa della situazione della Russia degli anni ’90. Per questo che parecchi in Cina nella stessa intellighentzia hanno una pessima opinione dei cosiddetti “riformisti” filoliberali. Molti giovani vedono nel neoconfucianesimo una difesa contro la denazionalizzazione e la desinizzazione. 

Clement Stubbe Ostregaard, Craig Calhoun e Thomas B. Gold per primi hanno applicato i concetti di "sfera pubblica", "società civile" per fornire una comprensione alterativa del Movimento di Tienanmen del 1989 a Pechino. In un articolo pubblicato immediatamente dopo, Ostregaard, specialista della Cina, ha sostenuto che la società civile che si era sviluppato in Cina da alcuni anni come risultato del processo di riforma economica è riuscita a limitare e a sfidare efficacemente il potere pervasivo del Partito-Stato. Craig Calhoun fu il primo studioso che ha fatto valere la teoria di Habermas dello spazio pubblico/privato sottolineando che la protesta del movimento del 1989 è stato un tentativo di creazione di una sfera pubblica in Cina al di fuori del controllo dello stato. Frederick Wakeman ha respinto questa analisi sostenendo che per Habermas come per Marx l'emergere dello "spazio pubblico" è una sfera della comunicazione per proteggere la società civile contro lo Stato strettamente collegato ad un forte potere della borghesia. Quindi questo concetto si è affermato in un contesto storico particolare e solo diventando teleologia può essere applicato al caso cinese che per altro non spiega in modo soddisfacente (Adlakha 1998). 

Nonostante questi forti riserve teoriche, è sorprendente come la popolarità dell'argomento della società civile ha ripreso un ulteriore impulso da una serie di nuovi progetti dagli storici sociali, in particolare in America, che in precedenza avevano sottolineato le basi tradizionali della società civile e della sfera pubblica in Cina. Questa nuova generazione di storici sociali nei primi anni ’80 hanno iniziato a rintracciare le radici della società civile nell’età tardo imperiale o, come preferiscono chiamarla, pre-moderna della Cina. Tra questi studiosi ci sono David Strand, K. Martin Whyte, William T. Rowe, Maria Backus Rankin e Prasenjit Duara. Secondo questi studiosi, una distinta società civile pre-moderna è esistita tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del XX secolo la Cina, sotto forma di gruppi di imprese e associazioni di volontariato, le gilde, associazioni di quartiere, i clan e il lignaggio, associazioni di cognome, e gruppi religiosi nella forma di società del tempio, culti di divinità, i monasteri e le società segrete. Forse il più importante fenomeno comune a queste organizzazioni è che si sono formate al di fuori, o indipendentemente dallo stato. 

Senza dubbio, lo scopo di questi studi era quello di sottolineare lo stretto legame tra uno spazio pubblico autonomo presente nel periodo tardo della dinastia Qing e l'inizio della repubblica Cina e la ricomparsa di questi elementi incipienti in organizzazioni semi-ufficiali, imprese semi-autonoma di business all'interno della proprietà collettiva, in alcuni interstizi apertisi con le riforme di mercato. La Stone Corporation , l'Istituto per lo studio dello sviluppo dell’Economia agraria, e l'Istituto per lo Studio delle riforme nella Struttura economica, ecc, sono alcune di queste organizzazioni semi-ufficiali e semi-ONG che erano attivamente dietro le dimostrazioni degli studenti nel 1989, riconosciute come strumenti per far "rivivere" la sfera privata habermasiana. 

Il problema è che si equipara il movimento dell’89 all’espressione della Società Civile come mai allora non lo si fa con il muro della democrazia del 1976 oppure con la Rivoluzione Culturale? Il problema della teoria della sfera pubblica-privata di Habermas concepito fuori di un determinato contesto storico perde la sua rilevanza soprattutto quando applicato alla Cina 

Se qualsiasi forma di protesta pubblica contro lo Stato prima del 1989 in Cina ha a che fare con la società civile o la sfera pubblica, allora rientra in questo contesto anche il movimento del 1976. Se una protesta di massa pubblica diretta contro lo Stato "autoritario", o contro una brutale cricca repressiva al potere può essere considerato come parte di una cultura della società civile allora anche la Rivoluzione Culturale aveva alcuni elementi indipendenti, una cultura autonoma della protesta pubblica. E 'in questo senso, si potrebbe argomentare, la teoria della sfera pubblica o privata di Habermas concepita fuori di un determinato contesto storico perde la sua rilevanza quando applicata alla Cina, come è stato il caso dei ricercatori occidentali impegnati nell'interpretare la "cultura politica" della Cina contemporanea. 

Milioni di cinesi hanno dovuto vivere in condizioni di austerità e, indipendentemente che nel PCC è stato seguito il criterio dell "politica oppure dell’economia al comando, nella prima fase, l'instabilità sociale è stata causata da errori politici di ultra-sinistra, mentre nella seconda fase che è ancora in corso, è il rapido ritmo di liberalizzazione e di sviluppo economico che sono la causa dell’instabilità sociale. Se i decenni pre-riforma sono stati politicamente catastrofici, il successivo periodo post-Mao hanno visto la grande divaricazione dei redditi urbani e rurali. 

Nella prima fase è stata la parte urbana della popolazione che è stata costretta a vivere una vita sradicata a causa della migrazione organizzata nelle aree rurali. Ora è il turno di milioni di cinesi delle zone rurale che emigrano nelle città per offrire il loro lavoro a buon mercato. Sembrava ad alcuni osservatori che le forze di mercato fossero riuscite ad allontanare la Cina dal marxismo, incamminandosi verso una cultura politica simile a quella occidentale, ovvero la democrazia borghese liberale, la società civile e i diritti umani. Per qualche tempo, l'élite politico occidentale era speranzosa di fronte ad una leadership riformista liberal-democratica cinese. Molti pensavano di fare affari con una Cina non più governata dal PCC. Si sperava che con la morte di Deng i leader moderati avrebbero ceduto alla richiesta di riforme politiche. Tale speranza è andata delusa quando Deng è morto all'inizio del 1997, e la leadership è stata presa da Jiang Zemin (considerato un sostenitore della linea dura). L'ottimismo occidentale per la Cina della "modernizzazione" nell'era post-Jiang, è puntualmente andato deluso. 

Per riassumere, vediamo che gli studiosi occidentali mainstream della Cina cercano di screditare il PCC per l'insistenza sulla stabilità piuttosto che sulle audaci riforme politiche suggerite da loro stessi. La loro convinzione circa la crescente domanda cinese per la democratizzazione si è rivelata un errore. Il pensiero dominante in Cina mette in dubbio che il pluralismo politico e la democrazia multi-partitica siano questioni cruciali e urgenti per il paese. I commentatori cinesi credono che il paese stia attraversando una fase di transizione, e sia quindi alle prese con problemi di corruzione, la criminalità, disparità di redditi e modifiche istituzionale, ecc Un nuovo contesto richiederà tempo. La Cina viaggia lungo il terreno incerto della costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi. Ma per descrivere questi sforzi come "crisi della fede nella ideologia esistente" o come "morte del marxismo in Cina" sarebbe un grosso errore. Si deve dare il beneficio del dubbio alla classe dirigente cinese dandogli il tempo per intercettare la corrente principale dell’evoluzione del mondo. Se la Cina può tracciare un sentiero nuovo e mostrare una formula migliore per la trasformazione socio-politico di quanto l'Occidente ha imposto ai paesi del Terzo Mondo, sarà la benvenuta. 

Nonostante le diverse tradizioni culturali della Cina, una volta che sia totalmente immersa nella globalizzazione potrebbe non essere in grado di mantenere una identità totalmente separata se il resto del mondo, o la maggior parte delle nazioni, siano inclini ad adottare un modello di "società civile" anche se ci sarà unità nella diversità nella loro sperimentazione. In altre parole, l'armonia tra lo Stato, la collettività e l'individuo sarà regolata da una norma più o meno uniforme in cui il mondo futuro attua le sinergie inter-culturali. Se nell'esperimento cinese si può trovare qualcosa di superiore al modello occidentale, molti paesi del terzo mondo ne seguiranno l'esempio, e a sua volta ciò costringerà i sociologi occidentali ad accordare un riconoscimento ufficiale al "modello cinese" e modificare le loro teorie sull'evoluzione della “modernizzazione”. Se non sarà così la Cina dovrà conformarsi alla tendenza socio-politica maggioritaria, o si acuiranno le contraddizioni tra il sistema di governo e alcuni soggetti sociali. E' incoraggiante il fatto che sempre più sociologi in Cina stanno mostrando un crescente interesse per la comprensione del ruolo cruciale del governo in una società che sta trasformandosi da una tradizionale società rurale in una moderna nazione industriale. 

Il dibattito in Cina verteva negli anni ’80 sull’etimologia di "Burgerliche Gesellschaft" e si è discusso su cosa volesse significate il termine originale tedesco presente sia in Habermas che in Marx. Il ricercatore Shen Yue pensa che la "società dei cittadini" (Burger può essere interpretato sia come cittadino che come borghese) non si riferisse alla borghesia ma complessivamente alla popolazione della città, borghesia e proletariato intese dal punto di vista economico. L’articolo pubblicato poi sul Renmin Ribao ha assunto i crismi dell’ufficialità. Yu Keping, ricercatore del centro di traduzione del PCC ha anche evocato letteralmente "la società socialista di cittadini" (come marchio socialista della società civile). Ciò spinge verso una commistione tra l’elemento socialista e quello liberale. Lo stesso termine di società civile è difficilmente traducibile in cinese sebbene sia diventato popolare nelle discussioni tra le elites universitarie. Jurgen Habermas fondatore della "teoria della comunicazione" e la teoria dello spazio pubblico e privato nel 1960, non è ancora stato tradotto in cinese negli anni ‘90 (Adlakha 1998). 

Pochi sono stati i ricercatori che hanno accolto l’indirizzo di ricerca sulla “società civile” che comunque non ha avuto un’accoglienza entusiastica. Solo qualche dissidente all’estero sull’onda della Dea della democrazia ha seguito questo indirizzo. Si è analizzato questo concetto in rapporto alle ex tigri asiatiche e la maggior parte ha respinto l’idea sull’emergenza della società civile in Cina.. I co-autori di un articolo sull'argomento Deng Zhenglai e Jing Yuejin, analizzano la dicotomia hegeliana Stato/società e sostengono la tesi che la società è subordinata allo stato. Lo Stato deve riconoscere una società civile indipendente, fornire garanzie istituzionali e giuridiche e un campo legittimo d'azione per essa. Ma lo Stato dovrebbe necessariamente intervenire per la sua regolamentazione. Tuttavia, Deng e Jing, non affrontano il problema di come la "società civile" deve essere considerata oggi nel contesto della Cina. Ad esempio, in una società economicamente arretrata come la Cina, la società civile deve essere creata dall'alto, dallo Stato o diventa una una sfida allo Stato dal basso? 

Con la fine della colonizzazione due modelli si sono contesi la supremazia sulle ex colonie. Quello liberale e quello socialista di tipo sovietico che si sono rivelati inadatti. Ma molti in Occidente hanno prescritto alle elites dei paesi ex coloniali le loro formule politiche economiche che però hanno portato all'aumento dei disoccupati, della povertà, della criminalità istituzionalizzata e della corruzione. Coloro che hanno optato per il socialismo "sovietico" hanno avuto alcuni successi iniziali poi le loro pur positive proposte di alleviare la miseria si sono scontrate con una scarsa risposta degli organismi internazionali (WB, WTO ecc) e la scarsa capacità di aiuto finanziario da parte dell’URSS e dei paesi socialisti che prendevano anche essi a prestito dall’Occidente. Inoltre non c’era un modello davvero funzionante di socialismo che avesse protratto i suoi successi nel tempo. Con la caduta dei paesi socialisti l’Occidente ha preteso che ci fosse un solo modello della modernità. Ma non esiste un modello universalmente valido indipendentemente dalle specificità culturali, storiche, sociali e dunque si deve cercare una strada che sia compatibile con la propria realtà. Questo è quando avevano in mente i cinesi quando hanno deciso per la radicale, audace e pragmatica ristrutturazione nel 1978. 

Le stesse proteste dell’89 sarebbero state condannate dalla cultura cinese. Per Elizabeth Perry comunque gli studenti erano tradizionalisti e avevano un concetto di società non moderno avendo posto l’accento sul moralismo, sulla petizione di tipo feudale oltre a tendenze stato-centriche chiedendo di essere riconosciuti per deferenza all’autorità dello stato. Gli studenti erano in altre parole confuciani loro stessi nonostante il notevole affascinamento dell’Occidente. 

Un altro aspetto del movimento verso una più sensibile inclusiva governance è il sempre maggiore spazio per i cittadini per articolare i punti di vista, esprimere interessi, e formare organizzazioni a vari gradi di indipendenza dal governo. Fin dalla metà degli anni ’80, differenti tipi di organizzazioni non governative come organizzazioni di donne, associazioni di commercio, club di scacchi, società accademiche, associazioni professionali e network hanno proliferato. Sebbene sulla scia dell’89 venisse imposta la registrazione e ci sia stato un giro di vite sui gruppi percepiti come pericolosi, il campo delle organizzazioni non governative a ha continuato a a svilupparsi. La preparazione della Quarta Conferenza delle Donne a Pechino nel 1995 in particolare da una spinta allo sviluppo dei gruppi femminili in Cina e promuove un ambiente migliore in cui altri gruppi possono fiorire.(Howell 2006). Sinologi come Vivienne Shue hanno sottolineato come la società cinese sia molto meno controllata di quanto appaia ai sinologi. Yu Keping, un ricercatore che si è interessato all'argomento, sottolinea che secondo le statistiche del Ministero degli Affari Civili, nel giugno del 2007 c'erano 35,7 milioni di organizzazioni non governative in Cina, inclusi 1193 gruppi sociali, 162.000 unità private onlus e 1193 Fondazioni. Le stime dei ricercatori sono al di sopra di questi numeri. Secondo l'Istituto delle Organizzazioni Non-governative dell'Università Tsinghua ci sono circa 2 milioni di organizzazioni sociali e per le più alte stime addirittura 8 milioni (Han Lixin 2009).
Bibliografia
Adlakha, Hemant. 1998. Towards an Understanding of Socialism with Chinese Characteristics, Gyan Publishing House. http://www.ignca.nic.in/ks_41021.htm.
Howell, Jude 2006. New Democratic Trends in China? Reforming The All-China Federation of Trade Unions, IDS WORKING PAPER 263, Institute of Development Studies at the University of Sussex Brighton, Marzo 2006
Vukovich, Daniel F. 2009. “Uncivil Society, or, Orientalism and Tiananmen, 1989.”



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Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.